Intervista su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

 


L' Osservatorio Nazionale morti sul lavoro da anni pubblicano un quotidiano aggiornamento sulle morti per infortunio nei luoghi di lavoro
Dal 1° gennaio al 16 marzo del 2023 sono almeno 129 i morti sul lavoro,  7 in più rispetto ai 122 dell’anno scorso nello stesso periodo. Un incremento del 5,7% in un solo anno e consideriamo che il 2022 ha registrato più di 1000 morti,  poco meno del 2021, quando  c'erano ancora migliaia di lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione per il covid  Le denunce di infortunio superano le 650 mila, in crescita di quasi il 30%: a determinare l'aumento soprattutto i casi tra lavoratrici donne. Aumentano anche le malattie professionali.

Abbiamo posto alcune domande a Rls del sindacato di base Cub sulla mattanza nei luoghi di lavoro

perchè tanti morti?

Da oltre 30 anni si registra un progressivo abbassamento del costo del lavoro tra contratti precari, appalti al ribasso e applicazione di contratti sfavorevoli. Riducendo il costo del lavoro, anche grazie a continue detassazioni a vantaggio dei datori, è passata l'idea che l'obiettivo da perseguire sia quello di creare occupazione anche se instabile, con salari da fame e di conseguenza senza tutele reali in materia di salute e sicurezza. Gli anni della delocalizzazione prima e poi i processi di esternalizzazione e degli appalti hanno determinato cambiamenti irreversibili con un sensibile deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro che poi si riflettono negativamente anche sulla nostra salute e sicurezza. Poi bisogna prendere in esame altre questioni, l'idea che ogni controllo sia una sorta di invasione nella sfera dell'impresa e un ostacolo alle aziende, da qui la drastica riduzione degli ispettori deputati al controllo delle aziende e dei cantieri e qui entra anche in gioco l'attacco complessivo rivolto al pubblico , a ogni funzione di controllo dell'economia e dei produttori. L'imprenditore deve essere libero di agire per macinare profitti, beneficiare di sgravi fiscali e magari esonerarlo da controlli troppo pressanti. Perfino il testo unico sulla sicurezza ha subito continui attacchi finalizzati a ridimensionare sanzioni e pene a carico dei datori inadempienti in materia di sicurezza. Poi aggiungiamo il famigerato motto "meno tasse" che ormai imperversa nel mondo sindacale, ad esempio i premi di secondo livello, detassati, prevedono deroghe peggiorative rispetto ai contratti nazionali su orari, ritmi e tempi di lavoro, assunzioni con contratti precari. Se questi sono gli scenari, perfino la salute e la sicurezza costituiscono un costo a carico delle imprese da combattere anche con il sostegno dei sindacati rappresentativi al di là dei loro richiami retorici alla salute e sicurezza nei posti di lavoro

 Ma cosa resta della lotta intrapresa negli anni sessanta fino ai primi ottanta? 

Poco o nulla, negli anni ottanta il sindacato accettò produzione nocive per forza lavoro e ambiente  con la motivazione di tutelare l'occupazione, potremmo citare decine di vertenze concluse con il sostegno dei sindacati rappresentativi individuando soluzioni che alla fine hanno alimentato morti, malattie professionali e inquinamento ambientale, accresciuto il numero dei tumori e dei morti . Da allora infortuni e morti sono in continua crescita nonostante esistano regole che se applicate potrebbero rappresentare delle soluzioni anche se parziali. Se deroghi rispetto al ccnl accettando aumento dei ritmi e degli orari di lavoro potrai  sostenere credibilmente una lotta per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro? Noi pensiamo di no.

E la medicina del lavoro?

Depotenziata come la sanità pubblica, soggetta a continui tagli di spesa in nome della spending review e della riduzione dei costi, oggi nei luoghi di lavoro i medici competenti rappresentano per lo più la longa mano dei datori, subiscono continue pressioni e il sindacato è spesso silente. Aggiungeremmo anche un'altra considerazione sul ruolo dei Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza ormai in subordine alla figura aziendale, il Responsabile del servizio prevenzione e protezione. Si parla di benessere organizzativo e non di sicurezza e il cosiddetto benessere è funzionale allo sfruttamento, devi essere in salute solo per produrre, la supremazia del profitto sulla salute. La fantomatica filiera della sicurezza aziendale è un'altra trappola malefica nella quale sono caduti tanti Rls limitandosi ad un ruolo fittizio, formale e mai di reale opposizione ai processi del lavoro.

Prendiamo il caso dei morti per covid, l'obbligo di fedeltà aziendale ha avuto l'effetto di sanzionare , isolare e perfino licenziare lavoratori\trici, delegati\e che avevano denunciato pubblicamente la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, la gestione della pandemia nelle Rsa o negli ospedali. 

Ultima domanda sul rilancio di una iniziativa a tutela della salute e sicurezza sul lavoro

La risposta è scontata. autonomia e conflittualità degli Rls è la conditio sine qua non per recuperare una autonomia di pensiero e di azione rispetto ai datori, per noi la salute e la sicurezza non devono essere ostaggio di compatibilità con i profitti e i dettami padronali o datoriali altrimenti ci si limita a ruoli formali senza mai aggredire le cause della insicurezza, dei morti e degli infortuni legati all'aumento dei profitti, alla debolezza del potere contrattuale e alla dinamica dell'abbassamento dei salari che insieme alla precarietà hanno determinato la situazione attuale

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