Il liberalismo e la guerra

 riceviamo e pubblichiamo 

Sabato 18 giugno il Corriere della Serra intervista Michael Walzer, famoso filosofo politico statunitense, sulla guerra in corso in Ucraina. Walzer, identificabile nel campo ondivago del liberalismo, con movimenti altalenanti verso destra e/o sinistra, riesce a stupirci. Quello che sorprende in pensatori come Walzer, ondivaghi e liberali, è la noncuranza con la quale mettono in un cassetto tragedie che hanno avuto per soggetto risolutivo il loro Pase, gli USA. 


Ecco un passaggio dell’intervista, dopo aver detto che Putin non ha capito che il mondo bipolare è finito, quel mondo che aveva come attori l’URSS e gli USA del passato: “E noi americano abbiamo imparato le lezioni della storia. Voglio dire: in Cile hanno appena eletto un presidente che certamente non è un amico degli Stati Uniti. Ma qui nessuno si sogna di sostenere un colpo di stato per rovesciarlo, come avvenne con Salvador Allende nel 1973.”


 Con poche parole afferma bellante alcune verità, come tali erano parse chiare subito, allora, alla sinistra di classe a livello internazionale: un colpo di stato in Cile sotto lo sguardo amico degli USA; si dimentica, Walzer, tanto per fare un esempio, i venti anni circa di presenza degli USA in Afghanistan, da poco conclusi; la non volontà di operare in modalità golpista oggi in Cile, a detta sua, ma potremmo dire lo stesso per altre parti del mondo? come definire allora ciò che accadde a Kiev nel 2014? una ripetizione del Cile? forse Walzer ce lo dirà tra qualche decennio? cosa impossibile data l’età dello  stesso, ora 87enne. 


Ben poco per un intellettuale osannato e conosciuto a livello mondiale. Più avanti nega la voglia di superiorità degli USA che Biden ripete appena può, come gli ricorda l’intervistatore. Risposta: va tutto bene, Biden tiene uniti tutti gli alleati. Insomma, tutto per il meglio. Ed è veramente paradossale per un filosofo non tenere conto della storia e del passato per leggere in modo centrato il presente. Come la chiusa. 


Da sponde opposte Henry Kissinger e Noam Chomsky pensano che una soluzione sarà possibile solo alla luce di una diversa disposizione dei confini dell’Ucraina, la domanda finale. Insomma, per dirla chiaramente: il passaggio di una parte del territorio ucraino alla Russia in cambio di assicurazioni sul resto dello Paese. Più o meno questo. Questa possibilità, all’orizzonte, per sanare questa situazione non viene presa in considerazione perché la leadership ucraina non vuole. Bene: ma allora la stessa leadership, con altri attori, è  il caso di dire, ha accettato tranquillamente il colpo di mano del 2014; ha accettato di non rispettare accordi presi nel passato con la Russia; ha accettato di giocare d’azzardo con la Nato e con la presenza di consiglieri militarie e politici di altri stati sul suo territorio; ha accettato di svolgere una guerra, dal 2014, con alcune provincie (Donbass) ucraine, guerra intestina; ha accettato la presenza di organizzazioni militari e politiche di destra estrema sul suo territorio.


Ora è semplice giocare il presente contro qualsiasi tentativo di studio analitico del passato. Il presente, gravato da un’aggressione armata esterna, mette al riparo tutta l’analisi sul passato prossimo almeno, da qualsiasi peccato. Insomma, costruire la catastrofe e poi lamentarsi che avvenga è un gioco che un intellettuale con gli strumenti per capire queste situazioni, dovrebbe ben specificare. 



Invece nulla. Anche Walzer ci propina la solita zuppa dei buoni contro i cattivi, in questo caso di prese di coscienza contra incoscienti che vivono nel passato. Infatti, il titolo dell’intervista è riferendosi a Putin: “Ha ancora in mente il mondo del passato. Vuole solo spartirsi le sfere di influenza.” Veramente ridicolo da parte di chi dice di capirci un poco di geopolitica. 


E veramente pare che l’intervistatore, in questo caso capisca di più dell’intervistato.

 

Tiziano Tussi

 

Commenti