Con la scusa del Coronavirus cambiano gli orari di lavoro

Fin troppi lavoratori e lavoratrici devono ancora fare i conti con lo smart working e presto subiranno una autentica doccia fredda . Come sappiamo lo smart è stato concesso perchè consentiva di evitare la presenza nei luoghi di lavoro di tanti dipendenti in contemporanea salvando gli enti pubblici da costosi interventi per la messa in sicurezza del personale e dei luoghi di lavoro. 

 La pubblica amministrazione non ha provato a riorganizzare il lavoro con modalità smart e sovente hanno imposto una alternanza tra smart e lavoro in presenza. Poi sono arrivati i protocolli sicurezza,  dopo qualche settimana ci siamo accorti che lo smart presentava anche alcune possibili perdite economiche con norme di dubbia interpretazione  che fino ad oggi hanno escluso il buono pasto, pur pretendendo di documentare in autocertificazione l'orario giornaliero e i servizi effettuati, o la indennità di condizione lavoro. 

Ora si va facendo strada una pericolosa insidia, parliamo degli orari differenziati e dei progetti di turnazione per evitare la presenza di troppi dipendenti nei luoghi di lavoro. In questo modo otterrebbero un sensibile aumento della produttività con la crescita dei carichi di lavoro, meno personale nei servizi e con orari piu' dilatati. La sicurezza diventa una sorta di scusante (perchè nel frattempo molti servizi realizzabili da remoto non sono erogati per i mancati interventi innovativi e gestionali di funzionari e dirigenti) per accrescere le mansioni esigibili dal singolo dipendente modificando i suoi stessi tempi di vita e di lavoro  con intervento quasi sempre discrezionale del datore

In epoca pandemica riusciranno quindi a lasciare al solo datore di lavoro il potere di modificare gli orari, visto e considerato che la materia degli orari e della organizzazione del lavoro è da tempo esclusa dalla contrattazione grazie ai sindacati complici e ai loro contratti.  

Nel migliore dei casi potremo andare verso un compromesso che tenga conto in qualche misura delle  esigenze del dipendente, resta tuttavia l'assoluto potere discrezionale del dirigente che dalla sua avrà anche la motivazione di riorganizzare gli orari a tutela della nostra salute e sicurezza. 

Sui dipendenti si scarica  l'onere della sicurezza e,  dopo avere garantito  la impunibilità ai managers pubblici e privati, nessuno potrebbe contestare modifiche orarie dettate da esigenze emergenziali, al massimo solo un part time con cui l'intervento di modifica deve avvenire consensualmente 

Tra i vari strumenti da adottare, tanto nel pubblico quanto del privato, rientra l'orario multiperiodale (articolo 3 del Dlgs 66/2003) e in questo modo si risparmierebbe anche sugli straordinari destinando alcuni periodi dell'anno a minori prestazioni lavorative .

Il decreto rilancio prevede espressamente che i soliti sindacati complici, o rappresentativi come li si voglia definire, possano concludere accordi con il datore per ridefinire gli orari magari destinando alcune ore all'obbligo della formazione attraverso il  Fondo sociale europeo  la cui finalità è quella di promuovere la mobilità dei lavoratori acccrescendo l'efficienza della Pa. Forti di cio' e della erosione del potere contrattuale, tanto nel pubblico quanto nel privato, proveranno a stravolgere i nostri tempi di vita modificando gli orari senza alcun confronto sindacale ma solo per le esigenze datoriali. Dalla beffa al danno!

Commenti