Le politiche di austerità soffocano gli enti locali



Le politiche di austerità soffocano gli enti locali

Per anni la facoltà assunzionale degli enti pubblici è stata praticamente azzerata, salvo poi scoprire che il Governo, non prima di avere cancellato nella Pubblica amministrazione ben 500 mila posti di lavoro in meno di dieci anni, aveva deciso di ripristinare per il 2018 il turn over al 100%. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo l’austerità e l’insieme di regole finalizzate a contenere la spesa di personale mettendola in stretta relazione con la spesa corrente e quindi, di fatto, vanificare il 100%.

Gran parte degli enti hanno già adottato i piani triennali dei fabbisogni 2018/2020, per farlo mancava solo un elemento dirimente ossia capire quale era la percentuale di assunzione possibile in ciascuno comparto.

Ma per ragioni elettorali si è scelto di lasciare alle Rsu il compito di diversificare i salari dei dipendenti con i meccanismi della performance e con tagli discrezionali al salario accessorio e allo stesso tempo sono arrivate alcune norme per i piccoli comuni, che lette con attenzione, rappresentano una amara beffa per le autonomie locali.

La legge di bilancio appena approvata in Parlamento prevede che i piccoli enti locali, quelli che hanno una popolazione compresa tra 3mila ai 5mila abitanti, potranno sostituire in toto il personale in pensione (turn over al 100% per capirci) solo se la spesa di personale recedente nell’ultimo triennio risulti inferiore al 24% della media delle entrate correnti. Basteranno pochi euro in piu’, o un paio di soli punti di spesa in piu’, per vedersi ridotto il turn over tra il 25% e il 75%

Evidentemente le nuove regole penalizzano i piccoli comuni già gravati, negli ultimi anni, dalla perdita di personale senza mai potere effettuare assunzioni in numero adeguato ai fabbisogni reali dell’Ente; la penalizzazione prosegue perché la spesa personale inferiore al 24% delle spese correnti significa che si sono già praticate politiche draconiane di tagli al personale e prendere in esame una percentuale di spesa cosi’ bassa per autorizzare nuove assunzione rappresenta una vera e propria beffa.

Poco o nulla cambia anche per i Comuni sopra i 5mila abitanti anche in questo caso il riferimento è a dati cosi’ bassi già stabiliti nell’art 1, comma 228, della legge 208/2015 che varrà fino al 31 dicembre 2018. Dal 1 gennaio 2019 si tornerà, se nel frattempo non saranno intervenuti nuove disposizioni di legge, alla legge 90/2014 che prevede la possibilità di assumere tanto personale quanti saranno i pensionamenti.

Chi allora aveva detto, o sperato, che già nel 2018 saremmo tornati a regole meno severe in materia di assunzione di personale dovrà ricredersi alla luce di quanto scritto.

Uniche eccezioni saranno per la Polizia locale che già nel 2018 saranno al 100% dei pensionamenti e per i comuni sotto 1000 abitanti che potranno assumere tanti lavoratori quanti sono andati in pensione nell’anno precedente. Ma in questo ultimo caso il Governo ha deliberato disinteressandosi totalmente delle dinamiche occupazionali degli anni passati che hanno già prodotto una autentica voragine negli organici dei piccoli comuni.

Trattasi di regole costruite ad arte per contenere la spesa di personale senza alcuna considerazione obiettiva degli organici necessari alla gestione degli uffici e dei servizi, si cerca allo stesso tempo di promuovere processi di fusione tra piccoli comuni con la motivazione che potranno meglio affrontare e risolvere le criticità, tacendo ovviamente sulla riduzione di servizi e del personale . Non a caso le Unione dei Comuni potranno assumere già nel 2018 nel limite del 100% della spesa dei propri cessati nell'anno precedente.

Le dinamiche relative alla spesa di personale sono quindi strettamente connesse ai bilanci e alle spese correnti degli enti locali che sappiamo essere spesso in balia di debiti contratti con le banche e i derivati. Non basta tuttavia parlare di rinegoziazione dei mutui soprattutto perché servirebbe azzerare il debito contratto con le banche, ma questo, si sa, non è tra i propositi del Governo.

Sarà allora per questo motivo che spingeranno gli enti locali ad un grande piano di vendita dei patrimoni, i proventi delle alienazioni serviranno per ripianare il debito (altri soli alle banche , soldi che dovrebbero essere investiti nei servizi al cittadino) e non per incrementare la spesa corrente. Si venderanno allora i gioielli di famiglia per pagare gli interessi alle banche , l’ennesimo piano di svendita del patrimonio pubblico dentro un contesto di perenne riduzione delle spese correnti e di personale. A rimetterci saranno solo i cittadini e quanti sperano di superare un eventuale concorso pubblico per conquistare, magari dopo anni di precariato, l’agognato contratto a tempo indeterminato. Le politiche di austerità, come del resto la Legge Del Rio insegna, si accaniscono sulla sanità e sulle autonomie locali, lo fanno con ferocia e utilizzando normative costruite ad arte per privatizzare e promuovere l'outsorcing.

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