DALLA PARTE DEGLI OPERAI ISCOT

Il proprietario della iscot è anche vicepresidente di Confindustria,  di quella confindustria che tanto si  prodiga  per  ridurre le nuove generazioni a semplici schiavi del 21° secolo.    Confindustria che, con il sostegno dei governi sua emanazione, sta bruciando il futuro di intere generazioni e delocalizza interi settori produttivi all'estero dove il costo del lavoro è di pochi euro al giorno, allunga gli orari di lavoro e chiede ogni giorno l'innalzamento dell'età pensionabile.   Sperare che siano questi industriali a risolvere il disastro da loro stessi creato è pura illusione, solo una dura e unitaria lotta di massa di tutti i lavoratori può difendere i posti di lavoro garantendoci condizioni di vita dignitose. Per raggiungere questi obiettivi serve  la riduzione dell'orario di lavoro e dell'età pensionabile e riallocando produzioni   in questi anni delocalizzate allestero.   Per questi motivi la lotta degli operai Iscot assume un valore fondamentale, che dovrebbe essere di esempio per tutti i lavoratori precari ma anche per quanti vivono quotidianamente il ricatto di perdere il posto di lavoro.  Dovrebbe essere da esempio per il Pubblico impiego che non si muove nonostante 7 anni di blocco contrattuale e la concreta minaccia di allungare l’orario settimanale da 35 a 38 ore.   Nella Toscana del Governatore Rossi, lo stesso che a parole si era speso per bloccare le delocalizzazioni ma nei fatti non ha mosso un dito per contrastarle, L'88% dei nuovi avviamenti al lavoro sono a tempo determinato e di questi il 61% sono  con contratti a tempo determinato inferiori ai tre mesi.   Sindacato generale di base Delegati e lavoratori indipendenti

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