La crisi (strutturale) del sistema finanziario

 La crisi del 2008 non era una crisi passeggera ma strutturale, a distanza di pochi anni abbiamo registrato guerre, aumento delle spese militari a trainare la ripresa negli Usa, crisi di importanti banche nei paesi a capitalismo avanzato.



L'aumento dei tassi di interesse porta le multinazionali in una situazione di oggettiva crisi non potendo ricevere prestiti a costo quasi zero, l'aumento dei tassi di interesse riguarda sia gli Usa che i paesi Ue, aumentando la inflazione anche la gestione finanziaria incontra problemi di non facile soluzione.

Questa la premessa necessaria per capire il fallimento di alcune banche e l'intervento statale per salvare i capitali investiti, in alcuni paesi non mancano esempi di nazionalizzazione di alcuni Istituti di credito.

Dopo lustri di grande liquidità monetaria accompagnata da bassi tassi d’interesse si scoprono investimenti azzardati e l'aumento del costo del denaro determina la crisi del settore finanziario e di quel sistema di facili crediti sui quali finanza ed economia hanno basato la loro "ripresa".

Eppure nei due anni pandemici proprio il capitale finanziario aveva spinto per gli interventi statali a sostegno dell'economia con lo Stato che si è accollato i costi degli aiuti sociali e di quelli a favore delle imprese, questo intervento non è stato sufficiente a salvare il sistema finanziario dall'ennesima crisi come dimostra anche la ipotesi di nazionalizzazione della Credit suisse.

Oggi il mercato subisce i contraccolpi non solo della pandemia ma anche della crisi determinata dalla guerra e dal riposizionamento di alcuni paesi, da politiche miranti a reinternalizzare alcune produzioni nei paesi a capitalismo avanzato giudicando rischioso l'approvigionamento di prodotti lavorati, anche ad alto tasso tecnologico, da paesi geograficamente lontani.

La politica aggressiva degli Usa si avvale anche di scelte economiche tali da produrre contraccolpi negativi per alcuni settori della propria economia, in questa ottica va inquadrata anche la cosiddetta svolta green

L'acquisto poi di grandi quantità di titoli di stato a lungo termine si è dimostrato un problema perchè questi titoli risultavano più remunerativi dei depositi presso le banche centrali e dei titoli a breve termine ma in questo scenario oggi gli Stati non sono più disposti a ricorrere alla emissione massiccia di titoli

Con l'aumento dei tassi di interessi, i titoli di stato si rivelano meno vantaggiosi del passato e determinano la crisi delle Banche che questi titoli avevano massicciamente acquisito a costi decisamente bassi

Questo vale per le banche Ue e per quelle Usa.

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