Il caldo estivo e la illusione delle progressioni verticali

Il caldo estivo e la illusione delle progressioni verticali

I\le dipendenti della pubblica amministrazione ricordano gli zelanti impiegati di qualche stato ottocentesco, perdonateci la assoluta franchezza che  del resto ci contraddistingue ma siamo basiti dal silenzio che avvolge da tempo l'intera categoria.

Una messianica attesa della Voluntas sindacale e governativa nonostante i quasi 9 anni di blocco contrattuale, rassegnazione, paura e menefreghismo sembrano dominare incontrastati.

Il pubblico impiego è sempre piu' silente e normalizzato e qualunque normativa produce uno stupore infantile nella speranza di tempi migliori che non arriveranno mai.

E' il caso delle progressioni verticali che non tornano ma avvegono in tempi e casi assai circoscritti, tra il 2018 e il 2020,  come prevede il d.lgs. 75/2017 -

Come tutti sappiamo, anche il piu' disinformato dipendente pubblico, le progressioni verticali sono state abolite nel 2009 e fino ad allora erano previste in base al contratto nazionale. In questi anni, la Pubblica amministrazione viene regolata a colpi di decreti leggi e codici disciplinari, al contratto nazionale si fa solo riferimento per ricordare i doveri del dipendente non certo i suoi diritti visto che gli Enti applicano la lettura dell'Aran che interpreta le norme in termini ristrettivi per i lavoratori e le lavoratrici.
La Brunetta ha eliminato le progr verticali  non solo perchè troppo costose per la finanza pubblica ma per ridurre il potere di contrattazione delle rsu (Silenti e complici  sempre e comunque anche quando erano direttamente attaccate), per favorire il ciclo della performance e accordando al dipendente interno solo una quota di posti nei concorsi esterni banditi. Insomma non importa la competenza acquisita, il titolo di studio e anche il cosiddetto merito; se vuoi la progr verticale devi fare un concorso sperando che il tuo ente abbia almeno la intelligenza di riservare una parte dei posti al personale interno che ovviamente passerà le selezioni.
Ma ora,  con le nuove normative, cosa cambierà?
Intanto smettiamola con la bufala della valorizzazione delle risorse interne perchè se cosi' fosse stata la volontà del Governo avrebbero approvato la parte economica e normativa dei nuovi contratti rivedendo anche i vecchi profili professionali in cui sono suddivisi lavoratori e lavoratrici . Diciamolo una volta per tutti: la valorizzazione dei\lle dipendenti è lo specchietto per le allodole per dipendenti creduloni.
Il triennio 2018\20 non rimuove i limiti delle vigenti facoltà assunzionali, quindi le progressioni verticali sono messe in competizione con le stabilizzazioni dei precari che hanno i 3 anni di anzianità di servizio e in lizza con i nuovi concorsi. Le progr verticali possono al massimo occupare il 20% dei posti previsti dal piano triennale di fabbisogno (ma la fine delle dotazioni organiche sarà una sconfitta per tutti\e e soprattutto per la occupazione) , occorre la valutazione positiva nella performance e superare non meglio definite procedure selettive interne
Le progressioni verticali, consentite dal d.lgs. 75/2017, consumano gli spazi assunzionali, quindi non si tratta di un regalo del Governo ma di una scelta subdola per mettere in conflitto giovani e vecchi, chi ha già un lavoro e chi non lo ha. L’assunzione del dipendente (già di ruolo ma con un profilo diverso\inferiore) che risulti vincitore di selezione va ad incidere sulla spesa del personale, vale come una nuova assunzione. E' quindi un regalo del Governo o una "truffa" ai nostri danni (o se preferite una autentica beffa)?
Una assurdità costruita ad arte se pensiamo che avremo non piu' concorsi pubblici con posti riservati  al personale interno ma procedure selettive interamente riservate agli interni che incideranno al pari di nuove assunzioni. La valorizzazione , se cosi' vogliamo definirla, del personale interno è a discapito dei precari e delle nuove assunzioni e poi rimangono i vincoli alla spesa del personale che determinano le insormontabili difficoltà degli enti pubblici.
Nei fatti non si valorizza il personale interno con selezioni che riducono la facoltà assunzionale degli enti, non è questa l'aspettativa di chi da anni magari, anche in termini discontinui, svolge mansioni superiori o ha la legittima aspettativa di carriera.
Nei fatti non si valorizza il personale interno con selezioni che riducono la facoltà assunzionale degli enti, non è questa l'aspettativa legittima di chi da anni magari , anche in termini discontinui, svolge mansioni superiori o ha la legittima aspettativa di carriera.
L'ennesima pastrocchio della Madia con il consueto silenzio assenso dei sindacati complici. Le progressioni verticali intese come miglioramento economico e aumento di livello, intese come riconoscimento della esperienza e della anzianità di servizio a compensare i mancati scatti di carriera non arriveranno e al loro posto avremo normative confuse e costruite ad arte per dividere i lavoratori e le lavoratrici. Il tutto con il silenzio assenso dei sindacati cosiddetti rappresentativi.
Ricordiamocelo alle prossime elezioni rsu

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