Il ricatto della previdenza integrativa

Il Governo Renzi non abolirà la Fornero, la sola decisione che dovrebbe assumere per ringiovanire la forza lavoro accordando la pensione a chi avrebbe già i requisiti per l'assegno.
Ma a vietarlo è la Troika che all'Italia ha imposto l'allungamento dell'età lavorativa.

Ora stanno discutendo “pacchetto pensioni”  che accompagnerà la prossima legge di Bilancio  e tra le soluzioni c'è il rafforzamento della previdenza integrativa.

I lavoratori che a gennaio 2017 avranno i maturato requisiti per accedere all’Ape, l’anticipo pensionistico con finanziamento bancario assicurato, potranno  anche una sorta di Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) con tassazione agevolata  tra il 15 e il 9%.
La Rita  a cosa serve?
A invogliare lavoratori e lavoratrici verso la previdenza integrativa,  ad avere la rendita in anticipo rispetto alla pensione obbligatoria a lavoratori con 63 anni di età- e almeno 20 di contributi - che sono senza contratto al momento della richiesta

E il Governo promette una tassazione una  minore tassazione  per coloro che hanno un’iscrizione di più lungo corso a un fondo pensione integrativo.
Dopo l'insuccesso della previdenza integrativa, il Governo se ne inventa un'altra come forma di finanziamento per l'anticipo dell'assegno previdenziale (per chi sarà cacciato dal lavoro con la complicità dei sindacati e si troverà praticamente costretto alla opzione dell'Ape)
La Rita permette poi di essere cumulabile con eventuali e ulteriori redditi da lavoro

Ancora una volta bisogna andare alla fonte per capirci qualcosa, ecco la dichiarazione del sottosegretario Tommaso Nannicini. «Non è possibile ridurre l’età pensionabile, ma è possibile intervenire con il sostegno privato»
«Per rilanciare la previdenza integrativa  una delle idee è di trovare degli spazi nuovi, attraverso strumenti come Rita, che consente di far scegliere, a chi ha una previdenza integrativa, di non aspettare la pensione pubblica per avere una rendita, ma di avere una sorta di reddito ponte, prima di arrivare alla pensione, che consenta alle persone di uscire prima dal lavoro».

I sindacati dal canto loro continuano a non raccontarcela tutta e stanno pensando a destinare, con i soliti accordi collettivi a perdere,  una parte del Tfr alla previdenza complementare.
Rendere obbligatorio il ricorso alla previdenza integrativa  è il prossimo obiettivo

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