Il paese dei disabili?

Trattasi di un semplice luogo comune  la descrizione dell'Italia come uno dei paesi europei ad avere il piu' alto numero di pensioni di invalidità?

Se guardiamo alle statistiche ci rendiamo conto che un elevatissimo numero di infortuni e di morti sul lavoro potrebbero anche giustificare un certo numero di invalidi fermo restando che un discorso a parte va fatto per quanti falsificano atti e stato di salute per ricevere la pensione di invalidità. Per questi truffatori non ci deve essere alcuna pietà e per scovarli basterebbero piu' ispettori Inail, una figura negli ultimi anni ridotta ai minimi termini .

Ma detto cio', ben poco si fa per capire le cause della invalidità soprattutto in ambito lavorativo.
I disabili sono un terreno privilegiato per le clientele e le promesse politiche e non certo da ora. Chi propone un ministero solo per la disabilità, chi invoca il raddoppio dell'assegno minimo e svariati incentivi per l'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro, chi invce propone un pacchetto di agevolazione e di sgravi  e chi vorrebbe aumentare l'indennità di accompagnamento. Tutto l'arco parlamentare , nell'ultima campagna elettorale, è intervenuto sull'argomento con specifici punti inseriti nei programmi elettorali.

All'orizzonte tuttavia si intravede l'ennesima operazione di tagli costruita su indicazioni della Ragioneria dello Stato per ridurre i costi in presenza di una spesa di 18 miliardi di euro e quasi 5 milioni di cittadini interessati tra indennità di accompagnamento, permessi per assistenza parentale e assegni. L'obiettivo è assai ambizioso: ridurre il numero delle pensioni, delle 104 a prescindere dall'accertamento delle disabilità, basta introdurre parametri piu' selettivi per tagliare fuori molti degli attuali aventi diritto visto che tra  invalidità civile, indennità di accompagnamento e permessi lavorativi oggi si raggiunge una cifra equivalente a un punto di Pil, quel punto che agli occhi dell'Ue potrebbe risultare determinante per non farsi imporre l'ennesima manovra econonomica aggiuntiva.

Una decisione, l'ennesima, presa a tavolino e per compiacere la finanza, in Italia le pensioni di invalidità sono state utilizzate a fini clientelari ma oggi sembrano fotografare la condizione di molti anziani senza servizi, assistenza pubblica e in grave difficoltà.

I parametri allo studio dell'Inail potrebbero essere costruiti per escludere in partenza una buona degli attuali beneficiari, si andrà dal reddito personale o familiare (e fin qui potremmo anche non obiettare) fino all'età del richiedente passando attraverso la previdenza e la sanità integrativa. Tutte misure atte a ridurre il budget statale assegnato alla disabilità, anche se i 500 euro mensili oggi assegnati ad un invalido grave sono del tutto insufficienti a garantire allo stesso servizi minimi e assistenza reale.
Con  l’invecchiamento della popolazione  non potrà che aumentare la spesa sanitaria e assistenziale, veniamo da anni di tagli linerari folli, il futuro ci riserverà sorprese sgradite. Quando leggiamo frasi del tipo"bisogna spendere meglio i nostri soldi", vorremmo capire quali siano le intenzioni reali, se invece dietro la razionalizzazione delle spese si nascondano tagli come accaduto nel recente passato.
Al di là della facile retorica, in un paese con tanti invalidi per cause lavorative e disabili, cosa farà il prossimo esecutivo?

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