Intervento del No Camp Darby al dibattito contro la guerra

 Intervento di No camp Darby alla festa in provincia di Grosseto

cari\e, 

avremmo preferito essere presenti con una delegazione numerosa ma impegni di natura personale e lavorativa, la stanchezza di molti\e e il periodo di ferie non lo hanno consentito.

 Come No camp darby siamo nati alcuni anni fa per opporci all'ampliamento della base Usa , organizzammo delle manifestazioni unitarie ma una buona parte di quel movimento decise di abbandonare allora l'impegno antimilitarista e antimperialista. Non è una polemica, che in ogni caso dovrebbe riguardare tutti\e indistintamente, ma la semplice constatazione di quanto sia difficile sviluppare un ragionamento serio e costruttivo contro la guerra, ci si divide su tutto, sul giudizio sulla Cina, sulla natura della Russia, sul concetto di imperialismo, sulla natura del pacifismo. 

Il vero problema, a nostro modesto avviso, è rappresentato dal fatto che mettere in discussione la Nato, il suo ruolo, la militarizzazione, la stretta correlazione tra guerra, economia, pianificazione del territorio, strumenti di controllo e repressione significa sviluppare uno sguardo acuto e a 360 gradi che non si limiti a narrazioni societarie ma parta da analisi oggettive per spiegare innanzitutto le ragioni del conflitto, le ricadute sulla nostra esistenza, le conseguenze economiche, i riflessi sui territori, le fabbriche delle menzogne atte a giustificare la militarizzazione, il reiterarsi dello stato di emergenza

 Prendiamo ad esempio i rigassificatori, non sono solo una minaccia al territorio ma, per come sono congeniati, per la nostra sicurezza visto che li vogliono costruire in prossimità dei porti e dei centri abitati. La guerra in corso, le sanzioni contro la Russia hanno spinto l'Italia a diversificare l'approvigionamento di gas e petrolio, di conseguenza si acquisteranno prodotti a 5 volte tanto il prezzo pagato alla Russia ma avremo bisogno proprio dei rigassificatori. 

Se non spieghiamo il nesso tra guerra e rigassificatori, tra militarizzazione dei territori e questioni energetiche, tra economia di guerra e costi sociali scaricati sulle classi lavoratrici difficilmente usciremo da questo impasse. Per alcuni l'idea migliore è quella di costruire comunità contro la guerra sul modello della Val di Susa, resistenza decennale di lotte e istanze radicali contro lo scempio delle grandi opere ma talvolta si perde di vista altri aspetti come il ruolo della guerra, l'economia di guerra, la Bussola europea, il riposizionarsi della Ue in subordine alla Nato da un lato e in autonomia dall'altra come dimostra l'aumento esponenziale delle spese militari e delle missioni all'estero.

 In estrema sintesi lo sforzo, immane, è quello di costruire consenso attorno alla lotta contro l'aumento delle spese militari  senza perdere di vista i fatti essenziali ossia che attorno alla guerra e alle politiche da intraprendere esiste un consenso diffuso e trasversale ai due schieramenti politici.

 La idea di costruire una nuova cittadella militare nel territorio pisano non rappresenta solo una minaccia al Parco ma la prima risposta alle istanze della Bussola europea e la necessità di avere truppe addestrate che alla occorrenza possano raggiungere l'hub dell'aeroporto militare di Pisa o, visto che si tratta di carabinieri, essere utilizzati anche in termini repressivi qualora il conflitto sociale si radicalizzi nel paese. 

Sono aspetti dirimenti per noi, quelli sopra menzionati ma sappiamo bene come sia assai difficile trasmettere un messaggio convincente in grado di coinvolgere non solo la stretta cerchia dei militanti. 

Le questioni legate alla militarizzazione dei territori o diventano patrimonio diffuso del conflitto sociale e politico o rischiano di riprodurre gli equivoci  storici dei movimenti contro la guerra, equivoci che diventano funzionali a qualche schieramento politico senza mai affrontare i nodi salienti che a nostro avviso dovrebbero essere oggetto di confronto in ogni dibattito

Vediamoli insieme

  •  perchè aumentano le spese militari  e il nesso esistente tra politiche economiche di guerra e politiche sociali
  •  perchè il ricorso alla guerra diventa strutturale  per superare le crisi di sovrapproduzione
  • i cambiamenti degli equilibri fino ad oggi esistenti e il ruolo della Nato 
  •  la militarizzazione porta solo danni all'ambiente  e non è fonte di arricchimento 
  •  cosa rappresenta la Bussola europea e le sue ricadute.
  • perchè viviamo da anni in uno stato di Emergenza 
  •  perchè si ampliano le basi militari in Italia e come costruire una risposta a questi processi
 Ci auguriamo di avere  fornito qualche spunto di riflessione per arricchire il confronto e il dibattito


COMITATO NO CAMP DARBY PISA

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