Come ti distruggo la sanità pubblica

 Una battaglia mai intrapresa e sostenuta all'insegna della elevata conflittualità sociale, sindacale e politica, avrebbe dovuto riguardare sanità e previdenza integrativa. 



Se pensiamo alla spesa sanitaria prima del covid ci sono stati lustri all'insegna di tagli ai servizi, al personale, alla spesa corrente che nella maggior parte dei casi hanno determinato la contrazione dei servizi offerti tra interminabili liste di attesa e eliminazione di presidi ospedalieri e sanitari pubblici che hanno costretto tanti\e a viaggi della speranza verso le strutture più attrezzate, sovente private.

Da una parte il pareggio di Bilancio, dall'altra la necessità di non sforare il rapporto tra entrate ed uscite, poi piani di spending review tradottisi in riduzione sistematica della spesa, i 9 anni di blocco della contrattazione nella PA e in gran parte delle assunzioni, la situazione pandemica è il risultato di scelte scellerate da parte della Ue, dei Governi nazionali e delle Regioni, tutte all'insegna dei tagli.

Dopo un paio di anni di spesa in aumento dal 2022 la spesa è tornata a decrescere, dalla pandemia non abbiamo tratto alcun insegnamento tanto che i numeri chiusi per l'accesso alle facoltà sanitarie non sono stati rimossi e investire nella sanità è parso un inutile spreco di risorse, le assunzioni sono state inferiori alle attese e anche alle necessità.

Per comprendere questa situazione basta leggere i contributi di tante realtà, ad esempio i comitati per la salute presenti sul territorio, dei sindacati di base, di medicina democratica o affidarsi ad autore come Cavicchi e Coin che hanno licenziato testi e articoli apprezzabili, insomma c'è solo l'imbarazzo della scelta per chi voglia documentarsi e trarre le debite conseguenze.

A noi pare illogico non accrescere i salari e affidarsi al welfare aziendale, così facendo si mortificano i salari sostituendo gli aumenti con servizi che alla fine depotenziano lo Stato sociale e la sanità pubblica.

L'Ocse ha attribuito al perverso rapporto pubblico e privato la ragione della crisi del welfare e della stessa sanità.

Per capire come muoversi ci si affida a università e fondazioni private che hanno tutto l'interesse a caldeggiare il doppio sistema a discapito del pubblico. Poi per anni , sempre per contrarre i costi, interi servizi sociali e sanitari sono stati affidati al privato sociale, al terzo settore per finanziare il quale si racconta che la stessa nozione di pubblico va rivista includendo anche il mondo delle cooperative che opera in appalto e subappalto.

Alla sanità pubblica mancano medici e quelli esistenti hanno raddoppiato il numero dei pazienti assicurando loro una cura inferiore al passato tanto da costringerli a rivolgersi al privato.

In sostanza si è indebolita la sanità pubblica, sono stati esternalizzati innumerevoli servizi e il privato è apparso come soluzione del problema quando invece è la causa scatenante con i suoi interessi che ormai sono talmente variegati da includere anche il sistema delle polizze assicurative in campo sanitario.

Se poi negli accordi di comparto troviamo i sindacati come procacciatori di affari della sanità integrativa si capisce la ragione per la quale siano proprio i sindacati i primi a diffidare del pubblico al netto della retorica e dei proclami mai seguiti da azioni conseguenti.

Se la popolazione invecchia cresce anche la spesa sanitaria, vale per il pubblico come per i fondi integrativi, da qui la necessità di affidare alla speculazione finanziaria la soluzione del problema che dovrebbe essere invece una sola: rafforzare il pubblico aumentando la spesa per la salute.

Se alla fine lo Stato deve intervenire è bene che lo faccia a tutela del sistema pubblico invece di regalare soldi a strutture private, ai Fondi integrativi e magari alle polizze sanitarie.

I vantaggi dovrebbero essere evidenti a tutti, si investe per un sistema pubblico che alla lunga consentirà alla popolazione di avere dei servizi adeguati alle reali necessità.

Ma accade invece l'esatto contrario, si pensa che regalando sgravi fiscali e contributi al privato si possa fornire risposte al crescente fabbisogno sanitario quando invece si potrebbe rafforzare il settore pubblico che per altro ha dovuto sostenere la cura durante gli anni pandemici assicurando cosi' cura e prevenzione che sono invece assai carenti determinando una crisi sanitaria vera e propria che in futuro avrà dei costi, sociali e non,  sempre meno sostenibili


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