Scenari apocalittici e post elettorali. Quanto tempo ancora potremmo ignorare la questione Euro?
A distanza di settimane dalle ultime lezioni, qualche spunto di
analisi e di riflessione è necessario. Ma l'obiettivo va chiarito fin
dall'inizio: non si tratta di parteggiare per qualche fazione o
impartire a chicchessia la ricetta giusta.
Lo scenario politico italiano è desolante e non intendiamo soltanto
l'arco parlamentare ma anche quello di movimento diviso in mille rivoli e
sovente con pratiche di piazza impositive che allontano molti dei già
pochi e potenziali oppositori sociali,
Le difficoltà della crisi politica italiana sono strutturali tanto è
vero che lo troviamo scritto anche sulla stampa padronale o borghese. La
crisi per alcuni è da addebitare alla storia italiana degli ultimi due
secoli, partire da lontano serve a confondere le acque , a buttarla sul
versante storico o ideologico nella incapacità di leggere la realtà
odierna.
Cerchiamo di sviluppare un ragionamento, magari parziale ma aperto
alla discussione e anche alla riscrittura collettiva, vorremmo parlarne
insieme nelle iniziative che si succederanno tra il 25 aprile e il 1
Maggio, discuterne pubblicamente presentando il giornale o qualche
libro, oppure in semplici riunioni, la condizione è che sia un percorso
aperto e franco.
Delle elezioni politiche si è parlato poco o in termini sbagliati,
sembra che il 4 Marzo sia avulso dalle dinamiche sociali, dall'Europa
dell'Euro e dei patti di stabilità.
In Italia si discute del quarantennale ma non si sa praticamente
nulla del Piano Delors che risale all'anno 1975 e dettava le linee
economiche dei paesi aderenti alla moneta unica, gettava le basi
insomma di quell'edificio poi denominato Europa di Maastricht. Poco o
nulla conosciamo dei percorsi che hanno condotto all'unità monetaria ed
economica, per questo leggiamo la politica dei sacrifici del 1977, la
svolta dell'Eur, il contenimento dei salari, la politica di austerità e
di contenimento della inflazione intrapresa dal governo Andreotti fin
dal 1976 dentro una lettura tutta politicista. Questa è la ragione per
la quale non si discute del presente ma continuiamo invece a ragionare
dello scontro Pc-Dc, pensiamo che le politiche neo Keynesiane (distrutte
dal libro bianco di Delors) siano automaticamente reintroducibili come
antidoto all'Euro.
Le elezioni politiche sanciscono un'Italia a due velocità e colori,
al Sud vince il movimento 5 stelle surclassando anche i potentati
politici economici locali che avevano attraversato indenni il
centrosinistra e il centrodestra per almeno un ventennio, nel Nord e nel
centro la Lega ha spesso triplicato i consensi superando i suoi alleati
di destra e mettendo in un angolo Berlusconi. Il voto degli operai
ricorda quello del 1994 quando la Lega riscosse innumerevoli successi
anche tra le tute blu
Lasceremmo perdere semplificazioni vergognose lette a ripetizione
sulla stampa locale, non c'è una sinistra europeista e una destra
sovranista, esiste tuttavia una forza politica, il Pd, che da anni si
presenta come la esecutrice fedele delle ricette europee, anzi se
vogliamo dell'ordo capitalismo teutonico, in Parlamento il Pd ha fatto
approvare l'aumento dell'età pensionabile e concluso una intesa con i
sindacati per sostituire gli aumenti contrattuali con i bonus,
approvando il jobs act nella illusione che l'economia riprendesse se
drogata dai soldi pubblici a fondo perduto a favore degli impenditori.
Non è facile discutere delle elezioni e dell'Italia di oggi, lo si fa
pensando che il nostro paese sia fuori dall'Europa, ignorando quanti
danni abbia prodotto la moneta unica nei paesi Mediterranei privati di
sovranità monetaria e ingabbiati dalle politiche di austerità. Oppure,
se il problema si affronta, torniamo ad essere partigiani di aggregati
elettorali che non vanno oltre le percentuali da prefisso telefonico
solo per rinfacciarci l'insuccesso (mai si usano i termini giusti, per
esempio debacle o disfatta) elettorale, certi di potere ripartire con il
passo giusto fin dalle prossime elezioni.
Siamo schiavi o del politicismo da accatto o dell'inconcludente
economicismo , oppure viviamo nella illusione che le lotte siano tutto e
da sole bastino per invertire la tendenza negativa, la stessa
inconsistenza elettorale ignorando allo stesso tempo le regole vigenti
nel mondo del lavoro in materia di diritto, rappresentanza, dinamica
salariale-
In questi scenari, nei quali le politiche di classe non esistono
piu' da parte nostra ma ogni giorno vengono invece riproposte dal punto
di vista padronale, c'è chi ritiene la dicotomia destra \sinistra ancora
dirimente. Noi non siamo tra questi, consapevoli che le politiche di
austerità, decisamente di destra, sono state introdotte nel paese dal
Pd, ragione per cui le classi subalterne non hanno motivo alcuno per
giudicare la sinistra un baluardo a sua difesa, anzi in un paese nel
quale la memoria è labile, o con fin troppa facilità rimossa, diventa la
destra razzista il punto di riferimento obbligato di quanti hanno visto
subito perdite economiche e disagi sociali attribuendone la
responsabilità ai migranti. La questione immigrazione non puo' essere
declinata solo in termini di solidarietà cristiana, a destra abbiamo chi
alimenta la xenofobia con luoghi comuni e fake news ma a sinistra manca
una lettura dei fatti e pratiche sociali conseguenti
Quanto successo negli ultimi anni ci ha lasciato basiti, nesusno ha tirato in ballo la perdita di sovranità economica e monetaria italiana, nessuno ha parlato di distruggere i patti di stabilità. Si è deviata l'attenzione contro la Fornero o a favore di un presunto reddito di cittadinanza ma sono bastate poche settimane perchè non si parlasse piu' di abbassare la età pensionabile reintroducendo al contempo il calcolo retributivo dell'assegno previdenziale, il reddito per tutti sta diventano ben altra cosa e non vorremmo ritrovarci davanti a una sorta di prestito da restituire in futuro a caro prezzo (come in Gb o negli Usa, chi contrare prestiti per pagarsi le spese universitarie sa bene di dovere sobbarcarsi di un oneroso mutuo per almeno 20\5 anni)
Pensioni, reddito, dinamiche salariali, contratti, sicurezza sul lavoro dovrebbero essere gli argomenti privilegiati , al contrario si continua a dividerci sul sessantotto o sul settantasette, sulla lettura che diamo degli anni settanta, sintomo di una comunità politica allo sbando, autorefernziale e piegata su sè stessa (e includiamo nel ragionamento anche quanti pensano che organizzando pseudo scontri alle manifestazioni alimentino l'antagonismo sociale).
Allo stesso tempo siamo stanchi di ripetere che l'Europa a due
velocità, l'euro non sono spauracchi ideologici ma dietro di loro si
celano le cause della nostra crisi. Una visione della realtà non puo'
lasciar fuori le dinamiche monetarie e finanziarie, le istituzioni
sovranazionali nel rispetto delle quali si muove l'intero arco
parlamentare, parte del quale ben presto pagherà caro la promessa di
rompere certi equilibri che un Governo sa bene di non potere mettere in
discussione.
Per farlo bisogna capire innanzitutto i processi in atto e solo allora potremmo passare in rassegna le modalità di far politica, i messaggi lanciati, i contenuti, le prospettive. Non si guadagna spazio o consenso sociale perseverando negli errori, il piu' pericoloso è per noi leggere la realtà con gli occhi del passato e fuori dalle dinamiche Europa\euro\processi di ristrutturazione capitalistica\fine del compromesso Keynesiano.
Una lente sfuocata che impedisce la lettura di un testo e in un viaggio in macchina porterebbe fuori strada, un po' come ci accade da molti anni a questa parte. Di tempo ne abbiamo perso fin troppo e non ne rimane molto, sarà quindi il caso di cambiare registro e direzione per rimetterci in cammino?
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