Non è oro tutto cio' che luccica A proposito dei dati Istat sull'andamento dell'economia italiana
Le roboanti dichiarazioni dei Ministri sull'andamento dell'economia italiana vengono smentite dai dati Istat, sarebbe sufficiente, per restituire un quadro veritiero dello stato in cui versa la nostra economia, che i giornalisti facessero il loro lavoro per porre, sulla stampa, in radio e tv, domande precise al Governo e non quesiti addomesticati utili solo a far passare un messaggio rassicurante atto a magnificare le sorti dell'Esecutivo
Vediamo insieme allora alcuni dati commentandoli volta per volta.
I salari crescono? Non proprio, se guardiamo agli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali la cifra erogata è pari a un terzo della inflazione e quindi almeno un quarto del reale costo della vita. Con le detassazioni e la riduzione del cuneo fiscale le imprese risparmiano a discapito delle entrate fiscali destinate al welfare, i vantaggi ottenuti non sono proporzionalmente investiti in nuova occupazione o nella innovazione dei processi tecnologici. A dirlo non siamo noi ma studiosi universitari, reports e perfino articoli tratti dai giornali economici.
L'economia cresce?
ll PIL rimane stazionario e tendente al ribasso, l' attività economica rallenta
rispetto alla prima metà dell’anno, i risultati conseguiti sono i peggiori tra i paesi UE.
Le esportazioni all'estero sono in calo come anche la Produzione industriale (-0,6%) rispetto a pochi mesi or sono. La produzione di beni di consumo cala dell'1,0%, forte il rallentamento del settore delle costruzioni dopo la crescita nella prima metà dell'anno.
Anche nei servizi viene certificato il calo degli indici di volume, cresce il malessere sociale e la preoccupazione per il futuro tanto che milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi davanti a lunghe liste di attesa per visite e terapie del Servizio Sanitario Nazionale, per la sanità l'Italia, in rapporto al proprio PIL, spende meno di ogni altro paese Ue o almeno dei paesi economicamente più forti.
Ma l'occupazione ha ripreso a salire come asserito dal Governo?
Altra inesattezza, se consultiamo i dati Istat aumenta il tasso d’inattività e molti dei nuovi posti di lavoro creati sono precari, poi la fascia di occupati tra i 35 e i 49 anni.vede diminuire il numero degli occupati. Ci sono meno disoccupati rispetto ad un anno fa perchè in molti hanno rinunciato a cercarsi un impiego con il mercato del lavoro incapace di costruire politiche attive, di formazione per acquisire competenze e conoscenze richieste.
La stagnazione economica tedesca ha forti ripercussioni sull'economia italiana dipendendo il nostro produzione, nel settore manifatturiero dalla Germania, qualora poi dovessero essere imposti dazi al 10 per cento sulle esportazioni europee verso gli Usa il deficit commerciale del nostro paese determinerebbe anche la riduzione dei posti di lavoro e un primo segnale potrebbe arrivare direttamente da Oriente dopo la imposizione dei dazi alle vetture cinesi decisa dalla Ue nelle settimane scorse.
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