La Restaurazione scolastica del Ministro Valditara

 La Restaurazione scolastica del Ministro Valditara

 


Il Ministro  della Pubblica istruzione ha concretizzato quanto già emerso nel 2024 ossia la volontà di riformare parte dei percorsi scolastici introducendo nelle scuole dell'obbligo l'insegnamento opzionale del latino a partire dalla seconda media, l’abolizione della geostoria alle superiori con una non meglio non definita Storia narrativa e descrittiva circoscrivendo la Geografia all’Italia e a  generiche problematiche ambientali.
 
Siamo davanti a una restaurazione ideologica e culturale e non ci riferiamo tanto al latino quanto invece alla futura ridefinizione di alcuni programmi scolastici che vedranno storia e geografia incentrati sul nostro paese e sulle civiltà occidentali oltre alla centralità assegnata allo studio della Bibbia.
Se il vero obiettivo, come dichiarato, fosse quello di avvicinare gli  studenti alla lettura, Valditara dovrebbe preoccuparsi dell'esiguo numero di aule letture e di biblioteche, delle vendite dei giornali e dei libri che vedono l'Italia agli ultimi posti tra i paesi UE. E al contempo sarebbe indispensabile prevedere l'apertura di scuole, laboratori  e palestre ben oltre l'orario scolastico ma a tal scopo la Legge di Bilancio avrebbe dovuto prevedere ben altri stanziamenti e fondi.
 
A preoccuparci non sono tanto le dichiarazioni di intenti, alcune delle quali in teoria forse condivisibili (ad esempio incentivare alla lettura i giovani fino ai 18 anni di età), a preoccuparci è piuttosto il disegno ideologico che sta dietro a questa riformetta della scuola guardando essenzialmente al passato, a modelli educativi di cui a moderna pedagogia ha ravvisato non pochi limiti. 
 
Come avviene in molti Stati americani ci sembra preoccupante la centralità della Bibbia come fonte di conoscenza per ripristinare un domani una cultura diffusa di stampo reazionario, conservatore e clericale , non si capisce perchè non studiare i testi di riferimento di altre religioni o perchè assegnare tanta importanza all'epica classica o alle saghe nordiche di Evoliana memoria attraverso le quali plasmare l'universo culturale dei giovani.
 
E una geografia pensata solo a uso e consumo delle glorie italiche appare l'esatto contrario della conoscenza del mondo in tutti i suoi aspetti, insomma in antitesi a un modello educativo aperto e capace di ampliare le conoscenze dei giovani in età scolare. La Riforma poi non assegna alle materie scientifiche la dovuta attenzione pur sapendo che in queste discipline i ritardi della scuola italiana sono maggiori specie nel confronto con altri paesi UE.
 
 
Di scarso interesse, almeno per noi, le dichiarazioni entusiastiche rese dai responsabili scuola dei partiti della maggioranza governativa mentre ravvisiamo ancora una volta l'assenza di interventi atti a migliorare la scuola nel suo complesso ad esempio riducendo gli alunni per classe e accrescendo il numero dei docenti, inclusi quelli legati alla specialistica ampliando le opportunità didattiche attraverso laboratori , di lingua e non solo, visite guidate ai musei e laboratori di lettura e scrittura non circoscritti solo a pochi testi sui quali costruire una sorta di egemonia culturale chiusa e non aperta ai  cambiamenti nel mondo.
 
La narrazione della storia patria è poi segno di profonde involuzioni culturali che ci riportano ad un modello scolastico che speravamo di avere seppellito, quello in cui i ragazzi e le ragazze imparavano a memoria le canzoni patriottiche, o le filastrocche, quella nella quale, attraverso la geografia e la storia nazionale, si avanzava la pretesa di comprendere il mondo per piegarlo ai nostri valori.
 
Un subliminale messaggio conservatore e di esaltazione della guerra (specie con la narrazione dell'antica Roma), ossia l'esatto contrario di un modello di educazione alla pace e al rispetto delle tante culture 
 
L'analfabetismo funzionale e di ritorno nella società italiana, la difficoltà nel leggere esaminare e comprendere un testo, i ritardi nelle materie scientifiche, la fatiscenza delle scuole con laboratori carenti od obsoleti, le classi pollaio, sono problemi di lungo corso che non andrebbero affrontati secondo i dettami di una ideologia revisionista e funzionale alla esaltazione del cattolicesimo e della storia patria. E peggio ancora, davanti a una scuola carente di strumenti, docenti e fondi non si spende una parola sul finanziamento del sistema scolastico.

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