Salari rubati dietro alla apertura delle mura di Pisa

Giornate di aperture straordinarie per un ordinario sfruttamento

Il “giro delle mura storiche”, attualmente fiore all'occhiello delle attrazioni turistiche pisane, è reso possibile, fin dalla sua inaugurazione, solo attraverso l'impiego di lavoro non retribuito, che coinvolge circa 200 “volontari”.
Una scelta che si colloca a pieno nell'ambito della progressiva precarizzazione degli inquadramenti contrattuali che, dal tempo determinato al voucher giornaliero, ha condotto inesorabilmente verso il lavoro gratuito, un sistema che ci viene narrato come imposto dalla recrudescenza della crisi economica, mentre si tratta di uno strumento per far crescere i profitti abbattendo i costi della manodopera. La retorica attorno al lavoro volontario si erge su un senso comune ormai strutturato:«la mancanza risorse economiche ce lo impone», ci dicono gli amministratori;«meglio lavorare gratis oggi, magari poi mi fanno un contratto», si sente ancora troppo spesso dire da chi lavora gratuitamente, tenuto in pugno dalla promessa che, una volta terminata la “gavetta”, il periodo di “formazione e specializzazione”, lo “stage”, il curriculum risulti arricchito da quell'esperienza e chissà che non si profili un futuro di lavoro regolare. Nessuno vuole certo togliere valore al volontariato, a partire dalle nostre stesse attività, condotte interamente a titolo volontario, ma esso non può sostituire quello che le amministrazioni non riescono a realizzare, non per mancanza di risorse, ma secondo una volontà politica.

Il mondo dei beni culturali è sicuramente uno dei più vessati dai tagli (anche se per "restaurare" le mura di Pisa si sono spesi circa 10 milioni di euro) e questo rende difficoltosa la fruibilità del nostro patrimonio artistico, ma non può essere certo il lavoro non retribuito l'unica alternativa. Inoltre, ci domandiamo quale sia la sorte della gestione delle aperture delle mura medievali, visto che dietro la propaganda dell'amministrazione comunale sul patrimonio storico-artistico della città si celano bandi per la gestione andati deserti, e progressivamente ridefiniti “al massimo ribasso”.

Per quanto ancora si dovrà far uso di personale volontario per rendere possibile la passeggiata? E quali saranno i futuri termini di fruizione, una volta che il percorso verrà gestito da un soggetto privato? Nel caso specifico delle mura, entra in gioco anche una tipologia particolare di lavoro gratuito, ovvero quello che viene proposto ai richiedenti asilo ospiti nelle strutture d'accoglienza: a Pisa, come in molte altre città, ci siamo, per così dire, portati avanti rispetto alla proposta di legge del Ministro Minniti circa l'obbligatorietà del lavoro gratuito per i profughi, come se dovessero in qualche modo ripagare l'accoglienza ricevuta, come se i diritti fossero una qualunque merce di scambio.

Ci troviamo di fronte a un circuito che invece di essere basato sull'obiettivo dell'autonomia del richiedente asilo, in senso lavorativo e abitativo, cerca e cercherà sempre più di sfruttarne la presenza - sulla cui volontarietà sarebbe lecito quanto meno vigilare, senza appiattirsi sullo stereotipo del profugo-vittima - e la manodopera non retribuita. E' un “gioco a dividere” perpetrato sulla pelle dei richiedenti asilo, verso i quali si scaglia con ancora più violenza l'accusa di «rubare il lavoro agli italiani», mentre la verità è che, nelle circostanze che abbiamo ricordato, di lavoro, quello vero, tutelato e dignitosamente retribuito, non se ne parla, per nessuno.

Progetto Rebeldìa
Associazione Africa insieme
Scuola Mondo San giuliano
Ass. Culturale Artiglio
Mi riconosci? Sono un Professionista dei beni culturali.
Il Nodo-Collettivo politico pisano
Delegati e lavoratori indipendenti

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