ENERGIA PER TUTTI
Riceviamo da Francesco
Gesualdi
Ci
sono gesti così abituali da averci fatto dimenticare quanto siano
importanti. Fra questi, l’abitudine di correre con la mano
sull’interruttore quando entriamo in una casa buia. In quel momento
non accendiamo solo una lampadina, ci colleghiamo a un sistema che
negli ultimi 150 anni ha rivoluzionato la nostra vita. E’ l’energia
elettrica a cui l’Unctad, l’agenzia delle Nazioni Unite che si
occupa di commercio e sviluppo, ha dedicato il suo ultimo rapporto
riservato ai paesi meno sviluppati, Least
Developed Countries Report 2017,
uscito a fine novembre.
Nel
tempo della comunicazione senza fili, nella nostra parte di mondo
sentiamo il bisogno di energia elettrica solo quando il telefonino e
il tablet danno segni di cedimento, allora cerchiamo disperatamente
una presa di corrente. Ma se vivessimo in un paese sprovvisto di
corrente elettrica, la cercheremmo per ben altri motivi: per
illuminarci quando fa buio, per fare funzionare una lavatrice quando
ci sono dei panni da lavare, per fare andare il frigorifero quando
c’è del cibo da conservare, per azionare una stufa quando fa
freddo. Oltre un miliardo di persone vive senza energia elettrica, il
54% di loro si trova nei paesi così detti “meno sviluppati”, un
elenco di 47 nazioni localizzate prevalentemente nell’Africa
Subsahariana, anche se non mancano quelle appartenenti all’Asia.
L’energia
elettrica condiziona tantissimi aspetti della nostra vita a
cominciare da quelli sanitari. La dissenteria, seconda causa di morte
infantile, uccide ogni anno mezzo milione di bambini. Una morte
assurda che sopraggiunge per disidratazione e perdita di sali. E se i
rimedi principali per prevenire questo flagello sono l’acqua
potabile e la disponibilità di latrine, un ruolo importante lo
giocano anche i frigoriferi che permettono di conservare il cibo
senza rischio di proliferazione batterica. Una delle ragioni per cui
i medici raccomandano alle mamme del Sud del mondo di non lasciarsi
tentare dall’allattamento artificiale è il rischio di infezioni
intestinali dovute anche al fatto che ai bambini viene somministrato
latte avanzato tenuto fuori di frigo. Non a caso fra i 17 obiettivi
di sviluppo umano che le Nazioni Unite si sono prefisse per il 2030,
è compresa anche l’energia per tutti. Pulita e a buon mercato.
E
se parliamo di energia pulita, l’attenzione si estende
inevitabilmente all’energia per cucinare considerato che tre
miliardi di persone usano materiali rischiosi e faticosi. Nelle
campagne il combustibile più utilizzato è la legna che però deve
essere raccolta. Un compito che tocca principalmente alle donne. E
dove la legna si è fatta scarsa si usano addirittura le foglie e
allora sono i bambini a entrare in scena. Spesso sono loro i primi ad
alzarsi al mattino, per assicurare i primi sacchi di foglie utili
alla prima cottura della giornata. In città si usa principalmente il
carbone, di più facile approvvigionamento, che però richiede soldi,
merce rara nelle case dei poveri. In ogni caso rimane il problema del
fumo perché il fuoco è fatto in bracieri con sistemi di scappamento
rudimentali che appestano quelle casupole senza finestre. E
proliferano le malattie respiratorie. A sera, quando tutti sono
rincasati, il rumore che si sente di più passando per i villaggi di
campagna e per le baraccopoli di città, sono i colpi di tosse che
rimbombano fra le pareti domestiche. In Kenya, dove l’84% delle
famiglie cucina e si scalda con legna e carbone, 36 milioni di
persone sono a rischio malattie respiratorie dovute ad aria domestica
contaminata. Ogni anno 15.000 di loro non ce la fanno: muoiono per
complicazioni polmonari.
Energia
per la casa, ma non solo. La gente chiede energia elettrica anche per
lavorare meglio e con meno fatica, per garantire scuole più
dignitose ai propri figli, per disporre di centri di cura più
attrezzati. Perfino per illuminare le strade. Gli uomini con
l’obiettivo di tenere aperta la propria attività qualche ora di
più, le donne per poter andare alla latrina senza correre il rischio
di essere aggredite. Ma per garantire l’energia elettrica a tutti
entro il 2030, i paesi meno sviluppati devono aumentare il loro tasso
di elettrificazione del 350%. Attraverso una strategia multipla.
Considerato che la popolazione sprovvista di energia elettrica vive
per l’82% nelle campagne, accanto al rafforzamento delle reti
nazionali, bisognerà aiutare le famiglie a dotarsi di strumentazioni
autonome come pannelli solari e batterie di accumulo. Investimenti
che richiederanno una spesa valutata fra i 12 e i 40 miliardi di
dollari per ogni anno che ci separano dal 2030. Uno sforzo che
difficilmente i paesi meno sviluppati potranno sostenere da soli,
considerato che debbono affrontare anche gli effetti dovuti ai
cambiamenti climatici. La sfida potranno vincerla solo se i paesi
ricchi sapranno dimostrarsi solidali in nome della giustizia e della
pace, perché sicurezza e stabilità non si garantiscono con i
cannoni e i respingimenti, ma assicurando un’esistenza dignitosa ad
ogni abitante del globo.
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