Petrolio e oro: ecco cosa si cela dietro l'aggressione al Venezuela
Il Venezuela è tra i principali produttori di petrolio e gli idrocarburi fanno gola agli Usa di Trump specie se geograficamente vicini, a portata di mano, pronti per essere sfruttati qualora si insediasse un Governo amico, un Governo accondiscendente con gli Usa, disponibile a svendere le risorse energetiche e le ricchezze del paese alle multinazionali ma non prima di avere privatizzato l'intero settore.
Poi un discorso andrebbe aperto sull'economia Venezuelana troppo dipendente dall'estrattivismo con pericoli ecologici sottovalutati ma il discorso da fare è altro: esiste un Governo eletto democraticamente ma sotto assedio, i paladini del libero mercato a finanziare da anni colpi di stato.
Per mettere in ginocchio la democrazia popolare del Venezuela hanno boicottato l'economia tanto è vero che le esportazioni petrolifere del Venezuela sono crollate ai minimi storici: nel 2012 Caracas produceva 2,9 milioni di barili al giorno di petrolio (mbg) e ne esportava 2,1, oggi ne produce 1,3 mbg esportandone 1,2 milioni.
La riduzione delle esportazioni significa meno soldi nelle casse statali e minori interventi sociali in un paese dove negli anni di Chavez si è costruito uno stato sociale funzionante tra edilizia popolare, scuole, ospedali, lavori pubblici. Ridotte le esportazioni sono gli Usa ad avere aumentato le esportazioni petrolifere.
Il primo provvedimento di un Governo nuovo filo Usa sarebbe proprio la privatizzazione della compagnia petrolifera di Stato (Pdvsa) e il rientro nel paese delle major petrolifere, la concessione a multinazionali estere delle licenze esplorative e produttive nel campo degli idrocarburi e non solo.
La cosiddetta difesa della democrazia altro non è che la copertura di interessi economici ben noti, il Venezuela fa gola alle major petrolifere e alle multinazionali, l'esperienza popolare del paese è ancora pericolosa per gli equilibri imperialistici (chiamiamoli con il loro nome una volta tanto) Usa nel continente latino americano ma decisiva anche per i costi degli idrocarburi in nome dei quali i Golpisti diventano democratici e gli oppressori liberatori. Ecco come e perchè avviene il rovesciamento della realtà.
Poi un discorso andrebbe aperto sull'economia Venezuelana troppo dipendente dall'estrattivismo con pericoli ecologici sottovalutati ma il discorso da fare è altro: esiste un Governo eletto democraticamente ma sotto assedio, i paladini del libero mercato a finanziare da anni colpi di stato.
Per mettere in ginocchio la democrazia popolare del Venezuela hanno boicottato l'economia tanto è vero che le esportazioni petrolifere del Venezuela sono crollate ai minimi storici: nel 2012 Caracas produceva 2,9 milioni di barili al giorno di petrolio (mbg) e ne esportava 2,1, oggi ne produce 1,3 mbg esportandone 1,2 milioni.
La riduzione delle esportazioni significa meno soldi nelle casse statali e minori interventi sociali in un paese dove negli anni di Chavez si è costruito uno stato sociale funzionante tra edilizia popolare, scuole, ospedali, lavori pubblici. Ridotte le esportazioni sono gli Usa ad avere aumentato le esportazioni petrolifere.
Il primo provvedimento di un Governo nuovo filo Usa sarebbe proprio la privatizzazione della compagnia petrolifera di Stato (Pdvsa) e il rientro nel paese delle major petrolifere, la concessione a multinazionali estere delle licenze esplorative e produttive nel campo degli idrocarburi e non solo.
La cosiddetta difesa della democrazia altro non è che la copertura di interessi economici ben noti, il Venezuela fa gola alle major petrolifere e alle multinazionali, l'esperienza popolare del paese è ancora pericolosa per gli equilibri imperialistici (chiamiamoli con il loro nome una volta tanto) Usa nel continente latino americano ma decisiva anche per i costi degli idrocarburi in nome dei quali i Golpisti diventano democratici e gli oppressori liberatori. Ecco come e perchè avviene il rovesciamento della realtà.
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