I contratti a tempo e la precarietà tornano in auge in tempo di Covid

Nonostante diminuisca la aspettativa di vita l'età pensionabile continua a crescere e con i nuovi coefficienti di calcolo della pensione contributiva andremo a perdere soldi.

Allo stesso tempo i nostri salari perdono potere di acquisto e sovente gli aumenti contrattuali vengono barattati con servizi sanitari e previdenziali integrativi, il che poi induce a riflettere sul ruolo dei sindacati concertativi nella delegittimazione degli strumenti pubblici in materia di salute e pensione.

E per quanto riguarda la precarietà contrattuale è di cattivo auspicio la decisione Governativa di rimuovere le causali per i contratti a tempo determinato.E' una vecchia e fallimentare politica economica a credere che l'occupazione e l'economia possa trarre beneficio dalla precarietà, una idea figlia della nefasta cultura del disinvestimento pubblico in materia di ricerca e innovazione puntando tutto sulla riduzione dei costi del lavoro e delle tasse a carico dei datori

 Il piano Colao indica tra le priorità proprio la proroga dei contratti a tempo determinato senza causali  giusto a ricordare la natura classista di un documento redatto agli occhi dell'opinione pubblica per la ripartenza del paese.  E intanto il Pd e Italia viva stanno lavorando ad un emendamento da presentare in sede di conversione in legge del Dl 34 alla Camera per seppellire il Decreto dignità e l'obbligo delle causali.

In questi giorni stanno venendo a galla due verità ossia che i posti di lavoro persi per il Covid sono per lo piu' a tempo determinato e che le imprese premono per rimuovere ogni limite all'uso di questa tiplogia contrattuale. Parliamo di lavori a tempo determinato visto che quelli indeterminati saranno probabilmente tagliati dopo la fine del divieto imposto per i licenziamenti collettivi.

La seconda verità è data dal fatto che ancora una volta prevalgono le ragioni dell'impresa che ripropone flessibilità e precarietà come soluzioni per il rilancio del paese. Ma con il senno del poi, alla luce degli ultimi venti anni e dei risultati negativi anche a fini esclusivamente capitalistici, chi puo' ancora credere alla ricetta neoliberista? Governo e Cgil Cisl Uil.


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