Anzianità o merito? I luoghi comuni sulla Pubblica amministrazione

 «Il merito resta un valore irrinunciabile, non basta solo l'anzianità» lo dice il ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo. 



Veniamo da anni di retorica meritocratica, di ciclo della performance funzionale a distribuire parti del salario in maniera tanto diseguale quanto discrezionale, di valutazioni poco oggettive a determinare poche possibilità di carriera.

Quali sono stati i risultati della meritocrazia? Pessimi e senza aggiungere professionalità e competenze alla Pubblica amministrazione, alimentando invece una assurda competizione per spartirsi parti di salario legate alla produttività.

L'idea del Ministro di attribuire le aree di elevata qualificazione ai giovani mette in conflitto giovani e vecchi a prescindere per altro dalle competenze acquisite e dalle capacità individuali.

Non siamo per altro davanti a scatti automatici di carriera, le progressioni sono sempre precedute da procedure selettive , il problema è invece ben altro ossia quello di mettere gli enti pubblici davanti alla scelta di assumere o in alternativa di procedere con le progressioni verticali.

Da anni ormai le stesse progressioni orizzontali sono fortemente limitate e il loro finanziamento riduce l'ammontare del fondo della produttività. Noi invece siamo stati sempre convinti della necessità di una quattordicesima mensilità nella Pa come accade in tanti comparti del Privato ma questa decisione andrebbe a rompere l'architettura della contrattazione di secondo livello con le Rsu prive di potere reale di contrattazione su materie rilevanti

Molti giovani oggi scelgono di non partecipare ai concorsi pubblici perchè gli stipendi della Pa sono da tempo inferiori a quelli privati, non dimentichiamo il blocco della contrattazione per 9 anni che ha ridotto ai minimi termini gli organici, i pensionamenti che superano le nuove assunzioni e il progressivo invecchiamento della forza lavoro divenuta la più vecchia dei paesi Ue.

Il merito resta  un valore irrinunciabile per il Ministro ma è proprio la meritocrazia la causa di tanti problemi che affliggono la Pa. 

Le progressioni verticali a prescindere dal titolo di studio riguarderanno una parte irrisoria della forza lavoro finanziandole con la miseria dello 0,55% del monte salari, con i tetti di spesa che ancora impediscono un pieno turn over.

In tantissimi casi i  3,2 milioni di donne e uomini della Pa  devono raggiungere degli obiettivi astratti definiti senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati , calati dall'alto e funzionali agli obiettivi dirigenziali che a loro volta vengono definiti, almeno negli Enti locali, dalle Amministrazioni su misura e in funzione dei programmi di Mandato dei Sindaci.

Si parla di formazione ma oggi nei contratti non esiste alcuna percentuale obbligata di spesa per questa voce, la formazione sovente si fa a proprie spese e nel nostro tempo libero, non si investe in strumenti di lavoro, si persevera in logiche vecchie e obsolete. Anche il portale della formazione per tutti coloro che lavorano nella Pa è stato un fallimento.

E sugli enti locali si scarica la realizzazione degli interventi legati al Pnrr con assunzioni a tempo determinato ma ben pochi investimenti in strumenti e formazione. 

Questa è la realtà taciuta dal ministro che non spende una parola sui due anni di ritardo nella sottoscrizione dei contratti che dovrebbero prevedere aumenti non inferiori all'8 per cento stando almeno ai dati Istat sulla perdita di potere di acquisto. Veniamo da anni di contratti al ribasso, siglati con anni di ritardo e la miseria della indennità di vacanza contrattuale che va poi detratta dai futuri aumenti,

Anni di tagli, di moderazione salariale, di mancate assunzioni e di aumento dei carichi di lavoro hanno sancito la perdita occupazionale, salariale e di efficienza dei servizi pubblici, questa è la realtà taciuta dal Governo.

 a cura della Cub Pa di Pisa

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