Razzismo, disuguaglianza e terrorismo istituzionale alla base delle rivolte negli Usa

A Minneapolis (Minnesota) lunedì 25 maggio poco dopo le ore 20:00 un afroamericano, George Floyd, viene fermato per un controllo da quattro poliziotti e viene ucciso dall'ufficiale di polizia Derek Chauvin che gli ha premuto il ginocchio sulla gola per 8 minuti e 46 secondi.

A nulla sono servite le sue urla d'aiuto (“I can't breath” - non posso respirare).

Non si tratta di quattro “mele marce” come ci dicono i media: le forze dell'ordine statunitensi, tradizionalmente sono sempre state estremamente repressive; hanno una storia macchiata di sangue, di centinaia di migliaia di casi di violenza fisica e psicologica, corruzione, abusi di potere.
Possono fare tutto quel che vogliono, tanto nessun giudice li metterà mai in discussione, perché le istituzioni che loro rappresentano e difendono sono dalla loro parte; mai stati condannati e se in alcuni casi eclatanti qualche poliziotto ha subito una condanna, si è trattato di pene lievi; infatti anche nel caso di George Floyd il reato contestato è omicidio colposo.

Razzismo, disuguaglianza e terrorismo istituzionale:l'origine delle rivolte di massa negli USA

Un ennesimo assassinio della polizia di un uomo di colore la scorsa settimana; il suo crimine essere un lavoratore nero; i suoi carnefici quattro agenti di polizia. Questo crimine ha innescato una nuova ondata di rivolte. Centinaia di migliaia di lavoratori, studenti, proletari, persone solidali hanno protestato, hanno incendiato stazioni e auto della polizia, hanno assediato la Casa Bianca - lo stesso Trump si è dovuto rifugiare in un bunker -, hanno attaccato i simboli del capitalismo. Persino in Canada, paese confinante, ci sono state delle rivolte hanno manifestato in solidarietà e ci sono stati scontri con la polizia.

In 20 Stati e in 40 capitali, fra cui New York, è stato istituito il coprifuoco che non è stato rispettato; migliaia sono gli arrestati e per ora almeno11 morti dalla parte dei manifestanti e centinaia di feriti delle forze dell'ordine. Anche i giornalisti della CNN che hanno filmato gli scontri sono stati arrestati.

Il mito degli Stati Uniti paladini della libertà di espressione e della democrazia borghese si sta sfaldando sotto il fuoco, il fumo, i coprifuoco, gli abusi polizieschi.

Appare chiaro che lo Stato e il governo statunitense si reggono sulla violenza, la polizia, la guardia nazionale e l’esercito.

La protesta in corso esprime non solo la rabbia contro l’assassinio di George Floyd, ma una vasta protesta sociale per le drammatiche condizioni in cui versano milioni di proletari.

I dati del Dipartimento del lavoro degli USA parlano di quaranta milioni di statunitensi disoccupati, non per cause contingenti, come il coronavirus (che ha provocato decine di migliaia di morti tra i lavoratori e i disoccupati che non si possono permettere l'assicurazione sanitaria), ma perché il sistema borghese se ne frega di coloro che non possono contribuire a rafforzare uno Stato razzista e capitalista che può solo sopravvivere attraverso l'oppressione e lo sfruttamento di coloro che non hanno potere: la classe proletaria e le masse popolari.

Quando si vi vive in un sistema oppressivo e di sfruttamento che pensa solo ad ottenere il massimo profitto e che sacrifica a questo fine gli interessi della classe lavoratrice e delle altre classi subalterne – e il rituale voto ogni quattro anni serve solo a mantenere intatto questo sistema – le uniche opzioni di protesta politica sono nelle strade e non in una cabina elettorale.

Se Trump non ha perso l’occasione per cercare di schierare l’esercito e mettere fuori legge organizzazioni antifasciste, i leader “democratici” si sono sbrigati a condannare l’assassinio di George Floyd, ma solo per chiamare alla passività e all’inazione, scoraggiando le masse a scendere in piazza a causa del pericolo di contagio da coronavirus.

Non dimentichiamo che il barbaro concetto secondo cui le vite delle persone di colore e degli operai valgono meno di un dollaro è stata una creazione bipartisan.

La sollevazione iniziata nel Minnesota, che ha visto decine di migliaia di dimostranti sfidare gas velenosi, pallottole di gomma e spray al peperoncino, è stata la migliore risposta a decenni di brutalità poliziesche e prediche riformiste. La rivolta nei confronti dello Stato imperialista nordamericano e della sua polizia, l’azione militante contro i simboli di un sistema oppressivo, razzista e antioperaio sono legittime.

In quanto comunisti sosteniamo da sempre i popoli che si ribellano all'oppressione e non abbiamo alcun dubbio sulle rivolte che stanno accadendo nel seno della principale potenza imperialista del mondo: siamo dalla parte dei lavoratori e dei giovani neri, bianchi e ispanici che sono oggi sulle strade ad esigere giustizia e castigo degli assassini di George Floyd, per combattere contro la tirannia del governo, del sistema repressivo, del sistema economico capitalista e il loro Stato, per una società migliore e radicalmente diversa, dove tutti possano vivere in pace tra di loro senza razzismo, sfruttamento e oppressione.

 

Solidarietà con le mobilitazioni popolari negli USA!

Coordinamento comunista toscano (CCT) coordcomtosc@gmail.com

Coordinamento Comunista Lombardia (CCL) coordcomunistalombardia@gmail.com

Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia teoriaeprassi@yahoo.it

 

Giugno 2020




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