La crisi industriale europea è legata al differenziale del costo del gas con gli Usa che ad inizio 2025 è ancora di 3,5 volte superiore

 

Economia di guerra oggi. Parte XIV

La crisi industriale europea è legata al differenziale del costo del gas con gli Usa che ad inizio 2025 è ancora di 3,5 volte superiore

Confindustria: il costo del gas e dell'energia alla base della crisi industriale italiana[1]

La perdita di competitività dell'industria europea come visto nei saggi precedenti[2] è riconducibile in primis al differenziale del costo del gas (grafico 1a - linea verde scuro in basso) e dell'energia elettrica, andatosi a determinare a partire dalla seconda metà del 2021 a favore degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda il gas naturale, la dinamica incrementale è stata inizialmente innescata sul mercato di riferimento per le transazioni europee, il TTF di Amsterdam (grafico 1a - linea verde chiaro), dall'attività della speculazione finanziaria, abile nell'avvalersi di un "collo nella bottiglia" creatosi nell'offerta per far salire le quotazioni e aggiudicarsi cospicue plusvalenze.

Grafico 1a: quotazioni del gas naturale in dollari Usa per milione di British thermal units nei mercati: 1) US Natgas: linea verde scuro; 2) TTF: linea verde chiaro; 3) JKM Asia [Giappone-Corea]: linea viola; 4) LNG China: linea blu.

Grafico 1b: rapporto fra i prezzi del gas in Europa e in Asia: linea nera tratteggiata. Fonte: Xtb (nota 4) 



Successivamente, da fine febbraio 2022, con l'introduzione dei pacchetti sanzionatori, il primo addirittura il giorno antecedente l'avvio dell'operazione militare speciale russa, il prezzo dal mese successivo ha ripreso a salire, per poi impennarsi, dopo l'approvazione il 18 maggio del Piano comunitario REPowerEU, nei mesi estivi fino ad una punta massima di 100 dollari per milione di British thermal units (USD/MMBtu) di agosto (grafico 1a - linea verde chiaro). Quest'ultima, unità di misura viene presa in considerazione nella presente analisi, al posto degli €/MWh[3] utilizzati nei saggi precedenti, al fine di poter effettuare un raffronto comparativo omogeneo con l'indice statunitense NatGas che quota appunto in USD/MMBtu.

Dopo il picco dell'estate 2022 la bolla speculativa ha iniziato a sgonfiarsi e le quotazioni ad inizio 2024 sono ritornate sotto 10 USD/MMBtu (grafico 1a - linea verde chiaro), tuttavia, su valori sensibilmente più alti rispetto al gas statunitense, quotato in base all'indice US Natural Gas.

Infatti, in un contesto di un andamento sostanzialmente parallelo delle due linee verdi, la scura e la chiara sono da allora rimaste ben distanti. A settembre scorso, al termine del grafico, il gas negli Usa era quotato 2,5 USD/MMBtu, mentre in Europa 11,5 $, vale a dire 3,6 volte tanto.

Al prezzo di listino va, inoltre, aggiunto per l'acquisto del Gnl statunitense da parte dei paesi europei un costo associato per liquefazione, trasporto e rigassificazione intorno a $8-10/MMBtu, che porta l'esborso effettivo intorno ai 20 $, secondo Bloomberg Finance LP, XTB[4].

 

L'impennata del gas di fine 2024

A partire dal 17 settembre la quotazione del gas sul mercato europeo tramite contratti futures, dal valore minimo di 10,80 USD/MMBtu, ha ripreso gradualmente a salire, fino a raggiungere il massimo di 15,72 il 2 gennaio 2025, con un incremento del 50%, per poi ripiegare nei giorni successivi fino alla chiusura di 13,54 del 13 gennaio (grafico 2)[5].

Grafico 2: andamento della quotazione dei contratti Futures del NYMEX-Dutch TTF Natural Gas (mercato europeo) in USD/MMBtu nell'ultimo anno



L'andamento della quotazione del gas sul mercato statunitense, pur seguendo sostanzialmente lo stesso trend, si è mantenuto su valori decisamente inferiori. Infatti, se il listino del Us Natgas per i contratti futures riportava, sempre il 17 settembre, un valore di 2,20 USD/MMBtu, il 2 gennaio raggiungeva i 3,93 dollari per poi ritornare, fra alti e bassi, al 3,92 del 13 gennaio (grafico 3).  

Grafico 3: andamento della quotazione dei contratti Futures del Natural Gas Futures (mercato statunitense) in USD/MMBtu nell'ultimo anno



In sostanza, nella prima dozzina di giorni di gennaio, l'aggravio del costo di approvvigionamento del gas naturale per gli operatori europei è risultato in media di circa 3,5 volte maggiore rispetto a quelli statunitensi, sempre escludendo i costi connessi all'acquisto del Gnl dagli Usa.

La nuova geografia degli approvvigionamenti di gas dell'Ue del 2023: Usa primo per Gnl all'Ue

L'Unione Europea, a partire dal 2022 a seguito di proprie strategie, sanzioni e Piano REPowerEU[6],  ha ridotto sensibilmente l'import via conduttura del conveniente gas russo. Bruxelles, infatti, secondo i dati diramati dalla Commissione europea[7], dai 150 miliardi di m3 del 2021 è disceso a meno di 43 miliardi di m3 del 2023, compensando tale diminuzione con l'aumento delle quote da altri paesi e ricorrendo principalmente al Gnl. In particolare, il maggior incremento si è registrato per l'import di Gnl dagli Usa, triplicato da 18,9 miliardi di m3 del 2021 a 56,2 del 2023, mentre dalla Norvegia, il gas via conduttura, dai 79,5 miliardi di m3 è salito a 87,7 e per i restanti partner nel loro complesso da 41,6 miliardi di m3 è a passato 62, con un aumento del 50%.

I principali fornitori del gas totale a livello di singoli paesi, fra conduttura e Gnl, all'Ue nel 2023 sono risultati la Norvegia col 30,3%, poi gli Stati Uniti con il 19,4%, seguono i paesi nordafricani (Algeria e Libia) col 14,1%, Il Regno Unito col 5,7%, Qatar col 5,2% e altri produttori (10,3%). Mentre dalla Russia abbiamo importato l'8,7% del totale e tramite il Gnl il 6,1%, per un totale del 14,8%, sempre secondo i dati della Consiglio Europeo[8].

Nonostante la sensibile diminuzione dei consumi determinata sia da una razionalizzazione degli utilizzi, sia dalla contrazione delle produzioni industriali[9], l'Ue, a seguito della strategia poco lungimirante di ridurre l'import del conveniente gas via tubo dalla Russia, è stata necessariamente costretta ad aumentare l'approvvigionamento del più costoso Gnl, salito infatti nel 2023 ad un totale di 120 miliardi di m3.

I maggiori beneficiari della sostituzione tramite navi gasiere delle forniture via tubo, come prevedibile, sono risultati gli Sati Uniti che nel giro di pochi anni sono passati dal non esportare niente verso Bruxelles nel 2016, a divenire il principale fornitore di Gnl dal 2022, arrivando ad aggiudicarsi nel 2023, una quota di poco superiore al 50% (grafico 4).

Grafico 4: import di Gnl da parte dell'Ue suddiviso per paese di provenienza fra 2010 e 2023


In sostanza gli Stati Uniti che hanno "caldeggiato" all'Ue l'adozione delle sanzioni alla Russia, non solo hanno provocato il disaccoppiamento (decoupling) geoeconomico intra europeo fra la parte occidentale e quella orientale, con gravi ripercussioni soprattutto per la prima[10], ma si sono ricavati anche ampie e lucrose fette di mercato all'interno dell'Ue triplicando il volume dell'export fra il 2021 e il 2023, vale a dire da prima delle sanzioni agli ultimi dati completi disponibili.

Gli effetti dell'aumento del costo del gas e dell'energia sulla competitività dell'industria Ue

Il marcato differenziale del costo gas fra le due sponde dell'Atlantico, ormai strutturale dalla metà del 2021 (grafico 1), ha progressivamente determinato una perdita di competitività delle imprese europee nei confronti di quelle statunitensi, e non solo, spingendo in contrazione, secondo i dati Eurostat, la produzione industriale nell'Unione europea, su base tendenziale, a partire da maggio 2023 fino a ottobre 2024 compresi (ultimi dati disponibili), per 18 mesi consecutivi (grafico 4), e in recessione l'economia tedesca nel 2023 (-0,3%) non che, in base alle previsioni di Berlino, anche nel 2024 (-0,2%).

Grafico 4: variazione della produzione industriale mensile su base tendenziale nell'Ue 2021-2024[11]


Nello specifico, hanno subito impatti particolarmente negativi le due principali manifatture comunitarie a seguito della forte riduzione degli approvvigionamenti del più conveniente gas russo dal quale fino al 2021 l'Italia attingeva per circa il 40% del proprio import e la Germania per il 52%.

In particolare, il nostro paese, in base ad una enfatica dichiarazione del ministro Pichetto Fratin di metà 2024, si sarebbe quasi totalmente emancipato dal gas russo già due anni or sono "passando dal 38% del 2021 al 18% del 2022 fino al 4% del 2023"[12]. Anche se nell'estate del 2024 la quota è di nuovo aumentata al 10%, secondo l'Ispi[13]. Ed in base ai dati pubblicati dalla società di ricerca energetica Rystad Energy con sede ad Oslo, e appena divulgati in Italia da Money.it[14], l'Ue lo scorso anno avrebbe acquistato, a prezzi scontati, 17,8 milioni di tonnellate di Gnl russo[15], con un sensibile incremento rispetto al 2023, scavalcando il Qatar e divenendo il secondo esportatore di Gnl, appena dietro gli Usa. Il totale delle forniture russe all'Ue, sia via nave che per conduttura, sempre in base allo stesso report avrebbero raggiunto, nel 2024, i 73,7 miliardi di metri3.

Italia verso il 22° mese consecutivo di riduzione della produzione industriale tendenziale

La poco accorta dichiarazione del nostro ministro non trova, come prevedibile, alcun riscontro sostanziale negli ambienti datoriali italiani. Confindustria italiana, infatti, nel puntuale rapporto di previsione "Tassi, PNRR, superbonus, energia: che succederà alla crescita italiana?" della tarda primavera 2024, tracciava un quadro tutt'altro che confortante: "Dopo la graduale moderazione da fine 2022 e durante il 2023, il prezzo europeo del gas a inizio 2024 resta ancora molto più alto dei livelli pre-crisi energetica. In particolare, è oggi di quasi 5 volte più alto di quello americano (8,1 contro 1,7 $/MMBtu), mentre nel 2019 era "appena" di 2 volte (4,8 contro 2,6). Visto che il gas determina anche quello dell'elettricità, al momento, questo si traduce in un "duplice" problema di competitività per le nostre imprese rispetto a quelle extra-europee: non solo quelle che consumano direttamente gas, ma anche quelle che consumano elettricità hanno costi molto minori. Questo gap di prezzi rispetto ad Usa e Giappone si aggiunge, per le imprese italiane, al gap esistente sui prezzi elettrici rispetto ad altri paesi Ue. Questa perdita di competitività, come detto, la stiamo già vedendo nel pesante calo della produzione dei settori energy intensive. Il peso di tali settori sul valore aggiunto della manifattura in Italia è molto significativo: 13,3% nel 2019"[16].

Gli effetti, tuttavia, non si limitano ai comparti energivori bensì riguardano l'intero settore industriale nazionale, la cui contrazione della produzione si avvia, tramite le anticipazioni trapelate riguardanti i dati relativi a novembre scorso, al 22° mese consecutivo su base tendenziale, con alcuni analisti che paventano il fondato timore che il nostro paese stia vivendo l'alba della deindustrializzazione[17]. Ciò soprattutto alla luce della grave debacle del settore automobilistico, vero architrave del sistema industriale nazionale. In base ai calcoli della Fim Cisl, infatti, Stellantis avrebbe prodotto in Italia nel 2024 sole 283.090 autovetture, con una flessione di ben il 45% sull'anno precedente, ritornando allo stesso livello del 1956[18], addirittura prima del "miracolo economico" del 1958-1963.

La Commissione Europea: oltre il danno tenta anche la beffa

Sul sito della Commissione Europea ci siamo imbattuti in una pagina della metà del 2024 dedicata al Piano REPowerEU dal suggestivo, quanto surreale, titolo "Energia accessibile, sicura e sostenibile per l'Ue" nel quale in apertura è riportato che: "In risposta alle difficoltà e alle crisi del mercato energetico mondiale causate dall'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea sta implementando il suo piano REPowerEU per eliminare gradualmente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Lanciato nel 2022, REPowerEU aiuta l'Ue a risparmiare energia, diversificare le forniture energetiche e produrre energia pulita. Grazie a REPowerEU, abbiamo protetto i cittadini e le imprese dell'Ue dalla carenza di energia, sostenuto l'Ucraina indebolendo le risorse della Russia, accelerato la transizione verso l'energia pulita e stabilizzato i prezzi".

Affermazioni prive di riscontro effettivo salvo la riduzione dei consumi, causata ahinoi in primis dalla crisi industriale, la diversificazione, gioco-forza, delle fonti e il sostegno all'Ucraina, per il quale i paesi dell'Ue hanno allocato ben 124,7 miliardi di euro fra il 24 gennaio 2022 e il 31 ottobre 2024, secondo il Kiel Institute[19].

Dichiarazioni che vengono smentite non solo da Confindustria Italia e altri istituti di analisi, ma soprattutto dalla dinamica economica degli ultimi due anni che ha visto l'Ue poco sopra la stagnazione nel 2023, con una crescita di solo +0,4%, e con una previsione dell'Outlook Fmi di ottobre scorso per 2024 di solo +0,8%, probabilmente rivista al ribasso in sede definitiva, vista l'aggravarsi della crisi nell'ultimo trimestre. Gli Usa, i fautori delle politiche sanzionatorie, hanno, invece, incrementato la loro economia nel 2023 del 2,9% e per il 2024 l'Fmi stima una chiusura intorno al 2,8%, mentre la Russia, la destinataria nominale dei provvedimenti restrittivi, è cresciuta del +3,6% nel 2023 e per l'anno appena chiuso, sempre il Fmi, prevdeva ad ottobre ancora un +3,6% circa. Questo sarebbe l'indebolimento della Russia decantato dalla Commissione Europea?

Per quanto riguarda, invece, la presunta stabilizzazione dei prezzi dell'energia risulta esplicita non solo la dichiarazione di Confindustria sopra riportata, ma soprattutto le bollette del gas e dell'energia elettrica che, nonostante la riduzione dei consumi, ogni impresa e ogni famiglia italiana ha visto pesantemente lievitarne gli importi negli ultimi due anni e mezzo.

Conclusioni

La Commissione Europea, priva di autonomia decisionale strategica a seguito della strutturale sudditanza da Washington, non solo ha combinato un disastro energetico e conseguentemente industriale ed economico, che sta diventando sociale a causa dell'impennata delle crisi aziendali, ma, grazie anche al compiacente apparato mediatico main stream, diffonde narrazioni prive di riscontro oggettivo e ben distanti dalla realtà.

In sostanza, dopo il disastro epocale del quale ancora non si intravede la fine, cerca anche di farsi beffa dei suoi cittadini, credendoci sprovveduti allocchi.

Anche su questo, probabilmente, hanno sbagliato qualcosa..

 

Andrea Vento - 13 gennaio 2025

Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati



[1] https://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions-against-russia/

[2] Economia di guerra parte XII La crisi industriale alla base della stagnazione economica della Ue

   Economia di guerra parte XIII Crisi Germania: industria a picco, recessione possibile anche nel 2024

[3] Il rapporto far le due unità di misura risulta 1 milione di Btu  = 3,412142 €/MWh

[4] https://www.xtb.com/it/analisi-di-mercato/gas-naturale-usa-in-rialzo-nel-2024-ma-inverni-piu-economici-in-europa

[5] https://en.macromicro.me/series/19068/nymex-dutch-ttf-natural-gas-futures

[6] L'Ue ha stanziato circa 300 miliardi di euro per finanziare il Piano REPowerEU https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/repowereu-affordable-secure-and-sustainable-energy-europe_en?prefLang=it

[7] Consiglio Eu sulla base di ENTSOG e di Refinity https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-gas-supply/#0

[8] https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-gas-supply/#0

[9] La domanda di gas naturale nell'Ue è diminuita dal 18% tra agosto 2022 e marzo 2024 con un risparmio di 125 miliardi di m3 di gas. https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/repowereu-affordable-secure-and-sustainable-energy-europe_en?prefLang=it

[10] Vedi saggio Economia di guerra oggi parte XII

[11] https://it.tradingeconomics.com/european-union/industrial-production#:~:text=Fonte%3A%20EUROSTAT-,La%20Produzione%20Industriale%20nell'Unione%20Europea

[12] https://www.switcho.it/blog/luce-gas/gas-russo-italia-2024-2025/#:~:text=A%20fine%202024%20scadr%C3%A0%20l,'Unione%20Europea%2C%20Italia%20compresa.

[13] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-sicurezza-energetica-nel-2024-che-anno-e-stato-per-il-gas-in-italia-190031

[14] https://www.money.it/gas-russo-arriva-in-europa-da-vietare-immediatamente#

[15] 1 tonnellata di Gnl corrisponde a 1.400 m3 di gas. Fonte: https://www.assorisorse.org/learning-room/wikirisorse/gas-liquefatto-gnl/

[16] https://www.confindustria.it/home/centro-studi/prodotti/previsioni/rapporto/focus/rapporto-previsione-economia-italiana-primavera-2024/

[17] fonte: vedi nota 13

[18] https://www.corriere.it/economia/aziende/25_gennaio_03/stellantis-produzione-di-auto-in-italia-dimezzata-nel-2024-torna-ai-livelli-della-fiat-del-1956

[19]Contro 88,3 miliardi di euro degli Usa https://www.ifw-kiel.de/topics/war-against-ukraine/ukraine-support-tracker/

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