Tra deroghe ed eccezioni cosa valgono i titoli di studio della Pa?

 riceviamo e pubblichiamo questa lettera che induce i sindacati a qualche riflessione sugli ultimi contratti nella Pa


Bungiorno, sto leggendo la bozza contrattuale per le Funzioni locali e non mi capacito di tanta approssimazione. Cerco di placare la rabbia e vado a spiegarmi.

Mio padre, classe 1939, è morto da tempo ma per circa 35 anni è stato dipendente enti locali, avendo solo il titolo di studio elementare  ha dovuto frequentare , a 47 anni, le scuole serali, per il diploma di terza media  se voleva conquistare una mansione non gravosa per la sua salute come quella che aveva svolto per anni (stradino).

Grazie a sacrifici  familiari enormi io sono riuscito a prendere la laurea e dopo anni di privato a giro per la Regione ho vinto una selezione e sono diventato dipendente di un Comune.

Da tempo mi veniva detto che solo con i titoli di studio sarei passato alla fascia d e per questo ho superato la selezione interna con il disappunto di colleghe\i anziani che la laurea non la possiedono e si sono visti scavalcare da uno più giovane di quasi 20 anni.

Mi sono messo nei panni loro e ho rivisto mio padre che in assenza di titolo di studio è finito in una portineria dopo l'infarto che lo aveva colpito quando la esperienza avrebbe suggerito un impiego diverso, di addetto al controllo dei cantieri per il quale serviva quel titolo che non aveva.

Io sono assai critico verso la meritocrazia che è servita solo a dividerci e a sottrarci salario accessorio dividendolo in maniera diseguale, ma stabilire delle regole per poi aggirarle con deroghe non credo sia la soluzione migliore, si finisce con il creare inutili contrapposizioni tra vecchi e nuovi, divide et impera e addio rivendicazioni comuni. La nuova  riforma della classificazione del personale  sostituisce le vecchie categorie A, B, C e D, con quattro aree corrispondenti ad altrettanti livelli di conoscenze e competenze


Nella categoria B i B1 e B3 giuridici finiscono nell’area degli operatori esperti e a salvaguardia dei vecchi B3 giuridici ci sarà il differenziale stipendiale con i B1, un po' come accaduto, nel precedente contratto, con i D1 e D3. In apparenza non cambia nulla ma in sostanza si perchè nel caso dei B ci sono colleghi del settore socio assistenziali  che nella Rsa del Comune erano inquadrati come B1 quando avrebbero dovuto essere B3 e in futuro saranno esecutori esterni ma senza quel differenziale economico. Non sarebbe stato preferibile abolire la fascia a e il b1 e inquadrare tutti in b3 ? 

Mia moglie è infermiera e mia figlia educatrice, non lavorano negli enti locali ma facciamo finta che siano colleghe con lo stesso profilo. Sono entrambe laureate (chi breve , chi lunga laurea) ma fino ad ora sarebbero state inquadrate in fascia C che come requisito di accesso ha solo il diploma. I nuovi assunti saranno nell’area dei funzionari (ex categoria D) mentre fino ad oggi erano in categoria C. Perchè prevedere delle norme transitorie per  la progressione all’area superiore in base non alla esperienza e al titolo di studio? E quanto stabilito per educatrici e  infermiere perchè non vale per gli altri?.

Cosa vuol dire la progressione tra le aree in deroga agli ordinari requisiti di accesso? Per anni, a torto o ragione, si è detto che l'accesso era stabilito dai titolo di studio oggi invece varrebbe quella esperienza per 30 anni ritenuta insufficiente requisito per i passaggi di carriera rinviando a procedure, definite dall’Ente, per stabilire i passaggi, da qui al 2025, con l’accesso dall’esterno di almeno il 50% del fabbisogno di personale. 

Ben vengano inquadramenti in fascia superiore progressioni verticali ma le si pensi erga omnes senza favorire singole professioni e soprattutto evitando di affrontare i nodi salienti come la performance, la  scarsa valorizzazione delle professionalità acquisite e demandando a ciascun Ente i percorsi necessari creando disparità evidenti. Il sindacato dovrebbe unire i lavoratori con i contratti, ora sappiamo che li va dividendoli per la ennesima volta e anche l'Aran con queste norme si rimangia la parola data per tanti anni sulla validità dei titoli di studio nella Pa.

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