Luci e ombre attorno alla previdenza integrativa
La polemica imperversa con un altro fine: ridurre i contributi previdenziali e l'importo delle pensioni. In Italia , infatti, la contribuzione alla previdenza pubblica è pari al 33% della
retribuzione percepita e per la riduzione della stessa si invoca di emulare i paesi Ocse dove la previdenza integrativa la fa a padrone.
Il vero problema è legato al basso importo degli assegni previdenziali tanto che per molti lavoratori la scelta della previdenza integrativa resta una soluzione per trovarsi un domani degli assegni maggiori.
Un soluzione favorita dai vari Governi succedutisi che hanno fatto di tutto e di piu' per accontentare i sindacati che partecipano direttamente alla gestione dei Fondi.
La paura di tanti lavoratori sta proprio nel futuro pieno di ombre con una pensione da fame con la quale non sarà sostenibile la vecchiaia. La soluzione ci sarebbe, per esempio ripristinare il sistema di calcolo retributivo e prevedere adeguate coperture previdenziali ai tanti, troppi, lavoratori precari che alla fine avranno pochi contributi. E il rischio che corriamo è quello di scegliere una linea di investimento troppo rischiosa.
A livello internazionale molti rischi sono prevenuti , in Italia lo saranno? Bella domanda, intanto molti lavoratori nel corso degli anni hanno operato una altra scelta: meglio tenersi il Tfr che cedere alle lusinghe dei fondi pensione e questa "resistenza" risulta invisa ai Governi e ai sindacati. Per i prossimi anni c'è da aspettarsi che anche a livello normativo cambieranno molte cose, giusto per scaricare sui lavoratori l'onere dello scambio diseguale tra Tfr e pensione integrativa. E in questo modo la previdenza pubblica sarà ulteriormente ridimensionata.
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