Se un liberista diventa fautore dell'intervento pubblico dove sta l'inganno?

L'ex Ministro Siniscalco, intervistato da Il sole 24 Ore di Domenica 29 Dicembre, afferma che dove il mercato abbia fallito il ricorso alla via pubblica sarebbe non sconsigliabile  ("non è una eresia")

Gentil concessione di un esponente di punta del capitale finanziario oppure l'inizio di una autocritica da parte degli apologeti del neoliberismo, o qualche altro fine piu' o meno nascosto?

Recentemente sono stati pubblicati libri ed articoli che dimostrano come la ritirata dello Stato abbia determinato la progressiva decadenza dell'Italia, la mancata ripresa con il Pil che non cresce come in altre nazioni europee. Tutti questi contributi hanno come obiettivo la discesa in campo dei contributi statali a un percorso di reindustrializzazione e investimenti che i padroni non vogliono subire ma nel peggiore dei casi, cogestire.

L'intervista a Siniscalchi è funzionale a questa strategia, aprire una interlocuzione con il Governo perchè investa in settori dove i margini di profitto non sono attualmente elevati, un intervento che alla lunga restituisca alla dinamica sfruttamento\speculazione settori oggi in crisi.

Sempre Siniscalchi dice cose interessanti per esempio laddove individua nella Germania il paese attualmente in maggiore difficoltà , ove spiega che i dogmi neo liberisti fungono da guida per l'operato ministeriale o quando suona le campane a morto per il liberismo vecchio stampo  (Il ciclo politico iperliberale è finito, il Paese ha bisogno di soluzioni e l’intervento dello Stato, valutando caso per caso, non può essere considerato il male se porta a soluzioni nell’interesse di tutti).

E sulla crisi del settore finanziario, Siniscalchi rilscia alcune dichiarazioni che alla fine svelano i veri obiettivi, ad esempio
  • la necessità di fondere gli istituti di credito italiani per assumere dimensioni tali da competere sui mercati internazionali  con banche europee forti capaci di reggere il confronto con Usa ed Est asiatico  
  • la politica dei tassi zero non sopravviverà ancora  a lungo, da qui la necessità di politiche non solo monetarie ma fiscali a livello europeo
  • intervento dello stato a favore dell'ammodernamento tecnologico delle imprese, tanti soldi pubblici per restituire competitività al sistema produttivo privato
 I vecchi schemi di un tempo non sembrano reggere piu', la mobilità del capitale si aggiunge alla flessibilità dei suoi uomini nell'individuare le prioprità per la salvaguardia del sistema e dei loro privilegi.

Tanto pragmatismo nella ricerca di soluzioni atte a scongiurare la crisi finale del modo di produzione capitalistico, per assecondare gli interessi dei capitali nazionali e continentali stride con la incapacità dei sindacati e della politica di leggere la realtà operando le scelte necessarie per risollevarsi

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