La guerra in Ucraina ipoteca il futuro economico della Ue

 Gli ultimi dati economici inducono a preoccupazione per la crisi che ormai attanaglia paesi rigoristi come l'Olanda e le nazioni dell'Est europeo mentre i risultati della manifattura italiana sono inferiori alle aspettative. La Cina ha rallentato la sua corsa e deve fare i conti con la crisi del settore immobiliare.




Vediamo in estrema sintesi cosa sta accadendo

  • Chi aveva ipotizzato la fine della crisi della Ue dopo il Covid dovrà ricredersi, dopo un anno di guerra i risultati economici sono inferiori alle aspettative. La guerra sancisce la crisi di tanti paesi ma soprattutto di quelli europei. Il rincaro dei generi alimentari e delle tariffe energetiche ha scatenato la spirale inflazionistica che scende a ritmi decisamente ridotti. La politica monetaria della Bce e della Fed, i ripetuti aumenti del costo del denaro sono un ulteriore fattore di crisi che attanaglia famiglie e aziende. Il rincaro del costo del denaro ha già oggi ripercussioni negative sul debito che attanaglia i paesi europei e rallenta le linee di credito verso le aziende.
  • I primi sei mesi per l'Ungheria sono stati all'insegna della recessione, negativi anche i risultati degli altri paesi dell'est Europa che poi sono i principali alleati Usa nel sostegno all'Ucraina. La rigorista Olanda è ufficialmente in fase recessiva, la locomotiva tedesca ha rallentato la sua corsa, i paesi dell'Est europeo e la stessa Italia sono alle prese con una manifattura che non tira come sperato perchè dipendente dalle commesse della Germania ormai in stagnazione
  • La Ue chiuderà l'anno con un aumento inferiore all'1%, assai meno del Giappone e degli Usa e di molti altri paesi emergenti
  • A Settembre inizierà la  discussione nel Parlamento europeo sulla riforma del Patto di Stabilità e inizieranno ulteriori tensioni tra i paesi membri, mesi di incertezza acuiti anche dalle prossime elezioni
  • La Ue sta già negoziando con il Fmi la riduzione del costo del denaro ma le decisioni della Fed saranno ancora una volta determinanti.
  • I primi sei mesi dell'anno hanno visto l'Italia  con una produzione industriale in calo di quasi il 3 per cento e una diminuzione delle esportazioni verso la Ue dovute a carenza di domanda a conferma delle difficoltà derivanti da un mercato tutt'altro che dinamico
  • La Germania è alle prese con la svolta energetica, chiuse le centrali nucleari incontra difficoltà nella transizione verde per non parlare poi dell'embargo al gas e al petrolio russo che acquistavano a prezzi assai bassi e convenienti. Aggiungiamo il ritardo del paese nella corsa alla digitalizzazione e comprendiamo le ragioni della crisi del modello renano.


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