Il business della prevenzione tra terremoti e calamità

I geologi hanno lanciato innumerevoli allarmi sulla mancanza di una autentica manutenzione dei territori. I terremoti degli ultimi mesi sono l'occasione per rilanciare una discussione della quale faremmo volentieri a meno perché investire nella prevenzione e nella manutenzione dovrebbe essere un imperativo categorico per ogni governo nazionale, regionale e locale che si rispetti Su Il sole 24 ore di oggi apprendiamo che ben 21,8 milioni di italiani abitano nei 5,2 milioni di immobili situati nelle zone a più alto rischio sismico (zone 1 e 2) In questi anni non è mai stato attuato un piano serio di messa in sicurezza di edifici pubblici e privati, ora il Governo sembrerebbe interessato a farlo. Ma a vantaggio di chi? Intanto partiamo dal 1974 anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche, sono trascorsi piu' di 40 anni, nel frattempo ci sono stati terremoti e catastrofi ambientali che hanno provocato migliaia di morti e ingenti distruzioni Quando poi vediamo degli edifici costruiti negli anni ottanta e novanta, quando le normative antisismiche dovevano essere già conosciute e adottate, franare miseramente ci domandiamo chi abbia esercitato controlli e verifiche, chi abbia autorizzato a costruire. Il terremoto del 24 agosto sembrerebbe avere dato il via libera al sismabonus con la copertura dell'85% della spesa sostenuta rimborsabile in 5 o 10 anni per una spesa ragguardevole per la quale serviranno coperture che allo stato attuale non si intravedono. Di certo intere aree del paese sono fuori norma, parliamo di edifici pubblici e privati, da Agosto in province ufficialmente solo sfiorate dal terremoto ci sono migliaia di sfollati. Il Governo come finanzierà un mega intervento per la messa a norma degli edifici e delle aree a rischio? La paura è che ci sia un business edilizio piuttosto che un piano di risanamento effettivo che dovrebbe riguardare anche il territorio e non solo le case o gli edifici pubblici La cessione del credito alle imprese, in vigore dal 2016 per gli ecobonus, non ha prodotto risultati perché i costruttori sono alle prese con una crisi di liquidità che li ha "costretti" a ridimensionare investimenti e forza lavoro, quindi se questo strumento non è stato di aiuto per le imprese ci chiediamo come possa esserlo per le famiglie, molte delle quali già indebitate. La nostra paura è che il risparmio degli italiani faccia gola al Governo che promette di restituire un buon 85% della spesa sostenuta ma nel frattempo chiede alle famiglie di sborsare liquidi per la messa a norma delle loro case Intanto oltre alla salvaguardia idrogeologica del territorio non si intravede neppure un effettivo Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico che in teoria dovrebbe essere già finanziato dall’articolo 11 della legge 77/2009. Come sono stati spesi i soldi stanziati allora? Bisognerebbe partire da una analisi impietosa di come sono stati usati fondi pubblici per non cadere negli errori del passato, perché è indubbio che di errori ne siano stati commessi molti Quando leggiamo poi di un intervento governativo per le semplificazioni e per aggirare le rigidità del codice degli appalti, già si intravedono affidamenti diretti senza gara e appetiti speculativi che già hanno lucrato su tutti i terremoti degli ultimi decenni. Non pensiamo tuttavia che alcune semplificazioni siano sbagliate in partenza ma pensiamo che non si possa correre il rischio di autorizzare interventi approssimativi che permettano la formale messa in sicurezza del patrimonio esistente senza interventi strutturali che mettano al riparo da rischi futuri Per questa ragione non servono normative semplificate e aggirabili con le solite furbizie ma un piano serio che metta al sicuro territori ed edifici, una sorta di grande piano Marshall di manutenzione del territorio , su questo misureremo la capacità dei Governi di rispondere ai reali bisogni dei cittadini senza operare con la solita, vecchia e inaudita furbizia che aggira le regole e rimanda sine die investimenti pubblici

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