Il business delle assicurazioni in sanità ed enti locali

La legge di riforma della responsabilità sanitaria (la n.24 dell’8 marzo 2017) disciplina il percorso per l'azione civile e penale in caso di un errore clinico, una azione che sovente si scontra con il risarcimento dei danni

Intanto vediamo quali sono i cambiamenti piu' rilevanti

Partiamo da un paziente che voglia intentare una causa perché vittima di un errore medico, chiedere i danni e rivalersi in sedie giudiziaria.

L’articolo 7 riporta ad una diretta responsabilità dell’operatore sanitario (di tipo extracontrattuale) e quella della struttura (contrattuale), una differenza di non poco conto che alla fine incide anche in sede di giudizio sull'onere della prova da portare.

La cosiddetta responsabilità contrattuale favorisce l’onere della prova del paziente che potrà limitarsi a giudicare inadempiente l’azienda per i danni conseguiti ; poi abbiamo anche la cosiddetta responsabilità extracontrattuale che rimanda all'articolo 2043 del Codice civile. Sarà dunque possibile intentare causa al medico che opera intramoenia ma sarà necessario provare anche la colpa specifica del sanitario dimostrando la connessione tra errore del medico e il danno riportato dal paziente.

Fin qui abbiamo trattato di questioni legali non sempre facili da comprendere e ancor piu' difficili da spiegare soprattutto da parte di chi non è un esperto di legge, resta il fatto che questa legge aiuta nell' intentare una azione risarcitoria verso verso la sola struttura sanitaria (con l'allungamento dei tempi di prescrizione a 10 anni) e allo stesso tempo citare in giudizio un sanitario ma a questo punto entrano in gioco le assicurazioni e le loro coperture.

Di sicuro il danneggiato prima di avere dei soldi dovrà prima avviare un contenzioso e ancor prima esperire a un tentativo di conciliazione, una sorta di accordo tra le parti extragiudiziario, e in caso di insuccesso l'avvocato della vittima avrà 90 giorni per intentare una causa

L’articolo 12 della riforma permette alla vittima di citare in giudizio direttamente l’assicuratore che rappresenta indistintamente un libero professionista o una azienda sanitaria, insomma in questo modo le assicurazioni chiariscono subito di essere loro la controparte e non l'operatore sanitario e se da una parte il medico è in qualche maniera tutelato, dall'altra il paziente dovrà vedersela con uno stuolo di avvocati che le compagnie assicurative non avranno difficoltà a presentare.

L'azione di rivalsa della struttura sull'operatore sanitario poi è sottoposta ad alcuni vincoli, potrà avvenire solo in caso di dolo e colpa grave del sanitario e comunque solo dopo che l’azienda abbia già risarcito il danno o con un accordo o dopo sentenza e la eventuale richiesta di risarcimento non supererà il triplo del reddito lordo annuale.

Di sicuro entrano in giudizio anche gli assicurati in una sorta di responsabilità solidale.

Meglio di noi altri esamineranno il contenuto di questa legge, sono migliaia di casi di cattiva sanità della quale fanno le spese i pazienti. Ma la mala sanità non è solo figlia di corruzioni e di incapacità professionali ma di un sistema che ormai non mette piu' al centro della sua azione il paziente.

La permanenza in ospedale ha un costo che in certi casi le aziende ospedaliere non possono permettersi causa i tagli, i primari e i medici ben presto saranno anche valutati in base a quanto fanno spendere alle loro strutture, la professionalità, la capacità, l'attenzione per la ricerca e la cura dei pazienti diventano assolutamente secondari rispetto ai vincoli di bilancio

A tutto cio' poi bisogna aggiungere ben altro, dalla spending review che colpisce gli appalti, al mancato turn over, ai carichi di lavoro, a un'età sempre piu' avanzata degli operatori sanitari, tutti fattori che incidono non poco sulla qualità della cura e della prestazione in un ambiente di lavoro sottoposto a orari impossibili e a carichi di lavoro in aumento. Sono situazioni tali da far crescere la probabilità statistica dell'errore umano che per essere evitato sarebbe sufficiente assumere nuovo personale, accordare una pensione anticipata (a parità di contributi) per i lavori piu' gravosi e stressanti.

Quando è in gioco la nostra salute e sicurezza le questioni di bilancio dovrebbero passare in secondo piano.

Non è casuale poi che aziende sanitarie ed enti locali si affidino ormai a onerose assicurazioni, a un servizio di brokeraggio attorno a cui si muovono colossali interessi finanziari.

Negli enti locali i dirigenti sono garantiti da una copertura assicurativa che con i loro stipendi possono permettersi, ma tutti gli altri dipendenti? In caso di rivalsa della Corte dei Conti per molti di loro sono stati dolori, ipotecata la casa o la liquidazione, costretti ad indebitarsi per anni.

Siamo ormai dentro un ginepraio tra pazienti mal curati , che legittimamente rivendicano giustizia e risarcimenti, lavoratrici degli appalti abbandonati ai loro salari da fame, operatori sanitari vessati e stressati, logiche speculative tra pareggio di bilancio e riduzione di spesa delle aziende sanitarie; sullo sfondo una guerra tra assicurazioni per proporre pacchetti assicurativi ad aziende pubbliche per le quali ormai la priorità non è garantire il migliore dei servizi possibile ai cittadini ma solo proteggersi da cause risarcitorie

Altro che sanità bene comune.

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