La povertà nel mondo secondo il rapporto Oxfam

 La povertà nel mondo secondo il rapporto Oxfam


premessa

se manca uno sguardo critico alla società

Se provassimo a porre domande scomode alla intelligenza artificiale le risposte sarebbero alquanto approssimative  e reticenti, l'esatto contrario di quanto accadrebbe in uno scambio umano. Facciamo un esempio calzante ossia una semplice domanda sulle disuguaglianze crescenti su scala planetaria, le risposte saranno generiche e tali da trasmettere conoscenze codificate, magari innumerevoli dati ma senza fornire un metodo di analisi e di interpretazione sufficientemente valido a comprendere le cause le conseguenze delle disuguaglianze per  poi passare a ulteriori approfondimenti e studi.

Partiamo da questa premessa per ricordare come le macchine IA non provino emozioni che invece scaturirebbero da una lezione o dalla visione di un filmato sulle cause economiche della povertà o sui cambiamenti climatici,

Se cerco un motore di ricerca e chiedo una bibliografia su determinati argomenti, ad esempio la povertà nel mondo, posso imbattermi nell'ultimo Rapporto Oxfam ma vista la lunghezza dello studio il potenziale lettore potrebbe scoraggiarsi preferendo invece soffermarsi su qualche testo di facile e rapida lettura.

E invece è proprio questo rapporto degno di lettura e di pubblica discussione.

Negli ultimi 5 anni i nuovi poveri su scala globale sono oltre 150 milioni mentre un numero assai ristretto di super-ricchi accumula  fortune a ritmi vertiginosi.

Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, nell'arco di un biennio di oltre il 400 per cento.

Se i super ricchi perdessero il 90% delle loro fortune resterebbero ugualmente miliardari giusto a comprendere il livello di accumulazione delle ricchezze.

Negli ultimi due anni quello che sembrava  un percorso praticamente già realizzato, ossia la riduzione della miseria, si è invece  quasi arrestato e tutti gli obiettivi degli organismi internazionali per combattere la fame possono dirsi irraggiungibili.

Sarebbe poi opportuno diversificare la nozione di povertà nel mondo, un povero nei paesi a capitalismo avanzato non è forse paragonabile con quello dei continenti asiatici e africani, nel caso europeo resta innegabile la crisi economica e sociale del ceto medio e di quello medio basso alle prese con la continua erosione del potere di acquisto derivante dall'aumento dei prezzi e dalla limitatissima crescita dei salari con contratti nazionali rinnovati a un terzo della inflazione.

Davanti alla richiesta di Reddito di cittadinanza o del salario minimo per combattere miseria crescente e salari da fame la risposta diffusa, e leggibile anche sulla stampa filo governativa, è la classica narrazione semplicistica: "in tanti paesi si lavora a un decimo del costo della forza lavoro italiana, gli orari sono più lunghi e ci sono meno ferie e assenze" oppure " non esiste miseria nel nostro paese perchè i poveri hanno la tv satellitare"

Fatti due conti, i classici conti della serva, se 30 anni fa con un  discreto stipendio campava una famiglia di tre persone oggi invece, a parità di condizione, quel nucleo risulta alla fame privandosi delle cure sanitarie o indebitandosi per pagare l'assicurazione della macchina.

In 35 anni il numero di individui che vivono al di sotto della soglia di povertà è rimasto invariato mentre sono aumentate, a dismisura, le ricchezze nelle mani di pochi, una concentrazione alimentata negli anni neo liberisti da processi speculativi che hanno investito economia e finanza indirizzando le ricchezze collettive ai capitali e non al welfare e ai redditi da lavoro dipendente.

Sulla condizione di vita delle classi medie e popolari incidono fortemente i costi sanitari, oltre a quelli energetici determinati dalla guerra,  in questi anni il Servizio Sanitario Pubblico è andato indebolendosi ad opera di campagne politiche e mediatiche favorevoli ai processi di privatizzazione.

 E' quindi cresciuta la precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono proposte politiche che creano artificiose contrapposizioni tra emarginati e si prodigano nell’imprenditoria della paura. Proposte politiche che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel vecchio continente volte a soddisfare obiettivi di identità più che raggiungere effettivi risultati economico-sociali a vantaggio dei propri sostenitori più vulnerabili. Una politica dell’identità che tiene insieme più interessi contrastanti, ma avvantaggia di fatto solo chi è già in posizioni di privilegio. Così, l’obiettivo di un’economia più inclusiva e una società più dinamica ed equa si allontana”.

Report_OXFAM_Davos2025_DEF.pdf

 
Se la crescita della ricchezza dei miliardari dipende dai monopoli, l'appartenenza di classe determina il futuro di ogni uomo e donna fin dalla tenera età. La ideologia meritocratica è il collante ideologico sul quale si sorregge la società della disuguaglianza, il fatidico sogno americano  oggi assume le sembianze dei migranti in catene caricati a forza sugli aerei diretti verso qualche paese del Sud o Centro America, gli stessi che hanno lavorato al nero in molti settori dell'economia statunitense che negli ultimi lustri hanno accumulato enormi profitti.
 
La esponenziale crescita della disuguaglianza è a sua volta risultato anche delle iniquità del sistema di tassazione presente in ogni paese, sempre il Rapporto Oxfam spiega che la tassazione irrisoria o nulla delle grandi eredità è contraria a qualsiasi criterio di equità e non fa che perpetuare un sistema in cui ricchezza e potere restano nelle mani di pochi. 
 
E l'Italia resta uno dei paesi dove più basse sono le tasse di successione.
 
Se i Paesi ricchi controllano il 69% della ricchezza globale, Oxfam parla esplicitamente di moderno colonialismo predatorio ed estrattivista  (le multinazionali occidentali saccheggiano impunemente le risorse dei paesi meno sviluppati e in caso di diniego a questa condizione di sfruttamento la risposta è sempre la guerra a salvaguardia della sicurezza internazionale).
 
Chiudiamo sul capitolo dedicato all'Italia, una critica radicale al sistema fiscale, alla inadeguatezza del welfare, alla crisi del sistema sanitario pubblico, alla insana distruzione del reddito di cittadinanza o alla mancata adozione del salario minimo fino alla politica imperante dei bassi salari 
 
Per limitarsi alle cifre, che da sole rendono l'idea riportiamo testualmente alcuni dati
 
  • In Italia, a metà del 2024, il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie.
  • Il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possedeva quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero.
  • La metà più povera delle famiglie italiane deteneva appena il 7,4% della ricchezza nazionale.
  • Con uno sguardo ancor più granulare, nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui. L’ammontare permetterebbe di coprire l’intera superficie della città di Milano con banconote da 10 euro.
  • Il 63% della ricchezza miliardaria in Italia è frutto di eredità.

DISUGUAGLIANZA: POVERTÀ INGIUSTA E RICCHEZZA IMMERITATA - Oxfam Italia

Il Governo Meloni ha sostituito la lotta alla povertà con la lotta ai poveri, la critica alle disuguaglianze sociali con una manovra di Bilancio che salva le imprese dagli aumenti contrattuali e salariali caricandone l'onere sulla riduzione del welfare, dice di avere investito in sanità più di ogni altro Esecutivo ma i dati mostrano che spendiamo meno della media europea.

Avere  dalla propria parte una stampa compiacente o accordarsi servilmente ai potenti di turno (Trump) potrà essere nell'immediato di grande aiuto per la destra italiana ma alla lunga l'acuirsi delle contraddizioni potrebbe abbattere su di loro un autentico tsunami. 

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