UN PIANO PER LA RINASCITA DI PIOMBINO?


Chi ancora nutriva qualche illusione che Jindal investisse a Piombino, è stato brutalmente richiamato alla realtà dagli ultimi avvenimenti.

La visita della Morani, non ha fatto emergere nessuna novità sulle strategie del governo né sui piani di investimento dell’azienda. Concreto invece è l’aumento di diverse centinaia di “esuberi”: ormai chi parla di Piano Industriale , menziona un solo forno elettrico (non tre, come da Accordo di Programma) e su questo nessuno ha da controbattere, neanche le organizzazioni sindacali. All’ incontro via web con le pubbliche istituzioni,  JSW  si è presentata col cappello in mano a chiedere ancora soldi pubblici al Governo per sostenere le spese quotidiane “, perché le casse sono vuote.

La tattica del risparmiare all’osso, non investire, rinviare e tenere la postazione, a nostro avviso sta distruggendo ogni prospettiva per la siderurgia Piombinese ed ha  effetti devastanti per tutta l’economia cittadina, similmente a quanto avviene da Genova a Taranto. Per questo ribadiamo che lo Stato deve prendere il pieno controllo dello stabilimento nell’ambito di un Piano Siderurgico Nazionale (peraltro evocato da Patuanelli) che preveda la nazionalizzazione dei siti strategici per la produzione di acciaio in Italia.

JSW è ’un tappo materiale per l’economia della Città, per le vaste aree inutilizzate che lo stabilimento occupa; è un tappo politico e psico-sociale, perché le pubbliche istituzioni, a tutti i livelli, vivacchiano nell’idea errata che Piombino non sia un caso di crisi acuta e che tutto sommato ha una soluzione all’orizzonte  .  La presenza della multinazionale e degli ammortizzatori sociali ad essa collegati sono un forte alibi che spinge lavoratori, sindacati, amministratori ad una attesa passiva di segnali concreti da parte di JSW, segnali che non arrivano e che anzi, arrivano in negativo.

Ribadiamo un nostro parere già espresso : il “Piano Jindal”, delineato nell’Accordo di Programma in vigore, non esiste piu, se mai è esistito! Jindal se ne deve andare. Il fallimento dell’operazione Jindal, in aggiunta alla crisi economica, generale e locale, post-Coronavirus, rende la situazione disperata e ci riporta all’anno zero. Non ci sarà alcun padrone, italiano o straniero a salvarci. Nessun progetto concreto di rioccupazione è realisticamente ipotizzabile se non sostenute dalla lotta dei lavoratori. Dobbiamo contare sulle nostre forze e non possiamo perdere altro tempo .  Dobbiamo costruire un fronte vasto intorno alla parola d’ordine prioritaria di un “Piano di Rinascita per la città di Piombino”, con pubblici investimenti che affrontino a tutto campo i problemi: bonifiche, tutela del territorio, servizi pubblici fondamentali, infrastrutture, diversificazione, sostegno al reddito, siderurgia ricompattata, moderna, ecosostenibile, nazionalizzata. Trasformare quei concetti in progetti credibili e lottare per pretendere che lo Stato indirizzi in zona finanziamenti nella misura necessaria ad avviare e controllare realizzazioni di opere indispensabili per lo sviluppo, ove si inserisca anche l’iniziativa privata e si crei nuova occupazione. Dobbiamo costruire partecipazione e mobilitazione intorno ai progetti. Sul tema del “Piano per la rinascita di Piombino” chiediamo alle Organizzazioni Sindacali di avviare una assemblea dei lavoratori e al Comune di convocare assemblee cittadine aperte, riprendendo il percorso già iniziato nello scorso gennaio. Disegniamo con lavoratori e cittadini il futuro di Piombino e, in prospettiva, lavoriamo per una grande mobilitazione che porti la voce della Città sotto le finestre dei palazzi del Governo, per il diritto al lavoro, alla salute,  ad un ambiente pulito.

 

Piombino 17/06/202                        Coordinamento Art. 1  - Camping CIG


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