La proposta di legge a tutela degli amministratori locali....



 Dalla proposta di legge n. 3174/2015 a tutela degli amministratori locali  vittime di minacce e intimidazioni potrebbero scaturire effetti autoritari da scongiurare.

Partiamo da due considerazioni preliminari, ossia dalla tendenza di amministratori locali a sfuggire ad ogni confronto con le parti sociali e sindacali , cosa ben diversa dai casi nei quali gli amministratori sono vittime di minacce da parte della criminalità interessata ad accaparrarsi appalti di varia natura

Nel primo caso abbiamo un problema specificamente politico: gli amministratori sono ormai chiusi in una torre eburnea e tendono a trasformare il dissenso, anche quello piu' blando, in una minaccia. Sono lontani i tempi nei quali gli amministratori locali avevano intelligenza e senso civico di sfidare folle inferocite difendendo le loro posizioni senza mai chiudere a un confronto anche acceso ma sempre utile per rivedere decisioni sbagliate.

Erano gli anni nei quali i consigli comunali erano frequentati dai cittadini e non blindati dalla celere, anni nei quali l'accesso ai palazzi del potere locale non era ostruito da telecamere, pass, agenti di Pm o di Ps e CC

Altro discorso invece vale per la criminalità organizzata ma il testo di legge non sembra volere discernere tra i due casi, tra una minaccia criminale e un dissenso politico e sociale che magari potrà anche essere al di sopra delle righe ma resta un fenomeno ben diverso  e comunque da non criminalizzare

All'orizzonte intravediamo nuovi e ulteriori reati penali con procedimento di ufficio e reati fino a sette anni.

Pensiamo ad un contenzioso tra assessori e bisognosi di casa, ce ne sono decine in tutta Italia, non entriamo nel merito di forme di lotta che possono essere condivisibili o no ma che restano espressione di un disagio sociale ed economico e non possono essere affrontate solo sotto il profilo penale

Prendiamo come esempio i contenziosi tra i movimenti dell'abitare, ma anche vertenze sociali e del lavoro , presenti a decine in ogni parte d'Italia, il rischio concreto è che alcuni reati non siano riportati nell'ambito della crisi sociale ed economica in cui sono maturati, e da cui vengono determinati. Questi reati, che vanno dall'ingiuria (basta uno slogan al megafono) alla minaccia privata (una discussione concitata?), dalla diffamazione (un volantino sopra le righe) al danneggiamento (in una occupazione , anche la piu' simbolica, qualche danno c'è sempre) rischiano di essere aggravati se commessi ai danni di un amministratore locale.

Trattasi di diritto o di barbarie?

A nostro avviso il diritto diventa una variabile dipendente per la salvaguardia degli interessi forti, pensiamo alle popolazioni che rifiutano una grande opera, un inceneritore, a dipendenti di qualche comune in lotta per nuove assunzioni, chi determinerà il confine tra una lotta politica e la minaccia ai danni degli amministratori?  Ma allo stesso tempo  perché non esiste una tutela a favore dei cittadini che non trovano risposta nella politica locale?

Ogni turbativa è impedimento alla attività istituzionale o rientra invece nelle dinamiche usuali dello scontro politico? In presenza di nuovi codici penali riusciremo a salvaguardare il diritto al dissenso o andremo verso crescenti e diffuse criminalizzazioni?

La nostra impressione è che ci si nasconda nel diritto penale per salvaguardare decisioni impopolari e seminare paura e rassegnazione nei soggetti sociali subalterni. Tutto cio' con la salvaguardia degli amministratori locali  non ha niente a che spartire, piuttosto siamo in presenza di una involuzione neoautoritaria

fonte
http://www.osservatoriorepressione.info/la-proposta-legge-tutela-degli-amministratori-locali-diritto-barbarie/

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