Suicidio assistito della CGIL?

 A leggere i giornali di questa mattina si capisce quanto scellerata sia stata la scelta della Cgil di invitare la Meloni al congresso della Cgil. 



I quotidiani di stamani parlano di successo della Meloni e di subalternità della Cgil, non fa notizia l'uscita di pochi delegati (una minoranza sparuta alla quale va almeno il nostro plauso) che ha scelto comunque la via più comoda per non urtare la suscettibilità della loro stessa organizzazione sindacale.

Meloni vince a mani basse, arriva al congresso della Cgil e afferma il suo punto di vista su fisco, contrattazione, lavoro, welfare e perfino sulla guerra, se la cava con la solidarietà e la condanna dello squadrismo politico come se nelle fila del centro destra, al di là delle condanne, non esistessero interlocuzioni locali con esponenti della destra estrema con la quale marciano contro l'aborto e a difesa della famiglia tradizionale.

Un presidente del Consiglio resta l'interlocutore con cui sedersi ai tavoli sindacali ma da qui ad invitarla al Congresso del principale sindacato italiano, almeno per numero di iscritti, corre grande differenza.

Non ci meravigliamo di questa scelta figlia di una subalternità reale ai Governi via via succedutisi in nome del dialogo, della concertazione con le parti cosiddette sociali,

Ma resta il fatto che un Ministro reduce da vergognose decisioni sui migranti, sull'ordine pubblico, un Ministro che si prepara a ridurre ogni idea e pratica fiscale progressiva, abbia potuto esercitare un grande potere mediatico e egemonia culturale attraverso il palco gentilmente concesso da chi oggi continua a parlare di equità, lotta alle disuguaglianze e trattamenti salari e previdenziali equi.

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