La resa dei conti alla Misericordia di Pisa: 22 lavoratori a rischio licenziamento

Misericordia: la resa dei conti Il 20 Settembre scorso una infuocata assemblea in Misericordia ha respinto il nuovo statuto proposto dal presidente delle Misericordie Toscana Corsinovi e dal commissario Brunini, il cui mandato è scaduto il 30 settembre (commissariamento di sei mesi prorogato di altri sei). Nonostante il voto contrario, a metà Ottobre sarà convocata una nuova assemblea dei volontari ai quali vorranno "imporre" la approvazione del nuovo statuto. Corsinovi avrebbe detto che proprio i volontari,con il loro voto contrario, saranno i responsabili della chiusura della Misericordia di Pisa, Brunini ha parlato di voto scellerato sulle pagine FB. Una affermazione, quella del presidente delle Misericordie, che  se confermata , sarebbe di inaudita gravità per vari motivi, perchè il debito di milioni di euro ha ben altre responsabilità e le figure dirigenziali  nel tempo sono state di nomina della Misericordia e dell'arcivescovo, Corsinovi dimentica che prima dei licenziamenti di 3 anni fa, le associazioni di volontariato (pubblica assistenza, croce rossa e misericordia stessa) non vollero, ai tavoli della società della salute, assorbire il personale impiegato nel trasporto sociale e sanitario, assorbirono i servizi ma non i lavoratori. Il terzo settore si comporto' allora in perfetto stile Marchionne, nessuna clausola di salvaguardia dei lavoratori e da lì a poco arrivarono i licenziamenti.. E ,con la esclusione dei Cobas , allora nessun sindacato volle opporsi e denunciare questa decisione avallata anche dai vertici della Sds che avrebbero dovuto mettere a gara i servizi inserendo la clausola sociale a tutela dei lavoratori. Ma qual'è l'oggetto del contendere? Ad oggi tre componenti del Magistrato (l'organo direzionale della Misericordia) sono di nomina arcivescovile, con il nuovo statuto invece l'arcivescovo si limiterà solo a nominare un "correttore " spirituale, una figura simbolica senza potere decisionale E' evidente che escludendo l'Arcivescovo, la Curia Pisana si laverebbe le mani del debito il cui ammontare di milioni di euro non è stato abbattuto in questi tre anni contrariamente all'impegno assunto dai vertici dell'associazione. L'immobile del Cep è ancora invenduto, gli ambulatori si sono trasferiti altrove, una cattedrale nel deserto inutilizzata senza ricavi e con soli costi, i servizi sanitari ridotti al 118 e a sporadici servizi ordinari, investimenti inesistenti per la manutenzione della struttura cimiteriale che nel frattempo ha quasi esaurito i loculi da vendere. La responsabilità di questa situazione è sotto gli occhi di tutti, di chi ha progressivamente smantellato tutte le attività che portavano introiti, annunciando ogni mese la vendita dell'immobile quando mai è stata aperta una vera trattativa, sono stati cancellati perfino i pochi affitti a soggetti privati. Con l'uscita di scena dell'arcivescovo arriveranno di sicuro le banche a pretendere il pagamento del cospicuo debito e a quel punto non resterà che licenziare i 22 dipendenti rimasti, magari salvando il cimitero e il funebre e, in nome della salvaguardia del business, creare una cooperativa. una delle tante che ormai esistono per la gestione delle attività delle Misericordie Continuare a sostenere che il nuovo statuto decreterà il rilancio della Misericordia è insensato perchè resterebbe il buco finanziario superiore ai 10 milioni di euro e senza la Curia il fallimento sarebbe inevitabile Le autorità cittadine  che tante parole spesero per la Misericordia annunciando anche l'apertura di un conto corrente per i licenziati di cui si sono perse le tracce, il Prefetto e il sindaco non possono stare a guardare delegati e lavoratori indipendenti Pisa

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