Sulla legge regionale Toscana in materia di polizia locale

Note del sindacato Generale di Base sulle norme in materia di sicurezza urbana e polizia locale
Abbiamo ricevuto copia della proposta di legge Regionale in oggetto e come da impegni assunti al tavolo sindacale e all'Amministrazione comunale inviamo un nostro contributo. La prima cosa da evidenziare è che, mentre in passato la legge regionale disciplinava esclusivamente la polizia locale (municipale e provinciale) definendone i presupposti per l'istituzione e le funzioni, la bozza di oggi propone un testo più ampio, in cui il leitmotiv è la sicurezza: ed è proprio in questo contesto (in cui si fa richiamo esplicito al decreto Minniti) che viene collocata la polizia locale.
Da qui una prima considerazione: la polizia municipale non può sottrarsi ad essereanche operatore nel settore della sicurezza ma non è questo il compito principale e prioritario della polizia municipale. Per altro, la Costituzione (art. 117) attribuisce proprio allo Stato la competenza in materia di sicurezza!  Ovvio, che poi la legislazione ordinaria (Minniti ma non solo) fa virare un po' il tema sicurezza anche verso gli enti locali chiamati a contribuire alla sicurezza ma senza sostituirsi allo Stato. Questo è il nostro pensiero ma il testo di legge Regionale sembra pensarla diversamente, infatti agli articoli 6 e 7 si parla di indice di delittuosità, prevenzione di reati predatori... , si vuole insomma decentralizzare la questione sicurezza dagli organi centrali a quelli locali. E' necessaria una ulteriore precisazione relativa ai ruoli e all'inquadramento dei dipendenti: già oggi esistono tre ruoli, il comandante (Dirigente), chi fa coordinamento e controllo (cat. D, funzionari e ispettori) e agenti (cat. C, la bassa manovalanza, per intendersi, quelli che devono essere controllati dai controllori (ma chi controlla i controllori?). Sempre nel testo, all'art 21 , si assegnano ruoli dirimenti ai nuclei specializzati, dal nostro punto di vista ogni dipendente della Pm è o dovrebbe essere in grado di assolvere una pluralità di compiti, da qui deriva professionalità e anche risultati migliori. Già oggi esistono nuclei specializzati (annona, pg...), a cosa serve aggiungerne altri se non nell'ottica di sostituirsi in ruoli spettanti ad altri corpi?
La proposta di legge parte dalle normative vigenti, non ultimo il Pacchetto sicurezza, e, ferme le competenze statali, lascia teoricamente agli enti locali norme di orientamento atte a favorire la vivibilità urbana e azioni di contrasto del degrado. La sicurezza urbana è definita come vivibilità e decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione urbanistica, sociale e culturale, al fine di conseguire elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile. Tuttavia, non sono indicati chiaramente gli indici del degrado da riqualificare,  la mancanza emerge soprattutto in tema urbanistico, laddove manca un'analisi delle specificità delle varie aree esposte ad attività criminose (periferie, centro, edifici di rilievo culturale ecc)  e delle eventuali misure correttive da adottare. Nè si prescrive una qualche relazione relazione tra questo tipo di "mappatura del rischio" ed altri settori di inetervento degli enti; ad esempio, non sarebbe male se la normativa regionale imponesse una ricognizione, ed eventuali correttivi, per un'area periferica scarsamente illuminata o con modalità e livelli di mobilità inadeguati, o stabilisse ad esempio, fermate a richiesta dei bus ecc.
Laddove si parla di recupero delle aree e siti degradati mancano politiche attive contro i responsabili di questo degrado, che potrebbero essere "vandali" ma anche  che soggetti privati responsabili della fatiscenza di immobili o di averli murati per impedirne l’occupazione, Si guarda solo a fenomeni criminali di tipo predatorio di cui non vogliamo sminuire l’importanza ma che vengono ritenuti ostacoli primari alla coesione sociale e alla convivenza civile quando invece i piccoli reati scaturiscono da un contesto sociale immiserito dalla perdita di lavoro e di casa. Lungi da scatenare polemiche ideologiche pensiamo che una legge regionale non possa svilupparsi prevalentemente dalla nozione di degrado urbano ma inquadrare gli interventi necessari dentro un contesto di integrazione sociale e di contrasto alle discriminazioni di cui pur si parla, pur in termini approssimativi, a proposito della tipologia di interventi. Manca nella proposta un quadro ben definito nel quale gli enti locali si possano attivare per dettare linee guida ben definite in materia urbanistica, mancano gli strumenti atti a garantire alla Polizia locale quella funzione di mediazione sociale, pur auspicata nella proposta di legge, che potrebbe scaturire dal rafforzamento di presidi nei quartieri, da un rapporto diretto della Polizia locale con il territorio a cui vengono preferiti lo sguardo da vicinato o la video sorveglianza . La Polizia locale dovrebbe essere messa in condizione di svolgere al meglio tutte le funzioni, ce ne sono molte che non trovano adeguato ascolto nella proposta di legge, per esempio le azioni di contrasto del lavoro nero, ci pare evidente che le priorità degli estensori di questa proposta siano assai simili a quelle del Governo nazionale, esiste una perfetta continuità di vedute pur appartenendo a schieramenti politici contrapposti. E' alquanto generico il  riferimento esplicito ai servizi per conto terzi a pagamento nel rispetto della Costituzione, servizi a pagamento che potrebbero essere fonte di incentivo economico per il personale e di investimento in politiche attive a sostegno della sicurezza e di contrasto della marginalità sociale. Mancano percorsi inclusivi e di partecipazione informazione come le bacheche di quartiere dove affiggere manifesti e volantini di associazioni, gruppi, partiti e sindacati in alternativa all’attacchinaggio abusivo. Appare poco incisiva la interazione della Pm con gli uffici regionali e locali del sociale, si assegna troppa rilevanza alla presenza di nuclei speciali, sono previsti una serie di organi e comitati, sperando che ciò non si traduca in aggravio burocratico per uffici già onerati della carenza di personale che oltre a compiti operativi ha varie funzioni puramente amministrative, mancano precisi riferimenti al numero di corsi minimi da garantire a ciascun operatore della Pm, manca infine il principio della rotazione degli incarichi di vertice come consigliato vivamente dall’autorità anticorruzione. Ci sono poi aspetti controversi laddove si parla di quiete e tranquillità di persone, la pubblica quiete da tutelare 24 ore al giorno  è un nonsense perché stride con i piani del traffico che fanno affluire piu’ mezzi su gomma in alcuni quartieri rispetto ad altri e soprattutto non si addice a città con vocazioni turistiche o abitate in prevalenza da giovani. Ci auguriamo che queste osservazioni siano almeno in parte accolte o comunque lette e magari discusse in consiglio comunale
SINDACATO GENERALE DI BASE COMUNE DI PISA

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