I migranti deceduti sul lavoro sono morti di serie B?


Nei giorni scorsi abbiamo letto di alcuni arresti per la morte della bracciante costretta a lavorare sotto il sole a ritmi insostenibili, bracciante pagata una miseria.

Che la semischiavitu' e il caporalato siano realtà lavorative dei nostri giorni non è certo una scoperta, il sindacato e la società civile se ne sono accorti con anni di ritardo, la drammatica condizione di vita dei braccianti impiegati nella raccolta riguarda non solo nelle regioni del Sud ma gran parte del paese. Anche nel centro Italia ci sono situazioni drammatiche, nella stessa Toscana non mancano casi di paghe irrisorie (4\5 euro all'ora) , di giornate lavorative di 10\12 ore e la presenza di caporali.

Oggi apprendiamo della morte dei due braccianti, Mahamadou Konaté e Nouhou Doumbouya, vittime di un incendio doloso in una delle tante baraccopoli (approfondisci la notizia..http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/03/foggia-incendio-in-una-baraccopoli-trovati-morti-due-migranti-del-mali-non-si-esclude-matrice-dolosa/3428555/)

Le baraccopoli vanno sgomberate dicono amministratori locali e regionali perchè non presentano requisiti igienici adeguati, fogne a cielo aperto e un degrado che preoccupa l'opinione pubblica.

Che si viva in condizione di estrema miseria e povertà è risaputa ma quale alternativa offrono le istituzioni a un ramificato sistema ccostruito sulla miseria, sul ricatto, sull'intensivo sfruttamento lavorativo e sociale ?

Sgomberare i campi o le baraccopoli, combattere l'emergenza sanitaria senza mai offire alternative valide e dignitose, senza combattere concretamente quel sistema di sfruttamento di cui le deportazioni, l'assenza di bagni, della stessa acqua potabile sono solo la faccia esteriore di un problema ben piu' grande.

Il sistema su cui si poggia il lavoro dei braccianti è la vera causa da combattere, le politiche fallimentari della Giunta Emiliano (alternativa di Renzi nel Pd?) sono palesi visto che all'ordine del giorno non ci sono soluzioni abitative e lavorative dignitose per una forza lavoro migrante disposta a farsi sfruttare 10 ore per 25 euro.

In mezzo a questi migranti da qualche tempo non è difficile trovare anche italiani, magari non vivranno nelle tende o nelle baracche ma la forza lavoro da sfruttare senza dignità e in condizioni di semischiavitu' si è allargata e annovera nelle sue fila anche autoctoni di bassa scolarizzazione espulsi dal ciclo produttivo o dallo stesso mai accolti

La ennesima strage ci ricorda l'ipocrisia con la quale si affronta a sinistra il disagio sociale, rimuovendo alla vista della opinione pubblica il campo o la baracca ma senza mai affrontare il problema di fondo: lo sfruttamento crescente, la condizione di estrema miseria che rende ricattabili tanti uomini e donne. E da qui bisogna ripartire

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