Il capitalismo finanziario imperversa senza un fisco equo A proposito deIla mancata tassazione dei titoli di stato
Il capitalismo finanziario imperversa senza un fisco equo
A proposito deIla mancata tassazione dei titoli di stato
Il Governo ha approvato un Dpcm in virtù del quale i titoli di stato italiani fino al valore di 50 mila euro saranno esclusi dal calcolo dell’Isee.
La prima obiezione riguarda l'entità dei titoli di stato che potrebbero essere considerati i risparmi di una famiglia media da non considerare parte del patrimonio della stessa, tuttavia a pensarci bene si capisce che è solo la punta dell'iceberg di una tendenza generalizzata a detassare i profitti investiti in titoli ed azioni
L’Isee è l’indicatore che permette di fotografare la condizione economica di una famiglia e crediamo che avere titoli per 50 mila euro o 4\5 mila sul conto corrente non sia la stessa cosa.
Al calcolo dell'Isee concorrono anche le attività finanziarie e gli immobili al valore catastale, poi si applicano varie franchigie in base al nucleo familiare.
La domande è perchè escludere i buoni del tesoro e non altro e quale messaggio il Governo intenda lanciare con questo Dpcm. In base all'Isee si determina anche il diritto a usufruire di prestazioni socio sanitarie e quindi l'accesso alla sanità pubblica. Non pensiamo che un calcolo della ricchezza familiare, specie se finalizzato a prestazioni di natura pubblica, possa escludere per principio il possesso di titoli di stato
La condizione economica di una famiglia dovrebbe essere determinata da criteri complessivi per stabilirne il reale potere di acquisto includendo redditi e patrimoni e noi siamo il paese nel quale forse i diritti di eredità e successione risultano tra i meno tassati in assoluto. Ai fini delle prestazioni del welfare un calcolo onnicomprensivo permetterebbe di stabilire chi ha realmente bisogno di un accesso reale alle prestazioni socio sanitarie e quanti invece, avendo il medesimo diritto inalienabile, sono nelle condizioni di pagare almeno in parte le prestazioni.
Questa premessa si rende necessaria per riflettere sulla volontà del Governo di indebolire il welfare consentendone l'accesso alle stesse condizioni per famiglie di diversa condizione economica e con tenori di vita, e potere di acquisto, assai diversificati.
Nella fase storica in cui il Governo non intende introdurre un salario minimo per legge al fine di salvaguardare i salari medio bassi non si capisce la ragione di tanta magnanimità dimostrata verso alcuni patrimoni ammesso, ma non concesso, che il sistema pubblico si possa oggi permettere questa soluzione specie se consideriamo che numerose famiglie ormai sono impossibilitate al risparmio dovendosi indebitare perfino per le rate del mutuo o per arrivare a fine mese
Non si tratta di incentivare la propensione al risparmio ma in realtà si vuole spingere le famiglie ad investire in titoli pubblici italiani sobbarcandosi di parte del debito pubblico. E qualche obiezione arriva, non casualmente, da grandi colossi finanziari che vorrebbero escludere dal calcolo dell'Isee tutti gli investimenti, inclusi quelli in titoli azionari
Se poi il nostro welfare diventa sempre più povero la responsabilità ricade sul Governo che sceglie deliberatamente di non incentivarlo costruendo regole ad arte che poi si dimostreranno inique e divisive elargendo servizi sempre più carenti di cui potranno beneficiare indistintamente redditi medio bassi e redditi elevati.
Commenti
Posta un commento