SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 05/09/16
Invio
a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di mail o
messaggi in rete che, tra i tanti che ricevo, hanno come tema comune la tutela
della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del
diritto e della dignità del lavoro.
Il
mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli
relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e
salubre.
Invito
tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste
notizie a diffonderle in tutti i modi.
Marco
Spezia
ingegnere
e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Progetto
“Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights!”
Medicina
Democratica - Movimento di lotta per la salute onlus
e-mail:
sp-mail@libero.it
---------------------
INDICE
NotizieInMARCIA!
redazione@ancorainmarcia.it
NAPOLI:
OPERAIO MUORE FOLGORATO SU FRECCIAROSSA IN MANUTENZIONE
Partito dei
Comitati di Appoggio alla Resistenza (CARC) carc@riseup.net
SOLIDARIETA’
A NICOLETTA DOSIO DEL MOVIMENTO NO TAV E AL COMITATO CASSINTEGRATI E LICENZIATI
FIAT DI POMIGLIANO!
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza (CARC) carc@riseup.net
SEGUIRE
L’ESEMPIO DI NICOLETTA DOSIO DEL MOVIMENTO NO TAV
Muglia
La Furia
fmuglia@tin.it
LE
150 MILA VISUALIZZAZIONI DEL BLOG E LA TORRE DI BABELE
Medicina
Democratica segreteria@medicinademocratica.org
NEWSLETTER
MEDICINA DEMOCRATICA
Clash City Workers cityworkers@gmail.com
TEMPI DI
LAVORO, TEMPI DI VITA
Clash City Workers cityworkers@gmail.com
DAL
CAPORALATO ILLEGALE A QUELLO LEGALE
Clash City Workers cityworkers@gmail.com
SICUREZZA
CONTRO PROFITTI: L’AGO PENDE VERSO I SECONDI E NOI CONTINUIAMO A MORIRE
Medicina
Democratica segreteria@medicinademocratica.org
NEWSLETTER
MEDICINA DEMOCRATICA
Clash City Workers cityworkers@gmail.com
“SICUREZZA
SUL LAVORO? TROPPE REGOLE” AL VIA LA RIFORMA DEL GOVERNO
Carlo
Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
ANCORA
MORTI PER INFORTUNI, MA NON DIMENTICHIAMOCI MAI DEL TERREMOTO
Unione
Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
OSPEDALE
GASLINI: COMUNICATO
STAMPA LETTERA ALLA GIUNTA REGIONALE
AIEA Paderno Dugnano aieapadernodugnano@gmail.com
COMUNICATO
STAMPA AMIANTO E TERREMOTO
Clash
City Workers cityworkers@gmail.com
FOGGIA: I
BRACCIANTI BLOCCANO PER ORE LA FILIERA DEL POMODORO
---------------------
From: NotizieInMARCIA! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent:
Sunday, August 07, 2016 12:42 PM
Subject:
NAPOLI: OPERAIO MUORE FOLGORATO SU FRECCIAROSSA IN
MANUTENZIONE
L’infortunio
mortale è avvenuto nell’Impianto Manutenzione Corrente dei treni alta velocità
ETR 500 e 1000
a Napoli Gianturco.
Si
allunga il tragico elenco dei morti sul lavoro nel settore
ferroviario:
Napoli, 7 agosto 2016
Infortunio mortale questa notte
per un operaio di Trenitalia su un treno Frecciarossa questa notte a Napoli. Il
nostro collega, Vincenzo
Viola, di 33 anni è rimasto folgorato all’interno
dell’officina mentre lavorava alla manutenzione di un pantografo. I disperati
tentativi di salvarlo dalle fiamme che l’hanno carbonizzato sono risultati
vani.
Non conosciamo ancora i dettagli
della tragedia ma siamo certi che tutte le lavorazioni intorno ai convogli
alimentati ad alta tensione presentano un altissimo grado di rischio
folgorazione che non sempre viene tenuto nella debita considerazione. Vincenzo
era conosciuto dai compagni di lavoro come una persona consapevole e scrupolosa
abituata a rispettare tutte le procedure.
D’altra parte per lavorare a
contatto fisico con le parti alimentate ad alta tensione (a differenza di altre
situazioni potenzialmente rischiose) non si può azzardare o sperare che non
accada nulla: infatti, toccando un pantografo alimentato non vi è il “rischio”
di morire... ma la certezza assoluta di rimanere fulminati. Per questo riteniamo
improbabile una distrazione o un’azzardata scorciatoia lavorativa, ma riteniamo
molto più credibile una gravissima lacuna organizzativa e tecnologica sulle
quali auspichiamo l’Autorità giudiziaria effettui tempestivamente i necessari
accertamenti, anche per prevenire nuove sciagure.
Le procedure che in teoria sono
specificamente pensate per salvaguardare l’incolumità dei lavoratori, anche in
caso di errori o distrazioni, si rivelano troppo spesso tragicamente
insufficienti. A volte per cattive prassi, tollerate da chi ha la responsabilità
della sicurezza, altre per l’accelerazione dei ritmi o per il clima di
“produzione a tutti i costi”.
E’ solo di ieri, un altro
preoccupante episodio accaduto con i Frecciarossa, quando un convoglio ETR 1000
(treno di ultima generazione che viaggia a 300 km/h) durante una manovra di
preparazione nella stazione di Napoli Centrale per
un malore del macchinista o un anomalia ai freni, ha urtato a
bassa velocità il paraurti del binario 16. Nessun ferito e pochi danni ma un
campanello d’allarme sull’intera “organizzazione” della sicurezza nel più
prestigioso settore di Trenitalia.
Seguiremo la vicenda
dell’infortunio mortale di questa notte convinti che debba essere chiarito senza
nessuna ombra l’accaduto, sia in merito a possibili carenze organizzative e
strumentali che a eventuali responsabilità dell’intera piramide
aziendale.
Assieme al dolore per la tragedia
che colpisce un giovane lavoratore non possiamo fare a meno di riflettere sulle
condizioni di lavoro cui tutti siamo sottoposti, anche nelle aziende che (sulla
carta) si presentano come virtuose; i risultati positivi in termini di riduzione
degli infortuni all’interno di Trenitalia, divulgati solo da pochi giorni, sono
in parte stati ottenuti attraverso una aumento dei “mancati riconoscimenti” da
parte dell’INAIL e con una impennata delle sanzioni disciplinari ai lavoratori
che denunciano l’infortunio.
Purtroppo la cruda realtà ci
dimostra che convegni, slide e comunicati stampa non bastano a salvaguardare le
vita di chi lavora. Evidentemente sulla sicurezza negli ambienti di lavoro,
anche in quelli “blasonati”, come i treni Frecciarossa di Trenitalia, c’è ancora
molto, ma molto da fare.
---------------------
To:
Sent: Sunday, August 07, 2016 8:45 PM
Subject:
SOLIDARIETA’ A NICOLETTA DOSIO DEL MOVIMENTO NO TAV E AL COMITATO CASSINTEGRATI
E LICENZIATI FIAT DI POMIGLIANO!
I partecipanti al dibattito “Difendere e applicare la Costituzione: le amministrazioni locali che servono”, tenutosi il 30 luglio scorso nell’ambito della VI edizione della Festa di Riscossa Popolare presso il Parco dei Camaldoli di Napoli, esprimono piena e incondizionata solidarietà all’esponente del movimento No TAV, Nicoletta Dosio, e agli operai del Comitato Licenziati e Cassintegrati Fiat di Pomigliano.
L’appello al
dibattito ha visto decine e decine di adesioni in tutta Italia e ha visto la
partecipazione di numerosi comitati di lotta: dagli operai dell’ILVA di Taranto
agli operai della FCA di Melfi, dai disoccupati organizzati del VII Municipio di
Roma al Comitato degli Insegnanti Precari, da esponenti del movimento No TAV e
del nascente coordinamento per la sanità pubblica in Campania, dall’ex OPG “Je
so pazz” al Comitato per l’acqua Pubblica, dai collettivi studenteschi al
Comitato Cassintegrati e Licenziati Fiat di Pomigliano. Diversi sono stati i
rappresentanti istituzionali che sono intervenuti: la consigliera comunale
Eleonora De Majo e l’assessore Carmine Piscopo esponenti dell’Amministrazione
Comunale di Napoli, Michele Tripodi sindaco di Polistena (RC), il portavoce di
Paolo Maddalena presidente emerito della Corte
Costituzionale.
La
discussione ha messo in luce che la Costituzione nata dalla vittoria
della Resistenza sul fascismo non è mai stata applicata fino in fondo e che in
particolare negli ultimi 40 anni si è avviato un processo di crescente e
sistematica violazione dei principi e delle prescrizioni in essa contenuti, a
fronte dell’avanzare della seconda crisi generale del sistema capitalista e
dell’azione dei governi asserviti al Vaticano, alle Organizzazioni Criminali e
ai capitalisti.
Il
referendum contro la “riforma” con la quale Renzi mira ad accelerare lo
smantellamento della Costituzione é una battaglia contro il suo governo,
portavoce degli interessi della Comunità Internazionale, degli affaristi e
speculatori USA, UE e sionisti che operano nel nostro Paese. Il governo Renzi
vuol portare a compimento l’opera criminale della P2 di Gelli e quella dei
governi che lo hanno preceduto.
Bisogna
votare NO al referendum per la modifica della Costituzione, ma il voto è solo
uno degli aspetti della lotta.
La
principale arma della battaglia sono e saranno le azioni di mobilitazione e di
organizzazione che si metteranno in campo per applicare realmente
la
Costituzione (lavoro, casa, diritto di sciopero e di
manifestazione)!
Le
organizzazioni politiche e sindacali che già oggi organizzano la resistenza
delle masse popolari agli effetti peggiori della crisi e alle misure del governo
Renzi, gli esponenti della società civile che non intendono chinare il capo di
fronte all’arroganza e ai soprusi del governo centrale, le Amministrazioni
Locali nate col mandato esplicito di fare gli interessi delle masse popolari
senza se e senza ma, insieme possono e devono operare per far saltare i piani
reazionari che sottendono alla riforma costituzionale, possono e devono
organizzare e mobilitare le masse popolari per attuare le misure concrete oggi
necessarie a risolvere i problemi generati dalla crisi e aggravati dalle misure
del governo centrale. E’ così che oggi possiamo e dobbiamo costruire
l’alternativa di governo allo stato di cose presenti, che possiamo avanzare e
guadagnare terreno cacciando il governo Renzi e preparare la strada alla
riscossa popolare sul piano nazionale.
Il primo
passo da compiere è prendere posizione e compiere azioni di sostegno verso
coloro che vengono colpiti dalla repressione perché con il proprio attivismo
lottano per l’applicazione della Costituzione.
Nel
particolare della discussione del 30 luglio è stato messo in luce che è
necessario sostenere la posizione di rottura che l’attivista No TAV Nicoletta
Dosio ha assunto nel sottrarsi alle misure restrittive cui è stata condannata
dal tribunale di Torino. Il movimento No TAV in questi anni è stato e continua a
essere un esempio da diffondere e da emulare su come le masse popolari possono
effettivamente scompaginare i piani speculativi e mettere in crisi istituzioni a
essi asservite. Oggi Nicoletta con il suo esempio ci insegna che è giusto e
legittimo fare ciò che è negli interessi della maggioranza anche quando è
illegale!
E’ parimenti
necessario sostenere gli operai e compagni del Comitato Cassintegrati e
Licenziati Fiat di Pomigliano che il prossimo 20 settembre andranno a discutere
in Cassazione se è legittimo o meno contestare con una manifestazione
rappresentativa della violenza repressiva che il gruppo FCA esercita
quotidianamente contro gli operai e che in questi anni ha indotto diversi operai
al suicidio. Giustamente questi compagni hanno richiamato l’attenzione
sull’articolo della Costituzione che sancisce la libertà di espressione e hanno
rivendicato la legittimità di ogni manifestazione. Hanno denunciato il
licenziamento e il processo che hanno subito quale aperta violazione del più
elementare dei diritti democratici affermando che se si vuole veramente
difendere la
Costituzione bisogna difendere gli operai che lottano
schierandosi dalla loro parte. In particolare i rappresentanti istituzionali che
sono per il NO al Referendum sulla Costituzione devono partecipare al processo e
alle mobilitazioni che si metteranno in campo in loro sostegno per creare un
movimento di opinione pubblica di condanna senza se e senza ma di tali abusi di
potere!
E’ evidente
che organizzare la mobilitazione per non lasciare impuniti questi atti
repressivi è necessario e indispensabile non solo a evitare lo sdoganamento su
ampia scala di tali misure da parte del governo centrale, ma soprattutto per
dare carne ed ossa alla battaglia in difesa della
Costituzione!
In tutti i
processi che vedono imputati coloro che oggi si battono per esercitare i
principi costituzionali dobbiamo ribaltare il tavolo, saremo noi gli accusatori
dei Renzi e dei Marchionne che vogliono fare carta straccia della
Costituzione.
Tutti i
difensori della Costituzione, a partire da coloro che hanno poteri
istituzionali, sono chiamati a sostenere in ogni modo la lotta di questi
compagni! Tutti i difensori della Costituzione, a partire da coloro che hanno
poteri istituzionali, sono chiamati a sostenere moralmente, politicamente e
praticamente questi compagni!
W il
movimento NO TAV!
W la lotta
dei lavoratori FCA!
Partito dei Comitati di Appoggio
alla Resistenza per il Comunismo (CARC)
via Tanaro, 7
20128 Milano
telefono e fax: 02 26 30 64
54
e-mail: carc@riseup.net
sito: www.carc.it
---------------------
To:
Sent:
Sunday, August 07, 2016 8:45 PM
Subject:
SEGUIRE
L’ESEMPIO DI NICOLETTA DOSIO DEL MOVIMENTO NO TAV
SEGUIRE
L’ESEMPIO DI NICOLETTA DOSIO DEL MOVIMENTO NO TAV
E’
LEGITTIMO TUTTO CIO’ CHE E’ NELL’INTERESSE DELLE MASSE POPOLARI ANCHE SE
ILLEGALE
Ieri
mattina sono arrivate ulteriori restrizioni contro Nicoletta Dosio del movimento
No TAV: obbligo di dimora a Bussoleno con prescrizione di non allontanarsi
dall’abitazione di residenza dalle ore 18:00 alle ore 8:00. La compagna ha
ribadito che “Amo troppo la mia casa e
il mio paese per doverci stare forzatamente. Libera sono, libera resto. Per loro
ho una personalità estremamente negativa, intollerante delle regole e totalmente
priva del minimo spirito collaborativo. Sì, non tollero la loro arroganza, non
accetto le regole del potere che vorrebbe l’uomo e la natura proni al suo
dominio, non collaborerò mai con coloro che si credono padroni del mondo, della
vita di ognuno di noi, del futuro di chi verrà dopo di noi. Mi sento libera e
felice”.
Nel
numero di Resistenza 7/8 del 2016 scrivevamo che le violazioni dei
provvedimenti, il rifiuto di rispettare gli arresti domiciliari o gli obblighi
di firma in caserma, il presentarsi pubblicamente nei cortei, facendo comizi,
rilasciando interviste in cui pubblicamente si rivendica la pratica della
violazione e il sostanziale non riconoscimento dell’autorità costituita, la
promozione di presidi solidali che impediscono di mettere in esecuzione gli
arresti: sono atti che portano in sé e mettono in evidenza il principio che se
si passa dalla difesa all’attacco, sono le autorità borghesi a doversi mettere
sulla difensiva. La forza di ognuno di quegli atti di insubordinazione sta nel
fatto che è reso possibile e si avvale della vasta complicità e mobilitazione
delle masse popolari, che trasforma l’insubordinazione individuale in atto
politico, in linea di prospettiva, in organizzazione
popolare.
Ribadiamo
la nostra solidarietà a Nicoletta Dosio, il suo è esempio di riscossa popolare
delle masse popolari!
---------------------
To:
Sent:
Thursday, August 11, 2016 5:45 PM
Ebbene
si, siamo arrivati a superare la soglia delle 150 mila visualizzazioni del
blog di Muglia La
Furia; 50 mila solo nel 2016.
Uso
il plurale perchè i veri protagonisti di questo exploit sono proprio i lettori
del blog, prima di tutto quelli fissi.
Mi
sento come uno scalatore che riesce ad arrivare sulla cima di una torre e che,
guardando di sotto, ripercorre il percorso seguito, rivede i punti
critici, gli anfratti superati, le cenge sulle quali ha rifiatato e recuperato
energie.
In
verità, più che sulla cima di una vetta alpina, io mi sento come se fossi in uno
dei gironi infernali o, se preferite, sulla cima della Torre di Babele.
Guardando
in basso posso leggere e interpretare la situazione che stiamo vivendo con
il numero di infortuni che non cala grazie anche alla mattanza
dei contadini che molti continuano volutamente a ignorare e quello delle
malattie professionali in continua ascesa; il caos legislativo con il mantra
della ”semplificazione” a giustificare la riduzione dei livelli
di tutela; l’inefficienza degli organi di vigilanza, anzi no, di
prevenzione, che tutto fanno meno che prevenzione, appunto; l’insufficiente
preparazione e professionalità dei tecnici e degli operatori della prevenzione
in preda a convulsioni intellettuali che manifestano nei social su questioni
prive di rilevanza; la perdita di autorevolezza degli ordini professionali e
delle parti sociali.
Tutti
nelle fauci degli squali del mercato della formazione alla sicurezza che nessuno
riesce e vuole controllare. Saranno briciole ma è pur sempre qualcosa e a
Bologna nella prossima edizione di Ambiente Lavoro ne avremo l’ennesima
dimostrazione.
E
del disastro di Marcinelle qualcuno se ne ricorda
ancora? Beh leggendo i social pare proprio di no. Peraltro allora le
questioni non erano mica se si dovesse fare il POS in presenza di soli autonomi
in cantiere o cosa fare quando mancano gli RLS in un’azienda con tre lavoratori.
Oppure del disegno di legge “Sacconi” che ne pensate? Questi sono i temi che
spopolano sui social. Questioni irrilevanti ai fini della
prevenzione!
La
tragedia di Marcinelle avvenne poco dopo le 8 del mattino dell’8 agosto del 1956
nella miniera di carbone Bois du Cazier in
Belgio. L’incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta
pressione innescata da una scintilla elettrica e sviluppatosi
inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto
l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 274
presenti, in gran parte emigranti italiani.
E
dalla cima delle 150 mila visualizzazioni, rivedo il percorso fatto, le tappe
della mia “carriera” di blogger, le difficoltà e le frustrazioni patite, le
persone incontrate in rete e penso... penso che comunque ne è valsa la
pena.
Grazie
a tutti voi.
Franco
Mugliari alias Muglia La
Furia
mail: fmuglia@tin.it
---------------------
From:
Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Saturday, August 13, 2016 10:55 AM
Subject: NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA
AMPLIAMENTO DELL’AEROPORTO DI FIRENZE, IL TAR DA’ RAGIONE AI COMITATI
Con sentenza del TAR Toscana
01310/2016 sono state riconosciute le ragioni dei ricorsi contro le Delibere
Regionali relative all’ampliamento dell’aeroporto di Firenze.
Le Delibere (a partire da
quella del Consiglio della Regione Toscana n. 61 del 16/07/14) riguardavano
una apparente neutra “Approvazione
dell’integrazione al Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) per la definizione
del Parco agricolo della Piana e per la qualificazione dell’aeroporto di Firenze
secondo le procedure previste dall’articolo 17 della legge regionale 3 gennaio
2005, n. 1”.
Leggi
tutto al link:
UN ARCHIVIO PER RICORDARE E DOCUMENTARSI SULLE LOTTE AMBIENTALISTE E OPERAIE A PORTO MARGHERA
Segnaliamo e riportiamo la
seguente notizia per ricordare e continuare a mantenere l’iniziativa a tutela
dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro a Porto
Marghera.
AMBIENTE
VENEZIA NOTIZIE
Ti
invitiamo a vedere su Facebook questa pagina che abbiamo appena aperto dedicata
a Porto Marghera.
Clicca
anche “mi piace”
Ambiente
Venezia
Archivio
documento su Porto Marghera
La
nostra storia e le nostre lotte
Leggi
tutto al link:
LA SENTENZA DI CORTE D’ASSISE D’APPELLO PER LA CLINICA SANTA RITA
Proponiamo il testo integrale e
una lettura della sentenza della Corte d’Assise d’Appello contro Brega
Massone e altri per la ex Clinica Aanta Rita, oggi Clinica Città
studi di Milano (Sentenza n. 61/2015 depositata in Cancelleria il
13/06/16).
Si tratta del processo di secondo
grado, d’Appello, manca ancora l’ultimo passaggio, quello della Corte di
Cassazione (sempre che sia effettivamente l’ultimo).
Leggi
tutto al link:
MEDICINA DEMOCRATICA SI OPPONE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PARZIALE NEL PROCEDIMENTO CONTRO TIRRENO POWER DI VADO LIGURE
Medicina Democratica si oppone
alla richiesta di archiviazione delle posizioni degli amministratori pubblici
nel procedimento contro la società Tirreno Power per la centrale termoelettrica
di Vado Ligure/Quinzano (SV).
Leggi
tutto al link:
MEDICINA
DEMOCRATICA
MOVIMENTO DI LOTTA PER
LA SALUTE
ONLUS
SITO WEB: www.medicinademocratica.org
FACEBOOK: www.facebook.com/MedicinaDemocratica
---------------------
From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, August 14, 2016 10:50 AM
Subject:
TEMPI DI LAVORO,
TEMPI DI VITA
Qualche giorno fa Repubblica ha
proposto un’intervista di Businessweek a Marissa Meyer, CEO di una delle più
grandi corporations
al mondo:
In questa intervista
la Meyer ci
svela la chiave del successo del gigante statunitense e più in generale di ogni
grande azienda: secondo lei
“Il segreto della fortuna delle aziende è quello di avere dipendenti che si
impegnano duramente. Si può arrivare a una media di 130 ore alla
settimana”.
In barba a tutta la retorica sulle
“High-Tech companies”, sul lavoro agile e smart,
alla fine il
vecchio caro sfruttamento, quello dell’allungamento della giornata lavorativa,
rimane ancora una strategia chiave per gli imprenditori
tutti.
Si tratta della sempre valida
estrazione di plus-valore assoluto: si lavora di più, la notte, i festivi, si
cancella ogni possibile pausa, annullando il tempo libero e lasciando il minimo
tempo di riposo necessario al lavoratore per reintegrare le forze.
Nell’Ottocento si collocavano i dormitori direttamente nelle fabbriche proprio
per ridurre questo tempo: oggi accade ancora nelle fabbriche-dormitorio di
Shenzen, ma chi si sarebbe aspettato che accadesse anche nelle modernissime
Yahoo e Google (dove la
Meyer ha lavorato in passato)? “Nella sede di Google c’erano le
nap room”. In diverse società americane (ma anche giapponesi e il trend è di
crescita), dove il lavoro è ininterrotto giorno e notte, ci sono le stanze del
pisolino, ma anche veri e propri dormitori: “Per i miei primi cinque anni ho
fatto più o meno una notte bianca di lavoro a settimana”.
Sembra
l’Inghilterra ottocentesca di Dickens ed invece è il lavoro nelle grandi
corporations
americane nel 2016. Più di un secolo, in cui i lavoratori si sono organizzati,
hanno strappato le 8 ore lavorative (in Italia dal 1923), il giorno di riposo,
le ferie, sembra non essere mai esistito: oggi tutti questi diritti sono rimessi
in discussione e non solo nelle aziende americane, ma anche qui da
noi.
...E IN ITALIA?
In questo ultimo anno in Italia
c’è stata un’accelerazione sul tema: aumento del tempo di lavoro e riduzione del
tempo di vita. Già, perché finché non si aumenta la durata della giornata (ma
non diamogli questa idea) non c’è scampo, le due cose sono strettamente
interrelate: se lavoro più ore, avrò meno tempo libero. Pensiamo
soprattutto al settore commerciale con i supermercati di molte grandi catene
(Carrefour e Auchan per prime) che hanno deciso di aprire H24, con lavoro
domenicale e notturno obbligatorio. Qui non ci poteva essere la
retorica del self
made man, la promessa che in cambio dell’impegno totale ed assoluto
puoi diventare il nuovo genietto dell’informatica e vedere ripagati i tuoi
sforzi come un novello Steve Jobs o Bill Gates. In questo settore questa
retorica non poteva funzionare ed infatti è stata sostituita dal più diretto
ricatto: o così o stai a casa. Per i nuovi assunti, contratti in cui si deve
accettare l’orario flessibile (straordinari non pagati, turni notturni e
domenicali obbligatori, ti chiamo all’ultimo quando mi servi, stai a casa quando
decido io); per chi aveva il vecchio contratto (teoricamente blindato) ecco il
trasferimento punitivo, comminato in caso di rifiuto, come accaduto all’Auchan
di Torino.
Ma pensiamo
anche allo straordinario comandato per i lavoratori FCA, costretti a lavorare la
domenica fino a quando, sfiniti per i carichi di lavoro, non si sono organizzati
e hanno imposto all’azienda la sospensione. O pensiamo ai turni
di 20 ore di tanti facchini della logistica, turni che erano la regola finché,
anche qui, molti lavoratori non hanno cominciato ad organizzarsi con alcuni
sindacati di base e sono riusciti, in molti siti, a porre un freno a questo
sfruttamento selvaggio.
Sembra che nel 2016, nelle società
dell’industria 2.0, il tanto agognato aumento della produttività passi ancora
per l’aumento dello sfruttamento assoluto, quindi del tempo di lavoro che mangia
sempre più tempo di vita. Per fortuna la Meyer ci rassicura che lavorare 130 ore
è possibile, basta pianificare tutto, anche quando andare in bagno! La chiamano
“conciliazione del tempo di vita e lavoro”, ma molto più banalmente è la
drastica e diretta riduzione del tempo libero in favore del tempo di lavoro
supplementare (per altro non pagato con maggiorazioni). Una
fregatura che di fatto impedisce ogni possibile organizzazione della propria
vita: la sera non si può uscire, la domenica niente giornata libera, impossibile
programmare qualunque attività sociale o sportiva perché non esistono orari
fissi. Esiste solo l’interesse dell’azienda che è bene supremo e per il suo
profitto occorre sacrificare qualunque cosa, soprattutto la vita delle persone
che vi lavorano.
Così arriviamo al paradosso di
oggi: una società tecnicamente evoluta, la più evoluta di sempre, che continua a
far lavorare allo sfinimento le persone. Una
società in cui c’è chi è costretto a lavorare 60/70 ore la settimana (per
rimanere su soglie leggermente più “umane”) e una massa sconfinata di
disoccupati. Secondo una ricerca dell’ILO, l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro, nel 2007 un lavoratore su cinque in tutto il mondo
(ovvero 600 milioni di persone) lavorava ancora per più di 48 ore la settimana,
e nella maggior parte dei casi solo per riuscire ad arrivare alla fine del
mese.
Oltre all’impossibilità di
organizzarsi una propria vita al di fuori del lavoro, occorre fare anche
valutazioni sui costi sociali e umani che questo aumento netto dello
sfruttamento si trascina dietro. Orari di lavoro molto lunghi, soprattutto per
lavori pesanti, combinati con età pensionabile sempre crescente e sempre minori
obblighi per le imprese nel campo della sicurezza sul lavoro, aumentano
drammaticamente i rischi di incidenti. Con costi spesso drammatici per chi si
infortuna (o peggio perde la vita) e costi sociali alti per
tutti.
Lavorare 130 ore la settimana è
possibile ci dice la Meyer.
Sì, forse standosene comodamente seduta al sessantesimo piano
di un ufficio con aria condizionata e sedia ergonomica, con governante e
baby-sitter che pensano a tutto il resto a casa lo è. Ma quanto lo è per la
maggioranza delle persone normali che non guadagnano 6.500 dollari all’ora come
la protagonista dell’intervista? E, soprattutto, quanto è desiderabile un mondo
in cui tutti lavorano sempre, senza orari, senza soste?
Ma
davvero vogliamo lavorare tutto il giorno, essere costretti a fare la spesa la
notte costringendo così una cassiera a fare il turno notturno? Ma che senso ha?
Non è un cortocircuito da cui dovremmo uscire pretendendo orari di lavoro più
umani per tutti e più tempo libero per coltivare i nostri interessi, le nostre
passioni, i nostri affetti?
Non è impossibile economicamente,
basti pensare alla grande quantità di ricchezza di cui si appropriano i padroni,
né tecnicamente, lo è solo e soltanto perché il capitalismo si regge sul fatto
che i padroni comprano la nostra forza-lavoro e pretendono di disporne a loro
piacimento per trarne ogni anno guadagni che noi ci sogniamo in tutta una vita
di fatica.
Lo è perché questo sistema
economico (fatto su misura per aziende e persone concrete, come la Meyer) in
preda a una crisi epocale, mostra il suo vero volto, mettendo il profitto
davanti ai bisogni più elementari dell’essere umano, compresa la vita
stessa.
Lo abbiamo già detto:
le
lotte alla FCA e nella logistica ci hanno dimostrato che è possibile fermare
queste pretese dei padroni, ma solo noi possiamo
farlo.
Il
buon vecchio “lavorare meno lavorare tutti” non è mai stato così
attuale.
---------------------
From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, August 14, 2016 10:50 AM
Subject:
DAL CAPORALATO
ILLEGALE A QUELLO LEGALE
Dormivano in stalle e porcili,
mentre di giorno gli imprenditori agricoli della piana di Sibari li sfruttavano fino al midollo
nei loro campi, con paghe da fame e orari di lavoro massacranti. È soltanto una,
né la prima né l’ultima, delle tante storie di sfruttamento, che quando giunge
al disonore delle cronache ci si affretta ad ammantare di eccezionalità: è colpa
delle agromafie che controllano pezzi della nostra
agricoltura, è colpa dei caporali malavitosi e criminali, è colpa di qualche
imprenditore senza scrupoli.
Meno di una settimana fa viene
approvato in Senato il Disegno di Legge 2217, che tecnicamente si intitola
“Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello
sfruttamento del lavoro in agricoltura”, ma che tutti hanno rinominato
“legge
contro il caporalato”, perché nei fatti questo è: una legge che,
esattamente come la precedente, è rivolta essenzialmente a punire i caporali,
inasprendo le pene contro questi, che ci vogliono far credere siano all’origine
di tutti i mali.
È una retorica che conviene, farci
credere che questo schifo, lo sfruttamento, non sia la regola, piuttosto
un’eccezione, il risultato di una qualche attività malavitosa portata avanti da
spregevoli personaggi. In questo modo si circoscrive il problema a poche mele
marce, non si generalizza la discussione, si evita l’incombenza di interrogarsi
su un intero sistema produttivo.
C’è chi direbbe che questa volta
però la legge tenta di colpire chi da questo meccanismo poi ne trae il vero
vantaggio in termini di profitti, i padroni. E’ vero: con la riscrittura
dell’articolo 603 bis del Codice Penale si
attribuisce una responsabilità anche agli imprenditori che sottopongono i
lavoratori a condizioni di sfruttamento. Un passaggio
importante, perché la relazione di sfruttamento è quella tra lavoratore e datore
di lavoro, il caporale solitamente non è responsabile delle condizioni
lavorative generali. Ma in questo paese sembra non si riesca a fare un passo in
avanti senza aver regalato prima qualcosa alla classe che ci sfrutta,
facendocene fare quindi dieci di passi indietro.
Infatti, mentre si sono dovuti
attendere 5 lunghi anni per estendere la responsabilità a chi ci fa davvero i
soldi sfruttando, il Ministro dell’Agro-alimentare, così ora è stato
ribattezzato, e suo seguito, sembrano aver dato immediato seguito alle richieste
di padroni e Agenzie del Lavoro, che, sapendo perfettamente quanto sia
profittevole per loro il sistema del caporalato, quest’inverno, durante un forum
tenuto presso Palazzo Chigi a Roma, “Attiviamo Lavoro – Le potenzialità del
lavoro in somministrazione nel settore dell’agricoltura”, a gran voce hanno, in
sostanza, richiesto la legalizzazione
della pratica di intermediazione in agricoltura. Così accade
che, nella nuova legge contro il caporalato, si trova anche un importante
integrazione alla misura relativa alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Tale
Rete nasce a settembre dello scorso anno e rappresenta sostanzialmente un
sistema
pubblico di certificazione etica del lavoro: le imprese che
chiedono di accreditarsi presso tale circuito, e che devono presentare alcuni
requisiti per farlo, ricevono in cambio un bollino etico con cui possono
marchiare i loro prodotti. Il nuovo comma 1-bis va ad apportare una sottile ma
insidiosa modifica alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, a cui da ora
possono aderire anche, si legge, “le agenzie per il lavoro [...] e gli altri
soggetti autorizzati all’attività di intermediazione [...]”.
Vi può sembrar poco, ma intanto
così si inizia ad aprire le porte ai desideri famelici dei padroni che nel
caporalato ci vivono e ci sguazzano. Così forse ora le aziende “buone” possono
davvero far finta di esserlo un po’ di più, almeno sulla carta, e vantare
finalmente una parvenza di legalità.
---------------------
From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent:
Sunday, August 14, 2016 10:50 AM
Subject:
SICUREZZA CONTRO
PROFITTI: L’AGO PENDE VERSO I SECONDI E NOI CONTINUIAMO A MORIRE
Fine settimana tragico alla
stazione ferroviaria di Napoli Piazza Garibaldi.
Sabato 6 agosto un treno che stava
entrando in stazione a bassa velocità è andato a finire contro il paraurti della
“stazione di testa”. Il macchinista stava conducendo il Frecciarossa 9610 al
binario 16, provenendo dall’impianto di manutenzione. Il treno sarebbe poi stato
destinato a viaggiare verso Torino. Ma il macchinista è stato colto da malore,
ha cercato di rallentare ulteriormente, ma non è stato purtroppo in grado di
arrestare del tutto il treno. Di qui l’impatto.
E qui si dovrebbe riaprire la
pagina sul “macchinista unico”, vale a dire sulla politica delle aziende
ferroviarie che mira ad eliminare il doppio macchinista, così da evitare
“sprechi”. Si dovrebbe, ma in realtà nessuno ne parla. Eppure il macchinista
“solo” è un rischio alla sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri, come
denunciato più volte dagli operatori del settore. E’ solo un caso che stavolta
non ci siano stati morti e feriti. La prossima volta la fortuna potrebbe
voltarsi dall’altra parte.
L’altro episodio, di gran lunga
più grave, è accaduto domenica 7 agosto. Un operaio di 31 anni, stando a quanto
riferito dall’ANSA, è morto folgorato mentre era al lavoro in uno dei capannoni
che Trenitalia utilizza come deposito e per la manutenzione, nella notte tra
sabato e domenica.
I colleghi hanno immediatamente
incrociato le braccia per un’ora. Più una manifestazione di lutto che di lotta,
sebbene nei comunicati ufficiali dei sindacati ci sia il richiamo alla volontà
di “sensibilizzare azienda, istituzioni e forze
politiche”.
Ma sensibilizzare non è
sufficiente. La direzione intrapresa da aziende e governo è chiara ed è la
stessa. La sicurezza può essere un ostacolo al raggiungimento di maggiori
profitti. Allora al diavolo la sicurezza. Come mostra, ad esempio, la spinta
forte per il macchinista “solo”.
Caso vuole che questi due episodi
abbiano avuto luogo in concomitanza con la presentazione di un nuovo disegno di
legge sulla sicurezza che, dietro la retorica della semplificazione del Testo
Unico sulla Sicurezza 81/08, prevede in realtà un allentamento dei controlli
sulla sicurezza in capo agli imprenditori e uno spostamento delle responsabilità
sui lavoratori stessi. Insomma, più impunità per le imprese e meno sicurezza per
i lavoratori stessi. Una “riforma” presentata in piena estate, così che passi in
sordina...
E noi, intanto, continuiamo a
farci male e a morire.
FONTI
Il
Messaggero
ANSA
Punto
sicuro
---------------------
From:
Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Wednesday, August 17, 2016 11:07 PM
Subject: NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA
IL MITO DI PROMETEO OFFUSCA LA VISIONE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI IGIENE
Medicina Democratica Onlus esprime
profondo sconcerto e totale disaccordo sul documento della Società Italiana di
Igienisti (SII) a supporto dell’incenerimento dei rifiuti, attraverso impianti
di terza generazione, posizione condivisa anche dall’Istituto Superiore di
Sanità (ISS). Le nostre osservazioni si limitano a quanto riportato dall’Agenzia
ADN Kronos, poiché i documenti non sono disponibili sui siti ufficiali.
Leggi
tutto al link:
NO ALLE DEFORME COSTITUZIONALI. TUTELIAMO LA COSTITUZIONE.
Medicina Democratica Onlus per il
NO alla controriforma costituzionale e per il NO alla legge elettorale
“Italicum”.
Medicina Democratica Onlus: le
modifiche costituzionali e l’Italicum sono atti insalubri da respingere al
mittente L’attuale esecutivo ha inaugurato il suo mandato con la parola d’ordine
dell’innovazione e delle riforme
Leggi
tutto al link:
SICUREZZA SUL LAVORO : LA CIOFECA DELL’ONOREVOLE SACCONI
Disegno di Legge Sacconi sulla
sicurezza sul lavoro: un ritorno al passato per distruggere il diritto alla
sicurezza.
Il Senatore Sacconi ha presentato
un Disegno di Legge beffardemente denominato “Disposizioni per il miglioramento
sostanziale della salute e sicurezza dei lavoratori” in cui riscrive da capo la
normativa esistente, nello specifico il D.Lgs. 81/08.
Leggi
tutto al link:
BUCHI PER TERRA: LE TRIVELLE SONO (ANCORA) TRA NOI
Segnaliamo questo libro il cui
autore è anche socio di Medicina Democratica. Di seguito una breve
presentazione.
“Buchi per terra ovvero cinquanta
sfumature di greggio”, in uscita per le edizioni Reality Book il nuovo libro di
Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali lucani e collaboratore di Radio
Radicale.
Leggi
tutto al link:
MEDICINA
DEMOCRATICA
MOVIMENTO DI LOTTA PER
LA SALUTE
ONLUS
SITO WEB: www.medicinademocratica.org
FACEBOOK: www.facebook.com/MedicinaDemocratica
---------------------
From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, August 21, 2016 4:09 PM
Subject:
“SICUREZZA SUL
LAVORO? TROPPE REGOLE” AL VIA LA RIFORMA DEL GOVERNO
Presentata in commissione la
riforma del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Crescono infortuni e morti
bianche, l’attività ispettiva è carente, ma per
Maurizio Sacconi bisogna “semplificare” la normativa e
deresponsabilizzare il datore di lavoro.
Le morti e gli infortuni sul
lavoro sono di nuovo in crescita, così come le malattie professionali. E’
scritto sul rapporto 2015 dell’INAIL: più
di 600.000 denunce di infortuni, più di 1.200 quelle di morte (694 quelle
accertate). Si tratta però di stime al ribasso, visto che non
tengono conto né di lavoratori indipendenti (partite IVA, liberi
professionisti...), né di lavoratori in nero che, va da sé, non sono assicurati
INAIL (e quindi non risultano nei loro conti) e sono particolarmente presenti
nei due settori a più alto rischio di incidente e con la quota più alta di
vittime mortali: agricoltura ed edilizia.
Un conteggio più veritiero lo
fornisce l’Osservatorio Indipendente di Bologna:
che si basa sulle notizie di
incidenti mortali pubblicate sui giornali: l’anno scorso sono stati almeno
678 quelli sul luogo di lavoro (quest’anno sono già 405). Tenendo conto anche
dei morti in
itinere (vittime di incidenti mentre vanno o tornano dal lavoro),
che per l’INAIL sono il 55% del totale, si arriva ben oltre i
1.200.
Cifre che hanno ricominciato a
salire negli ultimi anni, nonostante l’effetto “positivo” della crisi e
dell’aumento della disoccupazione. Calerebbero certamente se fosse pienamente
applicato il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro entrato in vigore nel 2008
(il Decreto Legislativo 81 del 2008), un testo che ora
il governo vuole riformare, o piuttosto,
abbattere.
Le intenzioni sono chiarite subito
nell’introduzione al testo, presentato dai suoi relatori Sacconi e Fuksia (ex
M5S, ora anch’ella parte della maggioranza) alla commissione del Senato:
la
legge 81/2008 è caratterizzata da “un’eccessiva complessità, legislativa e di
attuazione” ben “esemplificata dal numero degli articoli”.
Non solo, la legislazione sulla
sicurezza sarebbe stata disegnata sul modello di
funzionamento della grande fabbrica, mentre oggi “la diffusione delle
nuove tecnologie digitali” trasforma il modo di produrre “nel senso di una
maggiore autonomia e responsabilità del prestatore d’opera”.
E’
la solita vecchia retorica che ha accompagnato le riforme del lavoro degli
ultimi trent’anni: il mondo del lavoro non è più quello rigido della catena di
montaggio, ai lavoratori è richiesta autonomia di decisione, intraprendenza,
disponibilità al cambiamento.
Un affresco smentito dai fatti,
come abbiamo cercato di riportare due anni fa nel nostro primo libro
e come testimoniato
quotidianamente dalle storie riportate su questo sito che parlano di addetti
alla pulizie, facchini, braccianti agricoli, operatori di cooperative sociali,
operai metalmeccanici, insomma milioni di lavoratori per i quali la tecnologia
(quando c’è) non ha certo rappresentato maggiore indipendenza dal datore di
lavoro, semmai un’intensificazione dei ritmi, della pressione psicologica, delle
prestazioni richieste, e quindi: un aumento dei rischi e delle malattie
professionali (quasi 60.000 quelle denunciate nel 2015, la maggioranza per
malattie osteoarticolari e muscolo scheletriche).
Il
discorso dei relatori è fin troppo semplice: se un imprenditore ha dato ordine
di predisporre tutti i sistemi di sicurezza e di prevenzione necessari, ed
avviene un incidente, non ha nessuna responsabilità. La colpa è di eventuali preposti
alla sicurezza o dell’operaio stesso. Ma un operaio pressato dai propri
superiori, al quale vengono fatte svolgere mansioni che non gli competono
(e quindi, per cui non ha avuto la formazione necessaria), a cui viene detto di
non tener conto di normative considerate esagerate perché il tempo è denaro, è
veramente responsabile delle sue azioni? Un operaio a cui viene detto “questa è
la minestra, se non la vuoi dietro di te c’è la fila” è veramente
responsabile di quanto gli accade?
Finora no, la responsabilità era
comunque del datore di lavoro, dev’essere sua cura (o di suoi agenti) approntare
i sistemi di prevenzione, fornire i dispositivi di protezione, vigilare che
vengano utilizzati, garantire la formazione in corsi certificati. Norme in
tanti casi eluse, anche per la carenza dell’attività ispettiva: nel 2015 sono
state solo 21.000 le aziende controllate dall’INAIL, di queste l’87% registrava
irregolarità, 61.000 i lavoratori non in regola, più di 6.500 i lavoratori
totalmente in nero.
Ma
per i relatori il problema non è questo, ma ridurre le sanzioni per i
padroni, e
lo dicono chiaramente: oggi la sicurezza è “un accessorio burocratico
detestato perché subito dal timore di sanzioni
sproporzionate”.
Detestato anche perché negli
allegati al testo le misure di sicurezza da prendere sono prescritte nei
particolari, caso per caso. Una volta abrogati questi allegati, la prescrizione
spetterà allo stesso “professionista” incaricato della certificazione: la
valutazione di come eliminare i rischi non spetterà più al legislatore, ma ad un
privato pagato dall’impresa. Nel processo di “disboscamento” del Testo
Unico (si passa da 306 articoli e 51 allegati a 22 articoli e 5 allegati), i
cambiamenti principali sono:
-
eliminazione della valutazione
dei rischi e della definizione delle misure di prevenzione e
protezione e sostituzione con una “certificazione” redatta da un professionista
(tecnico della prevenzione e/o medico del lavoro) pagato dal datore di
lavoro;
-
deresponsabilizzazione
del datore di lavoro in relazione a infortuni e a
malattie professionali, se avrà dimostrato, tramite la “certificazione”, di
avere adempiuto agli obblighi di legge;
-
sostanziale
eliminazione dell’obbligo di vigilanza a capo del datore di lavoro e
trasferimento della responsabilità a dirigenti, preposti e lavoratori
stessi;
-
sgravi
fiscali per
le aziende “virtuose”, sempre sulla base della semplice “certificazione” del
professionista;
-
riduzione
delle sanzioni, con l’introduzione, in caso di
violazioni, di “disposizioni esecutive”. Le sanzioni ci saranno solo in caso di
mancato rispetto di queste ultime.
Inoltre, come si legge dal
commento alla proposta di legge scritto da Medicina
Democratica
il nuovo testo è occasione per
abbassare ulteriormente le tutele di lavoratori “formalmente” autonomi e
saltuari: si
arriva infatti a tutelare la “persona impiegata in modo non episodico per
attività di lavoro”, un concetto totalmente differente da quello esistente in
cui la tutela è “universale” qualunque sia la forma e la durata della
prestazione lavorativa ed è legata principalmente ad un qualunque rapporto di
subordinazione con un “datore di lavoro”.
Purtroppo le motivazioni di
quest’ennesimo attacco alla condizione di chi lavora sono evidenti: la
tutela della salute dei lavoratori è un costo da abbattere per le aziende,
specialmente se le conseguenze si vedono a distanza di anni.
Come spiega un tecnico della
sicurezza in questo approfondimento su salute e
sicurezza sul lavoro di Corrispondenze Operaie:
“tutti gli obblighi a tutela
dei lavoratori sono visti dall’azienda come un costo. Perché fare formazione ai
lavoratori ha un costo, aggiornare le macchine secondo le nuove normative ha un
costo” e sono spese che le aziende vogliono tagliare, perché non comportano un
profitto.
Questa
riforma è appena stata presentata, parliamone con i colleghi sul posto di
lavoro, organizziamoci per non farla passare e per esigere che le norme sulla
sicurezza vigenti vengano rispettate, facciamo pressione sui sindacati perché
non accettino compromessi al ribasso. Non accettiamo sconti sulla nostra
salute!
Fonti
Medicina
Democratica
---------------------
From:
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent:
Friday, August 26, 2016 9:47 AM
Subject:
ANCORA MORTI PER INFORTUNI, MA NON DIMENTICHIAMOCI MAI DEL TERREMOTO
ANCORA
MORTI PER INFORTUNI. MA NON DIMENTICHIAMOCI MAI DEL TERREMOTO IN EMILIA CHE HA
MESSO IN LUCE CHE LA MAGGIORANZA DEI CAPANNONI INDUSTRIALI SONO CASTELLI DI
SABBIA, E NESSUNO FA NIENTE PER METTERLI IN SICUREZZA.
Ovviamente in quella zona li
stanno ricostruendo con criteri antisismici. Ma gli altri costruiti con la
stessa tipologia negli anni settanta-ottanta e novanta che sono la maggioranza
in Italia? Non mi risulta nessun intervento.
Se dovesse verificarsi un altro
terremoto, anche più lieve di quello di pochi giorni fa ad Amatrice nelle zone
industriali del Paese ci sarebbe una catastrofe. Se poi il terremoto accade, e
accadrà prima o poi, e non ci sarà di notte o nei giorni festivi come in Emilia,
ma in giornate lavorative la strage sarebbe incalcolabile.
Ma nessuno fa niente, nessuno se
ne occupa, nessuno che prende a mano la situazione e li fa mettere in sicurezza.
Tanto la vita di chi lavora. In questo periodo non conta niente e non ha
rappresentanza parlamentare.
Mi stupisce anche il silenzio dei
sindacati su questo. Possibile che anche loro non ne parlino e non se ne
occupino?
Io comunque nella pagina
d’introduzione da quel terremoto ho messo uno scritto a futura memoria. In
centomila di migliaia l’hanno visto in questi anni, se capiterà qualcosa, e
capiterà, lo dicono anche gli esperti, poi spero che i giudici indaghino e
vadano a colpire chi avrebbe il dovere d’occuparsene e non lo fa. Se capiterà
non si potrà parlare di fatalismo, ma di indifferenza criminale. Poi tremate
quando andate a far la spesa in certi supermercati costruiti in quegli anni.
Meglio che non guardiate in alto le travi in cemento armato solo appoggiate
sulle colonne come i capannoni. Solo solo appoggiate?
Tra l’altro con incentivi per la
messa in sicurezza ripartirebbe anche l’economia italiana.
Carlo
Soricelli
Osservatorio
Indipendente di Bologna morti sul lavoro
---------------------
From:
Unione Sindacale di Base Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
To:
Sent:
Friday, August 26, 2016 3:32 PM
Subject:
OSPEDALE GASLINI: COMUNICATO
STAMPA LETTERA ALLA GIUNTA REGIONALE
Genova, 26/08/16
COMUNICATO
STAMPA
LETTERA
ALLA GIUNTA REGIONALE
Siamo
un gruppo di lavoratrici/lavoratori del Gaslini, fiore all’occhiello della
sanità ligure e nazionale.
Siamo
allibiti di fronte all’indifferenza che state mostrando nei confronti del
personale e di conseguenza sull’assistenza dei piccoli pazienti.
Continuiamo
a sentire snocciolare cifre sull’organico non corrispondenti al vero. Vi
invitiamo a chiedere i numeri reali del personale adibito all’assistenza nei
reparti. Manca personale nei reparti!!!
Carenza
di organico e mancato rispetto di normative sulla
sicurezza.
Vi
invitiamo a sostare un’ora in reparti come Osservazione, Ostetricia oppure
Chirurgia per verificare da voi se l’impianto di climatizzazione funzioni o
meno.
Innumerevoli
sarebbero le questioni di cui discutere, molte delle quali potrebbero risolversi
semplicemente.
Da
settembre inizieremo un ciclo di vertenze sindacali ma alcune di queste non
sarebbero necessarie se veniste a vedere con i vostri occhi ciò che sta
accadendo. Ma tutto viene coperto, la trasparenza non va a braccetto con la
recente politica.
Invitiamo
insieme a voi i consiglieri regionali degli altri partiti poiché crediamo che il
Gaslini non debba avere interessi di parte.
In
caso contrario, per favore, abbiate il pudore di non utilizzare il lavoro svolto
al Gaslini come vanto di questa politica
USB
LIGURIA PUBBLICO IMPIEGO SANITA’
USB
FEDERAZIONE REGIONALE LIGURIA
via
Cantore 29/2
16149
Genova
telefono:
010 41 69 34
fax:
010 46 61 06
web:
www.genova.usb.it
e-mail:
liguria@usb.it
---------------------
From:
AIEA Paderno Dugnano aieapadernodugnano@gmail.com
To:
Sent:
Monday, August 29, 2016 12:09 PM
Subject:
COMUNICATO STAMPA AMIANTO E TERREMOTO
Buongiorno
in
allegato invio Comunicato Stampa di Medicina Democratica e di Associazione
Italiana Esposti Amianto.
Cordiali
saluti
Lorena
Tacco
MEDICINA
DEMOCRATICA E ASSOCIAZIONE ITALIANA
ESPOSTI AMIANTO
COMUNICATO
STAMPA: AMIANTO E TERREMOTO
Il
Terremoto che si è verificato nel centro Italia qualche giorno fa che ci ha
fatto contare oltre 250 morti, molti altri feriti e una distruzione quasi totale
di numerosi paesi ha mostrato ancora una volta, come già molti hanno osservato,
che per l’Italia nonostante le leggi e la cultura scientifica presente, la
prevenzione è una chimera. Poi piangiamo i morti.
Vi
è stata e vi è una grande solidarietà nei confronti delle comunità colpite; le
istituzioni si sono mosse si è capito che è necessario intervenire subito, che
per recuperare per quanto possibili i danni e ricostruire è necessario che:
-
la
popolazione non va allontana dalla propria terra;
-
la
popolazione deve essere coinvolta in tutte le scelte che la riguardano.
Un
tema che appare secondario di fronte al disastro generato dal terremoto è quello
della presenza di amianto che in quantità grandi o piccole, secondo le
peculiarità delle costruzioni, può contaminare i soccorritori per primi e i
cittadini che stazionano nelle vicinanze dei paesi distrutti.
L’esposizione
all’amianto, sappiamo bene, produce danni anche a grande distanza di tempo. In
particolare l’amianto ridotto in polvere è pericolosissimo. Non pratichiamo
l’incuria della mancata prevenzione, non avendo pensato che in zona sismica si
possono manifestare dei terremoti, ma agiamo da subito con tutte le precauzioni
per evitare la contaminazione.
Ci
rivolgiamo alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, ai sindaci dei territori
devastati e tramite loro a tutti i volontari che si sono adoperati e continuano
a farlo in questo doloroso frangente. Consideriamo la presenza di amianto che il
terremoto ha reso pericolose. Attuiamo tutte le possibili misure di prevenzione
a partire dall’informazione alle persone che in qualunque modo sono coinvolte e
preoccupiamoci altresì dei luoghi in cui i materiali di risulta verranno
scaricati.
Associazione
Italiana Esposti Amianto
Medicina
Democratica, movimento di lotta per la salute
Milano,
28 agosto 2016
---------------------
From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent:
Monday, August 29, 2016 7:56 PM
Subject:
FOGGIA: I BRACCIANTI
BLOCCANO PER ORE LA FILIERA DEL POMODORO
Ieri
grande giornata di lotta dei braccianti in Puglia! In più di 400 hanno bloccato
per sei ore la
Princes, la più grande fabbrica di trasformazione del pomodoro
d’Europa, 3 miliardi di fatturato l’anno, alla periferia di Foggia.
Pomodoro
che raccolgono in condizioni indegne nei campi della provincia, senza rispetto
dei contratti, vivendo in ghetti alla periferia della città. Abbiamo più volte
dato notizia della loro mobilitazione sulle nostre pagine. Pubblichiamo di
seguito il comunicato del Comitato dei lavoratori delle Campagne e di Campagne
in lotta che fa una cronaca della giornata.
COMUNICATO
STAMPA
Si è concluso il blocco dei
lavoratori delle campagne davanti alla Princes, ma la loro lotta non si ferma.
Oggi è stata una grande giornata: 400 lavoratori delle campagne hanno scioperato
e bloccato per oltre sei ore la trasformazione del pomodoro a Foggia. Le due
grandi aziende della zona industriale, la Futuragri e la Princes, non hanno potuto
lavorare il pomodoro né far uscire dalle fabbriche conserve e pelati. Molti i
camionisti solidali con la lotta, visto il trattamento che ricevono
dall’azienda.
Questo è solo l’ultimo capitolo di
una mobilitazione che prosegue dallo scorso settembre, e che pretende la
regolarizzazione di tutti i lavoratori senza permesso di soggiorno e il rispetto
dei contratti collettivi. Grazie al blocco, i lavoratori hanno ottenuto un
impegno da parte dell’associazione nazionale delle industrie conserviere
(ANICAV) a partecipare ad un incontro in cui pretenderemo che riconoscano le
loro responsabilità nel garantire il rispetto dei diritti contrattuali, e un
incontro con il questore riguardo ai permessi di soggiorno. Dal canto suo, il
governo preferisce trincerarsi dietro ad un muro di
silenzio.
Siamo consapevoli che questo è
solo l’inizio, ma oggi è una giornata storica per la lotta dei braccianti! Dalle
campagne, WE STILL NEED YES!!
Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in
Lotta
Solidaria
Bari
Commenti
Posta un commento