Facebook ? Occhio ai licenziamenti

Attorno al 2011\12 leggevamo di licenziamenti causati dalla pubblicazione di semplici post su Fb.
Negli Usa i licenziamenti avevano colpito anche le autrici, o gli autori, di post innocenti, chi aveva pubblicato la foto di una festa aziendale, il commento di una madre critica verso orari pesanti che rendevano difficile conciliare i tempi di vita e di lavoro, licenziato anche chi scriveva ad un amico di non avere le scarpe antinfortunistiche o altri dispositivi che l'azienda non aveva fornito per risparmiare. Poi ci sono i casi di diffamazione ma anche di semplice pubblicità negativa per le aziende, tutti motivi sufficienti al licenziamento.
Quanto accadeva 7 anni fa negli Usa da anni si verifica anche puntualmente in Italia, anzi  molte aziende pagano collaboratori per "spiare" i social network . Licenziamenti, sospensioni, querele, denunce, Fb sta diventando un campo minato.
Nei giorni scorsi è arrivata perfino la ennesima sentenza di Cassazione per giustificare il licenziamento del lavoratore reo di avere diffuso su FB messaggi critici verso l'organizzazione aziendale , da qui il venir meno del rapporto di fiducia .
Quante volte abbiamo pensato e detto frasi come «mi sono rotta\o i coglioni di questo posto di merda» senza mai volere recare danno alla azienda o all'ente dove lavoriamo ma perchè stanchi di una organizzazione del lavoro sempre meno sostenibile? E quante volte abbiamo messo un like su qualche commento vivace indirizzato a esponenti politici incoerenti che rilasciano dichiarazioni roboanti mai seguite da fatti concreti?
La giustizia borghese ritiene punibile con il licenziamento l'uso della bacheca Facebook, non importa se il messaggio arriva solo ai pochi amici ammessi al profilo dello scrivente, non importa se si tratta di uno sfogo inconsapevole, basta la critica all'azienda per far venir meno il rapporto di fiducia.
La Cassazione aggiunge poi che l'uso  del social network amplifica lo sfogo e ne trasforma il contenuto in una vera e propria diffamazione ai danni del datore di lavoro con l'aggravante della sua diffusione attraverso i canali social.
Il grande fratello non si avvale solo delle telecamere o piu' semplicemente delle spie aziendali, ormai  domina il controllo delle nostre vite, delle idee professate, con le azioni private trasformate in atto pubblico .Fb è strumento di diffusione di volantini e iniziative ma anche e soprattutto uno strumento di controllo e di repressione, questo si evince dalla sentenza di cassazione dagli innumerevoli licenziamenti a seguito di semplici e alla apparenza inoffensivi post sui social network

Commenti