Protocolli e codice civile: binomio impossibile? Non basta adottare i protocolli, bisogna guardare alle condizioni reali in cui si lavora
Art. 1 Misure di contenimento della diffusione del COVID-19
(…)
14. Le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. In assenza di quelli regionali trovano applicazione i protocolli o le linee guida adottati a livello nazionale. Le misure limitative delle attività economiche, produttive e sociali possono essere adottate, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, con provvedimenti emanati ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020 o del comma 16.
15. Il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida, regionali, o, in assenza, nazionali, di cui al comma 14 che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell'attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. (da puntosicuro.it)
Quanto vale per il covid crediamo possa valere anche per infortuni e morti sul lavoro ossia che non bastano normative scritte quando all'atto pratico si aumentano ritmi, orari di lavoro, quando la organizzazione produttiva prevede tempi sempre piu' stretti.
Il codice civile e le responsabilità datoriali andrebbero quindi analizzati non solo in base al rispetto dei protocolli e delle normative ma dovremmo guardare alle reali condizioni di lavoro e se cosi' facessimo non avremmo migliaia di infortuni e centinaia di morti all'anno..
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