Disinvestire in cultura significa anche distruggere posti di lavoro . Intervista a un lavoratore dello spettacolo

Dopo la manifestazione nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, tenutasi a Roma il 27 Giugno, abbiamo intervistato Maurizio Coroni di sgb Pisa

Rispetto alla manifestazione di sabato a Roma?

La partecipazione (800 persone ) a mio avviso ha risentito delle dinamiche  conflittuali fra i vari gruppetti romani. Tant'è vero che se come presenza nazionale, viste le difficoltà economiche e logistiche dii questi tempi, ci si può ritenere abbastanza soddisfatti è proprio la partecipazione dei lavoratori romani ad essere stata deludente. Fondamentalmente alle tante adesioni non ha corrisposto una adeguata partecipazione.
Stesso discorso per l'organizzazione dell'iniziativa e per la gestione della piazza, l'improvvisazione e il peggiore spontaneismo nella scelta della piazza e nei rapporti con le forze dell'ordine.

Sulle piattaforme?

Anche il documento finale,  in cui si chiede un po' di tutto senza porsi minimamente il problema di una sintesi nella direzione di una ricomposizione (non dico di classe) ma almeno del settore,  lascia perplessi.
Scontiamo tutti la mancanza di un soggetto di riferimento (sia, politico che sindacale) in grado di elaborazioni e sintesi avanzate, a questo si aggiunga lo specifico livello di frammentazione tipico del mondo dello spettacolo.

Quali  sono le considerazioni raccolte nel corteo?


Nel corteo, noi eravamo dietro allo striscione di Sipari aperti che raccoglie varie realtà toscane, c'erano le numerose figure dello spettacolo, i lavoratori  e le lavoratrici in ammortizzatore sociale, quanti hanno percepito il bonus di 600 euro per il mese di marzo previsto dal Decreto Cura Italia con parametri cosi' parziali da escludere numerosi lavoratori. Il Decreto Rilancio ha poi portato  alcune correzioni ma restano i fatti ossia che i bonus di Aprile e Maggio a inizio luglio non sono ancora arrivati e non sappiamo ancora se il bonus coprirà anche il mese di Giugno.

Allora dire che a partire dal 15 giugno il settore sia ripartito è una follia , anzi una bugia perchè tutto è ancora fermo. In molti teatri la forza lavoro contesta poi la mancata validazione di adeguati Protocolli di Sicurezza.  La ripartenza dovrà fare i conti con le situazioni preesistenti nelle quali la precarietà diffusa è stata anche causa della crisi dell'intero settore. Fatto sta che anche le richieste inviate al Ministro Franceschini sono rimaste senza risposta, molte realtà non hanno neppure anticipato gli ammortizzatori sociali, diversi contratti a tempo determinato non sono stati confermati e poi c'è il caso degli intermittenti.dei lavoratori “intermittenti” . In Italia, al contrario della Francia, non ci sono garanzie a tutela della continuità salariale e contributiva per gli intermittenti che poi sono migliaia nel mondo dello spettacolo caratterizzato da contratti a tempo determinato. Non solo urge colmare un pericoloso  vuoto normativo ma finirla con la logica che lavorare nei teatri sia sinonimo di precarietà

Cosa fare? 

Direi che le poche e energie disponibili debbano essere spese il più possibile a livello territoriale partendo dalla elaborazione di una più significativa vertenza ma soprattutto per far fronte a ciò che ci aspetta, fin da Settembre dal punto di vista occupazionale. In Toscana stiamo toccando con mano una situazione preoccupante con tanti contratti precari a rischio ma il discorso vale per tutti i territori.


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