Sindacalisti\e e il paracadute elettorale in Parlamento

 Il Pd candida le ex segretarie generali di Cgil e Cisl, entrambe potrebbero correre per due seggi in Parlamento (la parola finale la diremo a liste presentate), insieme nella stessa coalizione chi ha ritenuto la discussione sull'art 18 un retaggio del secolo scorso e chi invece ha fatto poco o nulla per contrastarlo.

 Mala tempora currunt sed peiora parantur.

Negli ultimi decenni ex sindacalisti, nella loro prima vita tanto arrendevoli verso i governi e i padroni quanto acerrimi oppositori di ogni svolta radicale del sindacato, assuefatti alla logica del meno peggio che ci ha fatto perdere potere di acquisto e di contrattazione, si sono riscoperti nella seconda parte della loro esistenza parlamentari attivi, membri di qualche commissione dove hanno sostenuto magari la precarizzazione del lavoro. Una linea di continuità tra sindacato e politica all'insegna della moderazione salariale e politica.

Che la Cisl fosse concorde con Renzi e il jobs act è cosa risaputa , che la stessa Camusso volesse preservare l'unità con la Cisl anche a costo di far passare delle leggi liberticide per i lavoratori è altrettanto vero.

Ora le ritroviamo insieme assai probabili candidate del Pd alle elezioni del 25 Settembre, in quel partito che si oppose con ogni forza perfino alle due misere ore di sciopero contro il jobs act proclamate dalla Cgil, non si tratta di una fine indecorosa ma piuttosto di aprire gli occhi davanti alla subalternità sindacale e politica a logiche degne di qualche  vecchio avanspettacolo. 

Se oggi ritroviamo le ex segretarie dei principali sindacati nazionali come candidate del Partito che ha contribuito alla precarizzazione del lavoro non ci viene il dubbio che anche il loro operato sindacale sia stato a dir poco contraddittorio e non certo funzionale alla salvaguardia dei diritti sociali e collettivi?

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