La erosione del potere di acquisto e la debolezza strutturale dell'economia italiana

 L'economia italiana è in una fase di crescente debolezza, si scontano i risultati dei processi di esternalizzazione e privatizzazione avvenuti negli ultimi 30 anni, la moderazione salariale  annienta i consumi erodendo il potere di acquisto di salari e pensioni, i mancati investimenti in formazione della forza lavoro e in nuove tecnologie, la tendenza a contenere oltre ogni limite il costo del lavoro con politiche di precarizzazione  accrescono i divari sociali ed economici ma al contempo sanciscono la debolezza del nostro paese la cui manifattura dipende da tempo dalla Germania.





 
Gli ultimi dati evidenziano la crisi dell’economia italiana, soprattutto nell’industria  e allo stesso tempo la ripresa della inflazione, prodotta da processi speculativi della finanza che hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dei prodotti agricoli ed energetici, l'aumento del costo del denaro, i finanziamenti alla guerra con la contemporanea contrazione del welfare, costituiscono motivi di profonda preoccupazione, si scopre la fragilità della ripresa, la contrazione dei consumi e l'ampliarsi della miseria sociale tanto da spingere la Ue a ripensare il Patto di stabilità e paesi come l'Italia a tagliare ulteriormente le tasse alle imprese nella speranza di una ripresa assai lontana
 
  Nel paniere delle famiglie italiane ci sono meno beni, in particolare alimentari,  ma  più servizi , una richiesta in qualche misura è legata al depotenziamento del welfare, alla progressiva privatizzazione di sanità e istruzione. La nota debolezza degli investimenti si lega alla decrescita della domanda estera causata dalla guerra e dalle sanzioni verso alcuni paesi. La guerra ha ripercussioni negative sulle economie capitaliste ma in particolare nell’Eurozona, negli USA cresce la inflazione ma il debito viene scaricato sugli altri paesi, la  stessa ripartenza in Cina si dimostra inferiore alle attese anche in virtù della mai dichiarata guerra commerciale da parte degli Usa e in questi giorni sta arrivando la crisi del sistema immobiliare.

Soffermiamoci sulla situazione italiana

  • Crescita fragile come dimostrano gli andamenti del Pil e la erosione del potere di acquisto delle famiglie alle prese con tassi di interessi in continua crescita che condannano alla insolvenza quanti non riusciranno ad onorare prestiti e mutui.. Gli economisti mainstream pensano di contenere la inflazione con l'aumento dei tassi di interesse ma così facendo si frenano consumi ed investimenti mortificando la domanda e in prospettiva anche la produizione industriale.
  • L’inflazione non diminuisce. L’inflazione italiana è passata al 7,6% annuo dal +8,2% dopo la impennata e la successiva discesa dei prezzi del gas ma a pagare lo scotto non sono le multinazionali ma i conti statali mentre i profitti e gli utili schizzano alle stelle.  Una elevata inflazione non potrà essere contenuta con la moderazione salariale, alla lunga la erosione del potere di acquisto dei salari avrà solo ripercussioni negative, l'aumento delle spese militari comporta in tempi brevi la contrazione del welfare come dimostra la cancellazione del reddito di cittadinanza
  • Credito più caro. I tassi di interesse cresceranno ulteriormente e a pagarne le spese tanto le imprese quanto le famiglie. Per alcuni economisti a inizio autunno ci sarà l'ultimo aumento del tasso di interesse per poi procedere tra inverno ed estate 2024 alla riduzione dello stesso, molto dipenderà invece dalle scelte della Fed, dalla durata della guerra, da come si metteranno le cose in Germania alle prese con la transizione ecologica del suo modello produttivo.
  • Le costruzioni Dopo il boom del 110 è prevista una forte contrazione 
  • Investimenti sempre più deboli. Crollano gli investimenti delle imprese dopo anni di politiche basate solo sulla contrazione del costo del lavoro 
La spesa per i beni è salita meno del previsto al contrario dei prodotti semidurevoli come abbigliamento e vestiario, si spende poco anche per arredare la casa e per i classici elettrodomestici e soprattutto sono i cosiddetti non durevoli a subire una forte contrazione. 
 
Insomma le famiglie italiane non sono convinte si possa spendere quanto resta dei loro risparmi, hanno paura di non onorare i prestiti con le Banche e vanno diversificando la loro spesa, ad esempio aumenta quella relativa ai servizi.
 
 Subiscono erosione del potere di acquisto le famiglie  della classe media che avevano risparmiato durante il Covid, i nuclei meno abbienti si erano già attestati su livelli di spesa decisamente bassi ma la fine del reddito di cittadinanza e la non occupabilità di tanti disoccupati avrà un impatto negativo sulle condizioni sociali del nostro paese. Quanti percepivano il reddito di cittadinanza oggi si trovano davanti all'enigma se riusciranno a pagare i vecchi debiti o gli affitti arretrati, non esiste per tante famiglie la certezza di riuscire a mettere il pranzo e la cena a tavola mentre la soluzione del problema per il Governo resta quella di ridurre le tasse alle imprese, il cuneo fiscale e più in generale i contributi sul lavoro. Le conseguenze nel medio e lungo termine sono già note: risorse insufficiente per il welfare e progressiva erosione del potere di acquisto di salari e pensioni
 
Il rincaro dei prezzi energetici va di pari passo con quello dei generi alimentari, anche il paniere degli italiani presto subirà qualche cambiamento e in molte famiglie si risparmia ormai su carne e pesce, sui prodotti freschi a meno di non acquistarli direttamente da qualche produttore (il che non accade nelle aree metropolitane dove invece dominano i discount)
 
I tagli ai consumi denotano una crisi di liquidità ma anche problemi per la industria italiana, minori beni acquistati determinano calo degli ordini e della produzione e cosi' il problema è divenuto  anche occupazionale.
 

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