Dossier Palestina: no alla annessione


Perché oscurano l’annessione della Cisgiordania

Israele/Palestina .​ L’annessione avviene al culmine di un drammatico percorso di vent’anni condiviso da Usa e Israele per la disgregazione dei popoli mediorientali e di cui gli europei sono complici

L’annessione israeliana della Cisgiordania è una vicenda così brutale che soltanto una guerra e l’incombente crisi della Nato – in atto in Libia – potrebbero oscurare dagli schermi internazionali. La mobilitazione nazionale di sabato 27 a Roma per la Palestina illumina finalmente lo scenario. Le grandi potenze mondiali, Usa, Russia e Cina, sono come le tre scimmiette: non sento, non vedo non parlo. Per vari motivi sono soggiogate dalle mosse israeliane.

Gli Stati Uniti hanno un asse privilegiato con Tel Aviv, una potente comunità ebraica maggioritariamente di destra, e sono in piena campagna elettorale; Mosca si serve di Israele e di un 1,5 milioni di cittadini ebraici di lingua russa per aggirare le sanzioni e rimanere indisturbata in Siria con le basi militari, mentre gli aerei israeliani bombardano ogni giorno; la Cina deve far fuori gli uiguri, la sua popolazione musulmana dello Xinjiang nei nei campi costruiti da Pechino.

Fare a pezzi la Palestina sembra convenire un po’ a tutti. Qui c’è un virus che non ha ancora un antidoto: Israele ha ragione anche quando ha torto e noi lasciamo fare. L’Europa, un ectoplasma con storici sensi di colpa, invia segnali flebili mentre l’Onu alza un po’ la voce perché stanno cancellando le risoluzioni storiche del Palazzo di Vetro.Abbiamo soluzioni diplomatiche? Sembra di no. Si tratta di un atto di forza e in violazione del diritto internazionale: ma l’annessione della Valle del Giordano non è considerata come l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein per cui nel ’91 si fece una guerra che portò poi ad altre guerre e allo sfacelo del Medio Oriente.

In realtà l’annessione avviene al culmine di un drammatico percorso di vent’anni condiviso da Usa e Israele per la disgregazione dei popoli mediorientali e di cui gli europei sono complici. La guerra in Afghanistan del 2001, l’occupazione dell’Iraq nel 2003, la guerra per procura in Siria per abbattere Assad, i raid in Libia del 2011 per far fuori Gheddafi. Direttamente o indirettamente gli Stati uniti hanno provocato milioni di morti e di profughi, manovrato i jihadisti con la Turchia, perseguito la distruzione di intere nazioni come Iraq, Siria, Libia, per lasciare infine a Israele il ruolo di superpotenza regionale.

Ecco il vero «piano di pace» realizzato in Medio Oriente. Che ha un obiettivo preciso, oltre a favorire Israele: inviare un monito per tutti gli stati della regione che stanno ancora in piedi. Non è detto che un domani alcuni di questi Paesi siano ancora sulla mappa, anzi già in parte lo sono solo virtualmente. La Siria occupata da eserciti stranieri è un esempio, l’Iraq pure, lo Yemen anche, domani potrebbe toccare alla Libia.

Israele ha uno statuto speciale fondato sull’Olocausto perpetrato in Europa da Germania, Italia e da regimi europei collaborazionisti con il nazi-fascismo e conniventi con le infami leggi razziali. Ricordiamoci sempre che i veri nemici di Israele sono anche nostri nemici storici e dell’umanità. Ma l’orrore di un tempo non giustifica le violazioni eclatanti di oggi e il perdurare, dal 1967, dell’occupazione dei Territori palestinesi a seguito della “Guerra dei Sei giorni”.

L’annessione della Cisgiordania è stata favorita dagli Stati Uniti. Soltanto un ingenuo poteva credere che con il piano Kushner piovessero sui palestinesi miliardi di dollari. I palestinesi sono divisi tra di loro, lacerati. Figuriamoci se gli davano pure i quattrini. Si trattava della solita tattica dilatoria per consentire a Netanyahu di mettere a punto i suoi progetti. Con la complicità di un mondo arabo fatto di monarchie assolute e dittatori che fingono d’indignarsi.

Neppure Erdogan farà nulla perché, come Israele, occupa territori altrui in Siria, dove nel Nord ha fatto la sua Gaza a danno dei curdi, e ora partecipa alla spartizione di influenze in Libia. In Siria Israele occupa il Golan dal 1967 e la Turchia ambisce a far parte ufficialmente del «condominio siriano» insieme allo stato ebraico e alla Russia. Persino le sacrosante rivendicazioni degli afroamericani sono manipolate. Tutti a inginocchiarsi perché la polizia ammazza neri e latinos ma nessuno che alzi il sopracciglio se gli israeliani uccidono un ragazzo autistico disarmato alla porta dei Leoni di Gerusalemme.

E noi caschiamo volentieri in questa trappola perché ci assolve dal dovere di opporci a quello avviene in Cisgiordania. Le vite dei neri contano, come quelle dei palestinesi e di tutti noi. Di questo passo un giorno faremo fatica a spiegare chi sono i palestinesi o i curdi, per i quali abbiamo speso belle parole quando nell’ottobre scorso sono stati fatti fuori da Erdogan. Solo belle parole, però. Qui di parola ne serve una sola: giustizia. Ci resterà strozzata in gola, forse faremo fatica persino a pensarla quando, guardando la mappa del Medio Oriente, cancelleremo la parola Palestina anche dai nostri cuori traditori.




La Palestina torni patrimonio della sinistra

In piazza.​ Oggi in 16 città italiane si manifesta contro il piano di annessione israeliano e per l'autodeterminazione del popolo palestinese. Nel silenzio complice dell'Europa, è tempo che la questione torni a coinvolgere chiunque creda nei diritti

Manifestazione in Palestina​ 

Manifestazione in Palestina

Oggi in​ molte città​ d’Italia, associazioni, organizzazioni, parlamentari, persone, saranno nelle piazze per dire no all’annessione coloniale israeliana, annunciata per il primo luglio dal governo Netanyahu, del 30 percento del territorio occupato palestinese, compresa la Valle del Giordano che fino agli anni ’80 era considerata il «cestino del pane» dell’economia palestinese.

Un no all’occupazione militare, all’apartheid, al razzismo praticato da Israele. E sì al riconoscimento dello Stato di Palestina, ad applicare la legalità internazionale e il rispetto dei diritti umani violati ogni giorno da Israele con la complicità della Comunità Internazionale che lascia Israele impunita per le continue violazioni e l’oppressione del popolo palestinese, mentre dovrebbe imporre sanzioni, non vendere armi, sospendere l’accordo di associazione Unione europea-Israele. Ma questo si fa solo con la Russia o con l’Iran. Il solito due pesi e due misure.

Le manifestazioni di oggi, promosse dalla Comunità Palestinese in Italia, con​ AssoPacePalestina​ che si è impegnata in tutte le città nelle quali è presente, ha visto l’adesione di centinaia di associazioni e organizzazioni. Ne cito solo alcune: Rete della pace e del disarmo, Cgil e Fiom nazionali, Arci, Fondazione Basso , sindaci come Orlando e De Magistris, parlamentari di Leu, del Pd, del M5s, partiti della Sinistra Italiana, artisti e intellettuali, per tutti Moni Ovadia, il già presidente del Consiglio Massimo D’Alema e molti altri.

Da lungo tempo la questione palestinese è stata messa all’angolo. Si dice che ci sono troppi problemi nell’area mediorientale, Siria, Libia, Iraq, le fallite primavere arabe, senza assumersi le responsabilità per aver fatto le guerre (con i profughi che ci dicono: «Siamo profughi delle vostre guerre») e per non aver risolto la questione della libertà e l’autodeterminazione del popolo palestinese, che dal 1948 ha vissuto la Nakba, la pulizia etnica della Palestina, l’oppressione giordana ed egiziana, dal 1967 il tallone di ferro dell’occupazione militare israeliana. E fino a oggi, oltre alla confisca di terra e risorse acquifere, con la costruzione di colonie sperimenta una «deportazione lenta».

Il silenzio dei media è assordante, tranne alcune coraggiose voci di giornalisti, ma non è solo il provincialismo dei media italiani, è connivenza e complicità, è buttare via l’etica del giornalismo e subire i ricatti di una​ hasbara(propaganda) israeliana che accusa di antisemitismo ogni voce che si leva non certamente contro gli ebrei, ma contro una politica israeliana che oltraggia l’ebraismo con il nazionalismo messianico che in questi ultimi anni si è affermato in Israele. Molte sono le voci contro l’annessione, in Israele e nel mondo ebraico, dal mondo politico, da giuristi e studiosi.

L’unità e l’adesione di tante forze politiche e sociali alle iniziative di oggi, contro l’annunciata annessione dei territori che calpesta ogni diritto internazionale – così come ha fatto Trump con il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme e il progetto «Affare del Secolo», insieme all’inazione dell’Europa e del nostro governo – è un inizio affinché la solidarietà con la Palestina esca dai ghetti dei gruppi che hanno fatto della libertà per la Palestina il loro essere e diventi di nuovo patrimonio di tutti i movimenti che hanno al loro centro la difesa dei diritti per tutti e tutte. E che sia un monito per le forze politiche che si dicono democratiche affinché tornino all’impegno per il rispetto del diritto internazionale.

*Presidente AssoPacePalestina

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