La campagna elettorale a Pisa tra securitarismo, militarizzazione del territorio e grandi opere

 Pene severe e certezza della pena, si torna a parlare di sicurezza a Pisa dopo gli ultimi fatti di cronaca ma lo si fa a senso unico perseverando nelle politiche di contrasto al degrado che si sono rivelate dannose e inutili.

Il quartiere della stazione è al centro dell'attenzione spasmodica del centro destra che dimentica alcuni aspetti dirimenti quali le centinaia di appartamenti vuoti da decenni e murati per impedirne l'occupazione, l'assenza di interventi sociali in una area degradata. 

Sarebbe sufficiente l'intervento del Sindaco per assegnare parte di questi palazzi ai bisognosi di casa che invece vengono ospitati, a caro prezzo per la comunità, in B&b e alberghi.

Non bastano le bandiere in piazza della stazione (le bandiere storiche  approvate e benedette nel ventennio fascista) per riqualificare un quartiere, non è sufficiente riempire di bar una via per una movida consapevole se poi sono sempre e solo le dinamiche del profitto a governare.

Chi oggi vive nel quartiere della stazione deve fare i conti con l'assenza di operatori di strada, tranne quei pochi rimasti dopo i tagli alla Sds, e con una idea di quartiere che dovrebbe partire dalla riqualificazione di alcune aree.

 Quello che era il dopo lavoro ferroviario, un centro di aggregazione e di ritrovo oggi è stato progressivamente abbandonato (restano le attività teatrali gestite da associazioni per alcuni mesi all'anno), un centro sociale (Rebeldia) è stato da anni sgomberato e al suo posto è nato il complesso della Sesta porta dove si trova anche la caserma della Pm  con spogliatoi relegati in scantinati che sono già stati visitati dalla Asl dopo le denunce dei rappresentanti lavoratori alla sicurezza.

Non esistono attività sociali degne di nota, un quartiere sul quale grava la speculazione immobiliare con le tante case vuote e murate, aree di degrado e di spaccio alimentate da una visione urbanistica miope, tanti anni fa per svuotare le piazze dallo spaccio si organizzavano attività sociali rivolte al quartiere.....

E per il rilancio della città altri pensano che siano indispensabili le grandi opere dimenticando i miliardi di euro spesi per il trenino che sostituisce una linea ferroviaria per la quale erano stati spese ingenti risorse solo pochi anni prima.

Una città diventa attrattiva quando esiste una visione complessiva che metta insieme cultura, turismo, urbanistica e interventi sociali, una città inclusiva tanto per gli autoctoni quanto per gli studenti, per chi venga da fuori, una città non ad uso e consumo dei  soli commercianti e con percorsi turistici che lasciano fuori importanti musei come quello di San Matteo, Palazzo Reale o le Navi romane.

E per rilanciare un turismo consapevole la ricetta non è quella di sostituire personale formato e contrattualizzato con semplici volontari di qualche associazione secondo la logica  di massimizzare i profitti sulla pelle magari di giovani, e non, sottopagati.

Una città diventa attrattiva se non dimentica gli ultimi, il lavoro e gli interventi sociali, la promozione di attività culturali per 365 giorni l'anno senza restare invischiati nelle politiche degli eventi strombazzati anche a fini elettorali.

Questa idea di città resta fuori dal dibattito politico e cosi' ritroviamo le solite ricette speculative e securitarie che rappresentano non la soluzione ma il problema

Sindacato di base Cub Pisa

Commenti