dipendenti pubblici:come comportarsi in caso di allerta meteo?

Una nota della rsu comune di Pisa...


Alla Segretaria Generale\al Dirigente e Funzionario PO dell’Ufficio Personale

pc SIndaco

La recente allerta meteo, con la chiusura di uffici e plessi scolastici a seguito di ordinanze del Sindaco e della protezione civile, ha riproposto problemi organizzativi già evidenziatisi in precedenti analoghe situazioni.

Con particolare riguardo alle scuole comunali, la decisione di chiudere i plessi è stata dettata da ragioni di sicurezza e di protezione civile che riguardano tanto gli utenti e le loro famiglie quanto i lavoratori e le lavoratrici presenti nelle scuole; il senso di pericolo collettivo, ratificato negli atti formali, per fortuna non si è tradotto in un pericolo concreto, ma solo nella solita confusione a cui mai potremo rassegnarci.

Alle educatrici è stato comunicato nella notte di domenica che l’indomani le scuole sarebbero rimaste chiuse, ma che doveva comunque essere assicurata la presenza di almeno una maestra in ogni scuola e che le assenti avrebbero dovuto chiedere un giorno di ferie o di recupero di eventuali eccedenze orarie. Il resto è stato lasciato all’improvvisazione ed alla buona volontà di ognuno (con la segreta speranza, forse, che ne derivasse la soluzione dell’intero problema meteo).

Brevi riflessioni:

-o le scuole sono aperte o sono chiuse,

-in esecuzione del proprio contratto di lavoro, una educatrice o deve recarsi nella propria sede oppure no, se cause personali previste dalle norme o motivi di forza maggiore lo consentono o lo impongono;

-qualora ricorrano motivi di forza maggiore, ogni lavoratore/lavoratrice deve sapere quale condotta seguire e quali sono i suoi obblighi,

-compiti di sicurezza nell’emergenza possono essere assegnati ad ogni lavoratore in relazione al ruolo che svolge, a seguito di opportuna informazione e formazione.

In questo caso, che ha riguardato le lavoratrici della scuola, ma che potrebbe riguardare tutti i dipendenti comunali (ci riferiamo all’indimenticabile emergenza dell’Arno in piena di qualche tempo fa, dove erano chiusi anche gli uffici pubblici, anzi no: erano tutti in ferie tranne i presenti), secondo l’Amministrazione, chi è stato presente era perché doveva, chi è stato assente era perché aveva deciso di prendere ferie o simili, il tutto deciso (da chi?) nella notte di domenica con ampi margini di incertezza.

È del tutto evidente che non si può tollerare più che sia questo il modo di gestire un’emergenza, che potrebbe anche avere drammatiche conseguenze concrete.

I nostri dirigenti e amministratori, che esistono e sono profumatamente pagati per questo, si decidano a prendere atto che la consapevolezza e la precisa conoscenza delle misure precauzionali e delle prassi da applicare sono fondamentali, ed impongo di individuare regole operative uniformi e omogenee; in termini semplici e possibilmente senza tanti discorsi: quando, come e chi deve fare cosa.

Per ciò che riguarda il recente episodio e limitatamente al trattamento giuridico delle colleghe educatrici, in assenza delle suddette regole, sarebbe opportuno che si riconoscesse che le assenze sono state motivate da motivi straordinari oggettivi e non dipendenti dalla loro volontà -quindi ne ferie ne recupero ore-, e che le presenze, effettuate su richiesta della dirigente, sono da considerare come ore lavorate in giorno non lavorativo.

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