La misteriosa trattativa tra sindacati e confindustria sulla produttività

Ne stanno discutendo da mesi e parlare di produttività significa destrutturare i contratti nazionali e quelli di secondo livello Una trattativa che vede protagonisti i segretari confederali e la Confindustria e ovviamente esponenti di punta del Ministero del Lavoro Tra i contratti rinnovati valga solo l'esempio di quello dell'igiene ambientale con aumento dell'orario di lavoro e misure atte a restringere ulteriormente, definitivamente, il diritto di sciopero. Ce ne sono ben 25 in attesa di rinnovo sullo sfondo delle riforme costituzionali (rafforzamento degli esecutivi a discapito della democrazia o di quel poco che ne resta) e i processi di ristrutturazione in atto delle filiere come ricorda Confindusria Milioni di lavoratori per i quali si prospettano contratti che non recupereranno potere di acquisto e abbatteranno le tutele fino ad oggi esistenti Si va facendo strada una sorta di «grande patto sociale tra chi rappresenta il lavoro ed anche tra i rappresentanti del mondo del lavoro e il governo». Mancano nell'agenda del Governo e dei sindacati gli argomenti salienti che poi sono quelli del welfare, del potere di acquisto, del rafforzamento della contrattazione di primo livello, del ripristino di un diritto di sciopero che oggi non esiste Nella loro agenda, invece, trovano spazio le regole sulla rappresentanza con l'accordo del Gennaio 2014 a rappresentare un modello da esportare anche nel pubblico e da rafforzare, quel testo unico che impedisce alle organizzazioni firmatarie, una volta siglato un contratto, di andare allo sciopero rispettando la volontà dei lavoratori e delle lavoratrici La manovra degli slides ha lasciato volutamente fuori gli argomenti scottanti, argomenti che affiancheranno la legge di stabilità Non a caso Confindustria dichiara che «il modello contrattuale attuale ha dimostrato di non funzionare bene nel momento attuale di deflazione», , ragion per cui , senza timori di smentita, possiamo ribadire la centralità della lotta al testo unico e alle logiche del salario di produttività che destinano i pochi euro ad una assurda concorrenzialità tra lavoratori, per dividerli e indebolirli impedendo sul nascere ogni azione conflittuale

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