Pubblico impiego:la mattanza delle società partecipate

Pochi sono a conoscenza del D.Lgs. n. 175 \2016 “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”,  entrato in vigore dal 23 settembre. Il decreto impone agli enti locali di rimettere mano alle loro partecipate passando al setaccio entro il 23 Marzo 2017 tutte le partecipazioni possedute con la riduzione delle stesse. Anche i tempi per alienare le società da liquidare sono ridotte a 12 mesi e le amministrazioni locali dovranno operare un drastico ridimensionamento delle loro aziende con la mannaia della corte dei conti che visionerà gli atti. Ma a partire da oggi, ogni anno gli enti locali dovranno rivedere periodicamente le partecipazione nell'ottica di un ridimensionamento delle stesse. In questo grande scenario di dismissione, che accadrà alle migliaia di lavoratori e lavoratrici impiegati\e nelle partecipate? Buio assoluto, nel frattempo le varie società partecipate dovranno mettere mano a statuti e delibera per recepire il decreto legislativo il cui scopo è la cancellazione di aziende e dei posti di lavoro. Le amministrazioni locali  dovranno quindi adottare un piano contenente “obiettivi specifici, annuali e pluriennali, sul complesso delle spese di funzionamento, ivi comprese quelle per il personale”. Tradotto in altri termini, i vincoli stringenti in materia di spesa di personale e assunzioni da anni imposti al pubblico impiego si estenderanno alle partecipate  che dovranno predisporre nei prossimi mesi specifiche direttive, nell'ottica di limitare anche gli oneri contrattuali , il che fa presagire anche probabili cambiamenti contrattuali per applicare ccnl piu' sfavorevoli per la forza lavoro Il decreto interviene per scongiurare anche possibile reinternalizzazioni di servizi, bloccando le dotazioni organiche , un po' come sta accadendo da anni nel pubblico Particolarmente pericolosa sarà la cosiddetta “ricognizione del personale in servizio, per individuare eventuali eccedenze”, tra processi di smantellamento e di fusione delle società si prefigura anche la riduzione degli organici esistenti e il personale che non sarà stato riassorbito, da qui ai prossimi sei mesi,  sarà trasmesso dalla Regione alla Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, non si sa a quale scopo e soprattutto con quali tutele per salvaguardare l'occupazione. Di certo si creerà un grande bacino dove ogni azienda potrà attingere con mobilità coatte che costringeranno a spostamenti onerosi per salvaguardare il posto di lavoro Da qui al fine giugno 2018 che succederà? Difficile dirlo, di certo i lavoratori e le lavoratrici non potranno dormire sonni tranquilli

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