Se le Banche tengono il cappio al collo dello Stato

 Un quarto del debito pubblico italiano è nelle mani degli istituti di credito, di conseguenza non possiamo aspettarci decisioni radicali da parte del Governo dentro il quale ci sono componenti che tendono ad affievolire il già esiguo prelievo degli extraprofitti escludendo riducendo il numero delle Banche interessate.



Un quarto del debito pubblico italiano è nel portafoglio degli Istituti di credito e dai fondi e dalle sgr da loro controllati.

SGR ossia “Società di Gestione del Risparmio”, sono  promosse da banche, assicurazioni, grandi società finanziarie. Le Sgr creano i fondi comuni di investimento e gestiscono i soldi loro affidati da risparmiatori e società. Tra i possessori del debito si ritrovano anche alcuni Fondi pensioni.

Da quando è scoppiata la nuova crisi derivante dalla guerra, dall'aumento del costo del denaro e con la fine della politica monetaria espansiva gli Istituti di credito hanno cercato di vendere parte del debito pubblico nelle loro mani. In realtà la decisione è arrivata dopo le nuove direttive della Bce, fino a un anno fa si potevano esibire i titoli di stato per ricevere soldi a tasso agevolato, poi la stretta monetaria della Comunità  ha ridotto i rendimenti su queste operazioni e da qui la necessità di alleggerire i portafogli da parte degli Istituti di credito italiani e di altri paesi della Ue.

Non risulta più conveniente come nel passato acquistare titoli di stato, ci potrebbero essere anche conseguenze negative per gli istituti di credito e da qui la richiesta di addolcire ulteriormente la tassa sugli extraprofitti potrebbe essere accolta dal Governo per non inimicarsi il potere finanziario

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