La Ue e il salario minimo

Parliamo della direttiva Ue per “un equo salario minimo” che non determina una misura analoga per ogni paese, il salario minimo continuerà ad essere diverso da paese a paese permanendo differenze economiche retributive e senza correggere quella tendenza al ribasso che ha colpito alcuni paesi, ad esempio il nostro.

Il salario minimo dovrebbe rappresentare l'inizio di una forte rivendicazione salariale destinata ad accrescere i salari e il potere di acquisto, nella realtà per abbattere povertà e disuguaglianze salariali servirebbe anche ben altro ossia un sistema fiscale diverso con tante aliquote e una tassazione maggiore per i redditi elevati.

La direttiva (file:///C:/Users/famig/Downloads/Consultation_fair_minimum_wages.pdf%20(1).pdf)  parla di un accordo a livello comunitario su “un equo salario minimo”. sapendo che il salario minimo non sarà uguale in tutti paesi; si trova un accordo di massima lasciando campo libero ad ogni nazione di decidere l'importo lasciando ampio spazio ai contratti collettivi molti dei quali prevedono paghe orarie assai basse.

Cosa non va allora?

Intanto cosa si intenda per soglia di povertà, ossia il 60 per cento del reddito familiare mediano disponibile sapendo che molti lavoratori con contratti a tempo indeterminato risultano già poveri e indebitati.

Non si guarda al sistema fiscale che con l'abbattimento delle aliquote ha favorito i redditi elevati

Non si mette mano ai contratti nazionali al ribasso con paghe orarie irrisorie

L'intervento comunitario non intende quindi abbattere le vere cause delle disuguaglianze che sono anche causate dai meccanismi contrattuali e salariali vigenti  e non esiste certezza alcuna che il salario minimo sia applicato alla totalità della forza lavoro con le immancabile scappatoie e deroghe. 

Per qualcuno è già un successo passare dalla “moderazione salariale” ai “salari equi” , per noi resta pur sempre una conquista, il salario minimo, che tuttavia dovrebbe essere uguale in tutti i paesi e soprattutto il grimaldello con cui scardinare le politiche che hanno ribassato il potere di acquisto dei nostri salari

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