RAMPANTE RAMPINI

 

di Tiziano Tussi  da Gramsci Oggi - rivista on line- Luglio 2022

 

 

Molte analisi del momento storico che attraversiamo, con la crisi ucraina, fanno capire come l’accettazione apatica di un pensiero unidirezionale possa portare, nel tempo, a situazioni pericolose per il buon vivere degli uomini. Così come in Ucraina ora, le litanie analitiche di toppi uomini pubblici in Italia, e rimaniamo fermi qui, al nostro orizzonte, potrebbero scavare fosse profonde, in cui interrare il pensiero critico, ben in fondo.

Esempio un articolo di Federico Rampini, trovato sul sito del Corriere della Sera, proprio oggi, 9 marzo. Scorriamo la giaculatoria foderata da fette di prosciutto di Praga, ben alte. Si parte, naturaliter, con la guerra nel “cuore dell’Europa”, per descrivere la caduta delle democrazie occidentali, impreparate e molli davanti a Putin, così come dice il titolo. Democrazie “assediate dal proprio interno”. La colpa è dei pacifisti ipocriti che gridano slogan assurdi, per Rampini: “né con la Russia, né con la Nato”. Vengono in mente simili slogan nel periodo dei torbidi italiani, quello del terrorismo rosso. Cosa tende a fare questo slogan? “A criminalizzare la proprio storia, a colpevolizzarsi per gli orrori dell’imperialismo”. Rampini si rammarica che tali denunce, parrebbero lecite, parrebbero, vogliano solo definire il “nostro” imperialismo, quello “bianco”, mentre per quelli “russo e cinese” nessuna recriminazione. Mentre quello dei bianchi sembra essere “l’unico militarismo ad avere disseminato il pianeta di sofferenze”. Naturalmente Rampini mette il punto di domanda alla fine della frase.

La colpa di tanto misunderstanding è dei movimenti quali Black Lives Metter, che “da anni denuncia gli Stati Uniti come l’Impero del Male”. Il movimento, che significa appunto Le vite dei neri contano, è la causa di tanta apostasia, non il fatto che gli USA abbiano effettivamente operato in termini imperialistici dalla loro nascita. Prova ne sia che nelle trasmissioni russe gli ospiti spesso sono appartenenti a questo gruppo e sono anche molto presenti “vetero-marxisti con la cattedra nei campus universitari USA dove domina il loro pensiero politically correct.”

Invece il vero genocidio è quello che “Putin vorrebbe compiere contro il popolo ucraino”, vorrebbe…. Mentre per quello che è avvenuto realmente, in più occasioni, da parte dei bianchi USA verso numerosi popoli obbliga i poverini “ad ammetterlo ed a espiare”. Ma come si può essere così crudeli da pretendere scuse da chi, da secoli, ammazza popoli di ogni etnia, partendo dai nativi pellerossa?

Già queste sconsiderate richieste, pronunciate dalla pericolosissima, almeno per Rampini, “Alexandria Ocasio-Cortez [che] accusa l’America per tutte le ingiustizie planetarie” sono da rifiutare.

Per fortuna, in Europa, sempre Rampini docet, “i tedeschi cominciano a prendere sul serio la difesa e il progetto di esercito comune europeo”. Quindi speranze in una resipiscenza da parte nostra ed in questo caso “l’aggressione all’Ucraina è stato uno shock salutare, l’inizio di una presa di coscienza, persino di rinascita.” Bel passaggio che significa che i morti ucraini almeno serviranno a qualcosa, almeno a rilanciare le mire imperialistiche assopite dell’Europa. Passaggio, detto in chiaro, che fa abbastanza schifo.

Ma il pericolo è in agguato. E Mosca e Pechino, che per tutto l’articolo viene tirato continuamente in ballo, come se fosse la Cina ad aver invaso l’Ucraina, “sembrano convinte che …ben presto l’opportunismo del business… e le nostre fazioni antioccidentali …torneranno a dividerci”, dopo che avevamo provato a restare uniti con le sanzioni e l’invio di armi agli ucraini.

Cosa dire a commento? Ben poco. Basterebbe leggere l’intero articolo e pensare che i guerrafondai di casa nostra sono sempre all’erta. E come disse quel tale, a proposito del Nicaragua di Somoza, l’importante è che “il figlio di puttana [di turno] sia il nostro figlio di puttana.” Insomma, se va a braccetto con gli interessi delle vere democrazie – leggi gli USA – ogni fatto, atto, guerra o distruzione in grande, è OK per noi! Altrimenti è un dittatore, alla stregua di Hitler, Stalin, Mussolini.

 

L’UCRAINA ALLA PROVA DEL TEMPO

di Tiziano Tussi

Due aspetti in chiaro sulla guerra in Ucraina in corso: a) cerchiamo di capirci qualcosa; b) riflessi in casa nostra. a) Al di là di ciò che potrebbe essere detto una volta per tutte: basta con la guerra, tragedia inutile. Questo è valido per ogni conflitto in corso e per quelli del passato. Ma non basta ed è insulso ripeterlo più di qualche volta, poi diventa litania. È vero, guerra come inutilità per risolvere conflitti di altro genere, ma non inutile in assoluto, altrimenti gli umani non vi avrebbero ricorso, non vi ricorrerebbero così spesso. Non è tanto per la violenza insita in noi creature della terra, ma perché si pensa veramente di potere cambiare in assoluto qualche equilibrio sociale tra stati. Serve? Ma serve la pace veramente? Domande a cui non si potrà forse mai dare risposte certe, ma intanto si continua a morire per bombe, pallottole, razzi ecc. ecc. E comunque occorre definire un po’ questa guerra. Intanto pare un poco surreale. È iniziata il 24 febbraio2022 o il novembre 2014? Già per questo bisogna mettere in fila i fatti della storia recente oppure solo questo che si sta svolgendo sotto i nostri occhi ora? Evidentemente le questioni storiche contemporanee si sgonfiano sotto le bombe che esplodono ora. Cosa si può dire? Che i fatti che si assommano diventano poi causa di tragedie ancora più ampie. Occorre dire che le divisioni in un Paese, sopportate per anni, a volte esplodono in scontri militari insopportabili. A volte accade così. Le tensioni durano anche anni ma possono venire a definizioni tremende; a volte vanno avanti per anni ancora; a volte non se ne vede una risoluzione di qualsiasi tipo. Basti osservare i focolai di guerra in giro per il mondo – Israele, Libano, Congo ecc. A volte si arriva ad un punto di suppurazione – Ucraina. Ma per condurre una guerra, non importa dopo quanti anni di tensione, occorre farlo con razionalità, anche guerresca. Putin sembra avere prodotto alcuni miracoli: Ucraina come cuore dell’Europa; Ucraina come Paese democratico e libero dove vige una società democratica e libera, non importando più gli atti di scontri interni – Odessa, 2 maggio 2014; provincie in guerra da otto anni. Tutto cade di fronte a ciò che ora accade. Un presidente arrivato lì per caso, assurto a simbolo di resistenza all’oppressore e sinonimo di resistente all’oppressione pura (una sorta di partigiano del bene). Dall’altra parte: situazione di stretta sociale in Russia e distruzione economica del Paese, che evidentemente merita questo ed altro. Per reazione: corsa alla solidarietà con un popolo preso di mira in ogni parte del mondo – anche in Italia, in qualsiasi luogo si fa a gara per mandare qualcosa che possa servire a chi sta sotto le bombe. Insomma, un atto che spazza via qualsiasi distinzione e analisi nello specifico. Chi si ricorda più delle ragioni di provincie, o parti di esse, separatiste; chi va a rivangare la politica repressiva dell’Ucraina verso gli oppositori filorussi o soltanto non vicini al potere; chi ancora può definire colpe e misfatti di una parte, l’Ucraina, quando l’altra, la Russia, sta bombardano e uccidendo indiscriminatamente, così come accade di morire sotto un bombardamento, che per sua natura uccide indiscriminatamente? E non parliamo poi degli errori di organizzazioni – NATO, su tutte – che sono diventate, nella narrazione comune, difensive (ma di cosa? Non si dice, naturalmente). Ogni discorso appare così senza via d’uscita, a senso unico e chiuso. Cosa dire ancora, cosa dire di più. Proprio nulla. Impossibile parlarne. Invece ci sarebbe da dire, fare analisi storiche, discernere tra i fatti, cercare di definire un orizzonte possibile e motivazioni dell’origine del fenomeno in corso. Ma come è possibile sotto le bombe? Anche nel passato è stato fatto – basterebbe ricordare la guerra del Vietnam - ma tutto sembra lontano. Ed inutile. Allora vivevamo in un mondo diviso ideologicamente, cosa che appare ora superata, così molti dicono. Ma senza ideologie l’inutilità balza agli occhi. Esistono solo bene e male. Tutti ci schieriamo per il bene, perbacco! Tutti, tranne i dittatori. Semplice. b) Questa inutilità porta poi a comportamenti gregari e idioti. In Italia e nel mondo questo si solidifica in richieste di abiure del proprio essere russo; della simpatia culturale con il mondo russo, la sua letteratura e la sua cultura in genere. Cancellare un percorso secolare di arte e sensibilità per non apparire filo Putin. La scemenza generale richiede abiure, prese di distanza, lontananza da un governo e dal suo leader. Altrimenti, altrimenti… non si dirige più un’orchestra, non si possono tenere corsi all’università, non si deve più leggere nulla di russo. Le domande di smarcarsi da quel mondo dittatoriale, in Italia, ma non solo, impedisce di amare un luogo che ha tanti motivi per farsi amare. Ed allora tutto dovrebbe indirizzarsi verso l’Ucraina, Paese del quale in Italia pochi sapevano qualcosa, tranne coloro che avevano badanti per nonni o donne di casa che ce le pulivano, e lo fanno tutt’ora, oppure per chi, per varie ragioni, avevano contatti con quel Paese, pochi per la verità. Anche della situazione sociopolitica e militare, visto che sono otto anni almeno che da quelle parti, non in tutto il territorio, si sparano addosso. Questi due aspetti si tengono e non vedono per ora risoluzione e il futuro è ancora incerto. Una guerra che comunque mette in discussione quel che sarà per molto tempo. Più che altre guerre che la Russia ha condotto in zone non molto lontane dall’Ucraina – Cecenia, Georgia. Qui siamo in Europa, si continua a dire, a dispetto della sua collocazione geografica e della sua cultura, anzi nel cuore dell’Europa; ma tant’è. Il grande gioco internazionale continua sotto in nostri occhi ma noi ora abbiamo ascolto solo per il bene contro il male. Così poco si capisce e poco si riesce a pensare in modo razionale per il futuro, anche da noi, anche in Italia. Pensiamo cosa potrebbe essere un conflitto, uno scontro interno, qui da noi, dopo che abbiamo da anni accumulato comportamenti irrazionali in politica, con primi ministri che vengono da fuori del Parlamento; con una situazione di tensione sociale tra nord e sud del Paese e con le sue differenze socioeconomiche che restano sempre in piedi; con una delinquenza che non si schioda dalle nostre vite; con la corruzione che continua a perseverare; con una scuola che è diventata un colabrodo; con un’apatia sociale che è difficile pensare possa peggiorare. Cosa potrebbe scoppiare anche da noi? L’ucraina ci dovrebbe insegnare qualcosa, ma penso che così non sarà. Ogni società percorre allegramente la strada del nonsense. Ed intanto bombe e razzi esplodono in continuazione e non solo a Kiev e d’intorni. Ma non spingete: per altri problemi c’è ora da mettersi in coda, da aspettare. Tutte le guerre in coda, ora c’è questa. Ora, e non si sa per quanto tempo. Il tempo che scorre differentemente per chi assale e per chi viene assalito..

 

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