Università: cosa sta accadendo? Solo ora ci si accorge che gli studenti sono una risorsa per la città

Gli studenti universitari sono una risorsa per la città ma la politica se ne accorge solo ora. E' questa l'amara, ma veritiera considerazione, che emerge da quanto sta accadendo nelle settimane pandemiche con l'università chiusa, gli studenti a casa a seguire le lezioni.

La crisi ormai riguarda tutto l'indotto legato all'università e agli studenti, dalle copisterie ai bar attorno alle facoltà universitarie, dalle Mense dell'azienda Regionale del diritto allo studio agli appalti che, stando cosi' le cose, manteranno per mesi la forza lavoro in ammortizzatore sociale.

Per mesi abbiamo assistito ad una vergognosa campagna contro la cosiddetta Movida, eppure le decine di locali presenti nel centro cittadino hanno ricevuto autorizzazione dagli uffici comunali.

Dagli anni ottanta ad oggi Pisa ha vissuto sugli studenti soprattutto dopo la chiusura e il ridimensionamento del tessuto industriale, l'area di Ospedaletto oggi appare desolata con decine di capannoni chiusi e fatiscenti.

Una città , un tempo proletaria, oggi economicamente dipendente dagli studenti e dall'università con tanti, troppi, affitti al nero e una speculazione immobiliare che hanno fatto la voce grossa nell'economia locale ma anche nel definire gli assetti urbanistici e i piani strutturali cittadini.

La decisione di sospendere le lezioni in presenza per l'intero anno 2020 è sicuramente affrettata e sbagliata perchè l'ateneo ha numerosi spazi a sua disposizione che potrebbero pensare, soprattutto nei mesi piu' caldi, a lezioni, seminari ed esami in luoghi diversi da quelli tradizionali e nel rispetto delle norme anti covid.

La indisponibilità dei laboratori per gli studenti delle facoltà scientifiche è un altro problema non secondario.

Siamo certi che la decisione assunta debba essere oggetto di nuove valutazioni e ripensamenti, gli spazi universitari e il patrimonio immobiliare è cosi' vasto da consentire di tenere lezioni ed attività, almeno in parte, in presenza fisica, non farlo sarebbe un errore, un danno per gli studenti e le studentesse, per i lavoratori e le lavoratrici degli appalti e dell'indotto. Urge quindi un ripensamento veloce e costruttivo.

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